Violenta rissa ieri sera al Pronto Soccorso dell’ospedale di Vittoria. Due persone, di nazionalità romena, avevano accompagnato al Pronto Soccorso una parente chiedendo di prestare delle cure per un improvviso aggravamento delle sue condizioni di salute. A Meridionews ha ricostruito la vicenda il direttore generale dell’Asp, Angelo Aliquò: “Avevano detto alla donna di non alzarsi, lei lo ha fatto ed è caduta – racconta Aliquò – Per questo motivo, il compagno e il figlio che erano con lei hanno cominciato a inveire contro gli operatori, bloccando per un’ora tutto il Pronto soccorso. Hanno preso aste e sedie e si sono scagliati contro il personale con calci e pugni. Subito dopo sono arrivati altri insieme a loro a dare manforte. Molti dicono che l’aggressione è avvenuta perché non c’erano posti. Ma non è così”.
Tre persone sono rimaste ferite: un infermiere è stato ricoverato in ospedale con fratture alle costole. Per lui, una prognosi di 25 giorni. Altri due suoi colleghi, anch’essi aggrediti dai due familiari della donna, guariranno in 15 giorni. A riportare la calma sono stati carabinieri di Vittoria, intervenuti insieme alla Polizia. Il compagno della donna, un romeno di 43 anni, è stato denunciato per minacce e lesioni aggravate a pubblico ufficiale. Lo stesso è accaduto per il figlio quindicenne della donna. Di lui si occuperà il tribunale dei Minori di Catania.
Intanto si alimenta lo scontro politico. Il primo a intervenire sulla questione è Nino Minardo, segretario regionale della Lega, che parla di “una vergogna, uno sfregio allo spirito di convivenza e al lavoro del personale sanitario. Chi non si integra, delinque e usa violenza deve essere messo in condizioni di non nuocere e se ne deve tornare a casa propria”. Replica l’on. Nello Dipasquale, del Partito Democratico: “Resto basito nel leggere quale soluzione al problema il rimpatrio dei colpevoli: si tratta di una posizione chiaramente filosalviniana, che serve solo come azione repressiva e punitiva che agisce a fatto avvenuto e non previene proprio nulla. La Lega, se avesse a cuore davvero gli interessi dei medici e degli infermieri siciliani tutti, e non soltanto di quelli chiamati al voto di domenica e lunedì, avrebbe già da tempo dovuto mettere da parte la propaganda becera e proporre al Governo Musumeci, di cui ricordo fa parte, l’istituzione del servizio di vigilanza armata h24 in tutti i presìdi sanitari dell’Isola, cosa già da tempo proposta e mai attuata. Suggerisco ai rappresentanti della Lega, semmai, di raccordarsi con l’assessore Razza e spingere in questa direzione”.