Vitalizi, ultima sceneggiata

Da sinistra, il governatore Nello Musumeci e il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè

Sei mesi di ritardo e non sentirli. In un’Assemblea regionale asettica sul piano delle riforme – quella dei rifiuti è stata approvata in IV Commissione a novembre 2018, e solo adesso viene incardinata a Sala d’Ercole – il tema caldo è il taglio dei vitalizi. Sono trascorsi sei mesi dalla scadenza (il 30 aprile) imposta da Roma, che aveva implorato le Regioni a recepire la Legge Fico, approvata alla Camera e al Senato, pena un taglio drastico ai trasferimenti (dai 20 ai 70 milioni, la cifra “balla” ancora). A maggior ragione l’Ars, che sul piano delle competenze è equiparabile a palazzo Madama, avrebbe dovuto agire di conseguenza. Ma ha deciso di fare le cose con calma.

Negli ultimi giorni, però qualcosa è successo. Nel weekend Musumeci aveva scritto a Micciché per sollecitare una soluzione. Martedì si era riunita la commissione speciale per la riduzione della spesa, che ha dato il via libera a un testo firmato da Antonello Cracolici. Ieri, invece, il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che ha sempre aborrito la cancellazione di un diritto acquisito, che per il Movimento 5 Stelle è un insopportabile privilegio, ha deciso di lanciare una delle sue provocazioni, rivolta proprio al presidente della Regione: “Visto che per qualcuno il taglio dei vitalizi non sarebbe sufficiente, propongo di abolirli del tutto – ha detto Miccichè –. In questo modo, risolveremo il problema alla radice. Ci sarà chi esulterà, ma ci sarà anche chi precipiterà nella disperazione. Convocherò presto il Consiglio di presidenza per ratificare la decisione. E vedremo chi vince in demagogia”.

A palazzo dei Normanni l’aria resta frizzante. Micciché, prima di sparigliare le carte, aveva assecondato la riforma prospettata da Cracolici, del Pd, che prevede un taglio “soft” ai vitalizi degli ex parlamentari (la proposta è valida per chi è stato deputato prima del 2012): un taglio lineare del 12%, che si ridurrà al 9% sulla base dei parametri approvati dalla Conferenza Stato-Regioni. Una sforbiciata di molto inferiore a quella nazionale, dove gli assegni sono stati ridotti fino al 60%. Inoltre la proposta sarà valida per un triennio appena, senza toccare di un’unghia le pensioni di reversibilità, tuttora percepite dai congiunti degli onorevoli passati a miglior vita. Quelle continueranno a resistere. Il progetto di Forza Italia e Pd, che su questo tema fanno asse, prevede un mini-risparmio per le casse dell’Assemblea: poco più di un milione l’anno, rispetto agli 8-9 promessi dal recepimento delle Legge Fico.

Chi ha intenzione di recepire la proposta del Senato, è, ovviamente, il Movimento 5 Stelle, che aveva già depositato un disegno di legge nello scorso maggio (al momento, però, non sembra avere la maggioranza in parlamento) e ha definito una “truffa” la proposta Cracolici. E persino Diventerà Bellissima, il movimento di Musumeci, dopo aver chiesto a Miccichè un cambio di rotta, ha presentato un disegno di legge di un solo articolo che prevede di recepire la norma nazionale. Adeguandosi a quegli standard, come lamentato da Micciché a più riprese, si darebbe un taglio netto alle pensioni degli ex politici (alcuni guadagnerebbero appena 600 euro al mese), ma si uscirebbe meno ridimensionati nei confronti dell’opinione pubblica e delle categorie, che mal sopportano l’idea di una Sicilia in cui la spesa è bloccata ma si procede a un bando da un milione per rifare le divise agli uscieri. E si continua a pagare l’assegno “di mantenimento” a chi non frequenta più i palazzi.

Politica e antipolitica si intrecciano senza soluzione di continuità, e gli umori sono difficilmente gestibili. Ma valgono qualcosa in più se proiettati sui numeri dell’assemblea. Dove balza all’occhio la distanza (l’ennesima) tra Forza Italia e Musumeci, già in disaccordo sull’ipotesi di rimpasto e sul trattamento da riservare all’assessore Armao, difeso dal presidente della Regione durante il dibattito sulla questione finanziaria. La situazione è diventata insostenibile in fondo alla seduta di ieri, quando Musumeci ha accusato Miccichè di non saper gestire i lavori dell’aula (“Ha permesso ai deputati di andare fuori tema. Tutti gli argomenti per lui erano pertinenti. Mi auguro riesca a scindere il ruolo di garante delle parti a quello di coordinatore del suo partito. Io posso permettermi il lusso di dire a chiunque quello che penso, perché sono credibile e non ricattabile”) e l’altro ha replicato a muso duro: “Non credo che oggi ci siano state scorrettezze. Il mio ruolo è quello di garante, soprattutto nei confronti dell’opposizione. Dato che la maggioranza dovrebbe garantirsi da sola… E comunque neanche io sono ricattabile”.

Ma c’è fibrillazione anche all’interno dei singoli partiti. Carmelo Pullara, dei Popolari e Autonomisti, non ha partecipato ai lavori della commissione perché “non ho notato la voglia di misurarsi in modo costruttivo. Era soltanto un muro contro muro. Credo che una riforma come il taglio dei vitalizi vada inquadrata all’interno di una discussione più ampia e intelligente, che riguardi il trattamento economico dei deputati. Senza scadere in una forma di demagogia mediatica che fa soltanto male alla Sicilia”.

Un caso anomalo è quello di Vincenzo Figuccia ed Eleonora Lo Curto, entrambi rappresentanti dell’Udc. Il deputato palermitano, fresco di visita a Giletti e ormai nel mirino dei suoi stessi compagni di partito (su tutti, gli assessori Turano e Pierobon), attacca senza mezzi termini: “È impietoso e vergognoso che un branco di dinosauri sopravvissuti debbano tenere sotto scacco il più antico parlamento d’Europa cercando soluzioni che vogliono raggirare quello che sarebbe un atto di giustizia sociale: tagliare senza se e senza ma”.

La Lo Curto è su tutt’altra posizione: “Non si può cavalcare l’onda di un sentimento impropriamente e cattivamente diffuso negando la realtà. I cittadini devono sapere che quello dei vitalizi è un falso problema e che ci sono norme costituzionali che non sono valicabili neppure dal parlamento nazionale. La Costituzione per fortuna è la legge fondamentale dello Stato a cui tutti si devono piegare. L’onda populista è l’espressione volgare di quel mal di pancia che hanno voluto provocare coloro i quali, privi di una proposta di buon governo, si sono arrampicati sulle cose che danno più fastidio a chi è morto di fame”. Nel gioco degli specchi riflessi, secondo la Lo Curto, la colpa ce l’ha chi “in maniera cinica e spregevole utilizza i bisogni dei cittadini volendone fare dei sudditi. Noi siamo per la cultura dei diritti, non possiamo violare a nostro piacere nostro quelli che ci piacciono e quelli che non ci piacciono”.

Senza risparmiare colpi al Pd e al Movimento 5 Stelle, il discorso della deputata Udc prosegue sulla falsariga dell’indignazione: “Micciché parla di abolirli? Colgo la sua provocazione, ma vorrei vedere chi col voto segreto approverebbe questa norma. Noi proveremo a fare una legge nel rispetto dei principi fissati dalla Consulta nel 2019, che ha ribadito come eventuali provvedimenti sul ricalcolo pensionistico debbano prevedere il rispetto di principi inderogabili quali la ragionevolezza, adeguatezza e temporaneità delle misure di risparmio”.

La stessa Lo Curto è la prima firmataria di uno dei quattro disegni di legge tuttora in esame (“Ma anche quello di Cracolici mi trova d’accordo”). I termini per gli emendamenti scadono il 31 ottobre, mentre la discussione approderà a Sala d’Ercole il 7 novembre: “In Sicilia stiamo cercando di fare un’opera meritoria – ha argomentato Lo Curto – invece dobbiamo prenderci insulti perché qualcuno ci accusa di voler mantenere i privilegi di quattro vecchietti. La nostra proposta di buonsenso – insiste la deputata centrista – vuole ridurre il rischio di doverci trovare domattina con una pioggia di ricorsi che saranno vinti con gli interessi. Cosa potrebbe succedere al Bilancio dell’Ars se poi quei soldi dovessimo restituirli? L’idea di dover fare voti accendendo la miccia dentro la pancia delle persone è per me disgustosa. Non mi sentirò mai complice di chi vuole annacquare la democrazia e ucciderla”.

Tra dinosauri e rivoluzionari, tra una dinamica e l’altra di riposizionamento, l’aula ha deciso che qualcosa si farà. Sono scaduti i termini (ampiamente) ma fin qui le sanzioni da parte dello Stato restano uno spauracchio. C’è ancora qualche giorno per annacarsi.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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