Chissà se il vecchio VLAD conosce questa storia.
Qualcosa mi dice che mai gli pervenne all’orecchio, altrimenti non avrebbe agito così come abbiamo visto in questi giorni.
Magari si sarebbe goduto, in santa pace, il suo yacht da quasi un miliardo di dollari e quella squadra di calcio londinese (come si chiama? Ah! Chelsea) intestata ad uno dei suoi tanti oligarchi prestanome.
Ecco, avrebbe potuto continuare a vivere nell’apoteosi inumana della ricchezza più sfrenata senza distruggere nulla e senza uccidere neppure un bambino.
Invece, no.
Mettendo a rischio tutti questi suoi averi (“lecitamente” guadagnati nel corso di pochi anni…) – e supponiamo per puro patriottismo – ha preferito imbastire una invasione genocida e indossare la divisa del torturatore sanguinario.
Dobbiamo ammettere che, se vi può essere metodo nella follia, vi sono casi in cui anche la follia appare priva di metodo.
Ma non è questo l’aspetto che oggi ci piace fare conoscere al compagno, ex KGB, Vladimir Vladimirovic.
La cosa che ha attirato l’attenzione di mezzo mondo, mentre fluivano le immagini della guerra, era quella dei carri armati con sopra la lettera “Z” scritta in bianco.
Tutti si chiedevano cosa fosse e se per caso non potesse ritenersi l’ennesima e sofisticata diavoleria militare volta ad annientare le (già ridotte) difese nemiche.
In un primo momento si pensò che quella lettera alludesse all’Ovest, dato che la parola in cirillico che indica la direzione cardinale è “Zapad”.
Ebbene, dal Cremlino veniva chiarito che la “Z” – più semplicemente – era l’iniziale della parola russa “Za pobedu” ovvero “per la vittoria”.
Non sappiamo a quale idea di vittoria le armate russe si stiano ispirando.
Se distruggere città inermi – uccidendo anche i bambini – possa portare ad un successo qualunque esso sia.
Da questo punto di vista aveva ragione Rudyard Kipling allorché assumeva che la vittoria e la sconfitta sono due miserabili impostori nel gioco della Storia.
Senza andare lontano basterebbe rileggere quello che accadde a Napoleone Bonaparte e ad Hitler che pure si pensarono vittoriosi.
L’uso di quella “Z”, però, ricorda a noi occidentali una delle opera più belle dello scrittore Vasilis Vasilikos, poi trasposta nel film di Costa Gavras.
Solo il titolo dovrebbe fare riflettere il nuovo Zar di Russia. Il film era “Z L’orgia del potere”.
Qualcuno lo proietti nuovamente in tutte le sale cinematografiche del mondo e, soprattutto, dal Caucaso a Vladivostok passando per gli Urali.
Per ricordare a tutti i popoli che l’assassinio degli innocenti è strumento di perpetuazione del potere criminale, in questo caso ammantato della veste dell’ideologia.
Ancora una stranezza vale la pena ricordarla.
La “Z” del mondo greco antico (quello, per intenderci, dove è nata la civiltà dell’Occidente) era l’iniziale del verbo ζω: vivere.
Questo la zeta voleva significare già più di duemila anni fa.
La lettera della vita scambiata per quella della morte.
In questo fraintendimento riesco solo a vedere la fine di un sanguinario dittatore…
P.S. Questo è l’epilogo scolpito alla fine del film “Z L’orgia del potere” di cui si consiglia la visione:
“Contemporaneamente i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, scioperare, la libertà sindacale, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, Ionesco, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Samuel Beckett, Dostoevskij, Cechov, Gorkij e tutti gli scrittori russi, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace e, infine pure la lettera “Ζ” che vuol dire “è vivo” in greco antico…”