È uno tra i più apprezzati trombettisti in Europa. Quella di Vito è una scintilla che ha fatto scoppiare il grande incendio della musica jazz a Palermo. Una storia che comincia 40 anni fa, era il 1979, nello scantinato del Brass Group in via Duca della Verdura, dove fresco di vittoria ai primi concorsi come trombettista nell’Orchestra Sinfonica Siciliana e al teatro Massimo, viene invitato da un amico ad una serata in cui ad esibirsi era il grande sassofonista Dexter Gordon, da cui viene letteralmente folgorato. “Non capivo il jazz, questa musica sconosciuta, accettai perplesso di recarmi a quel concerto. A fine serata, mi sentii trasformato da una magia pura, c’era un’atmosfera informale diversa dai canoni classici a cui ero abituato”. Palermo in quel periodo era sprovvista di scuole di musica jazz. C’erano i musicisti che sapevano a malapena descrivere cosa stavano facendo e sperimentando.
Oggi, la città può essere definita “Capitale del jazz”, internazionale, di qualità. Perché negli ambienti del Brass Group gravitano ogni anno, in ogni stagione, artisti da tutto il mondo. Con circa tremila concerti, da qui sono passati i più grandi nomi della storia musicale del Novecento, come Dizzy Gillespie, Miles Davis, Art Blakey, Max Roach, Sun Ra, Ornette Coleman, Bill Evans, Michel Petrucciani, Dexter Gordon, Joe Henderson, Frank Sinatra, Pat Metheny e Sarah Vaughan. Le esperienze internazionali del maestro Giordano come solista, direttore d’orchestra e arrangiatore, che ha sacrificato una carriera per creare questo “mondo jazz” a Palermo, lo hanno portato a concentrare tutto il suo vissuto nel Brass Group, nei suoi concerti, nelle sue attività, nella Scuola Popolare, di cui è direttore. In attivo ha più di venti dischi, tra cui “Flavours”, con Horacio “El Negro” Hernandez (Videoradio), “Handful” o “Soul”, con la International Big Band di D. Gojkovich (Enja Re-cords) e “Three Drums Show” con OJS, Peter Erskine e Alex Acuna, prodotto dal Brass Group.
“Una cosa di cui mi pregio, considerando anche il riconoscimento del jazz a Patrimonio Unesco, è che questa musica sia entrata, solo da qualche anno, nei piani di studio dei Conservatori. A Palermo, al Conservatorio Scarlatti, Vito è uno dei primi insegnanti di strumento jazz. Non solo didattica, ai ragazzi del Brass, Vito e lo staff docenti, insegnano a costruire la propria carriera artistica, stando su un palco, coi concerti. Ogni mercoledì sera, al ridotto dello Spasimo si svolge un’esibizione aperta, un vero e proprio concerto per gli allievi, che suonano anche a fianco dei docenti. A Palermo, abbiamo anche creato la figura del resident artist, l’artista che lavora nella propria città”.
Se dovessi descrivere la musica, come la definiresti? “Un modo di interpretare la realtà attraverso il tuo io. Nella musica trovi il muscoloso, l’intellettuale, il romantico. Beh, io mi definirei un romantico, amante delle linee melodiche”. Uno dei successi della Scuola del Brass Group sono i concorsi internazionali e la musica come professione che molti allievi scelgono dopo gli studi. Alcuni di loro confermano il proprio percorso al Conservatorio. Attraverso la musica racconti te stesso. “Quello che vogliamo trasmettere non è solo la tecnica, di base per tutti, ma quello che si può definire come “quota artistica”, che fa la differenza, lo stile, che è diverso per ognuno e rende il musicista unico ed originale”. Prossimi impegni? “Il Jazzit Fest a Pompei, a fine giugno. Uno dei più prestigiosi festival dedicati al genere, dove andremo con il “2 of Us”, con Fabio Lannino, Francesco Foresta e Diego Spitaleri. Nel nostro concerto c’è musica originale, un tocco di standard jazz e qualche spruzzata di improvvisazione”.