L’accordo Stato-Regione non va già a molti “ambienti” della maggioranza. Tra il leghista Figuccia, che parla di “cappio al collo dei siciliani” e l’attivista Angela Foti, che accusa l’esecutivo di aver “svenduto la Sicilia”, fa capolino anche Gianfranco Micciché, che dopo essersi rassegnato a una sforbiciata dei vitalizi degli ex parlamentari per recepire la Legge Fico (anche se in misura minore rispetto ai provvedimenti nazionali), mal sopporta che nell’ultimo negoziato la Regione abbia acconsentito al “tempestivo adeguamento alla emananda decisione della Corte costituzionale in materia di riduzione dei vitalizi dei consiglieri regionali e la progressiva riduzione dei trasferimenti all’ARS”. Una doppia riduzione, quindi, che il presidente di Sala d’Ercole boccia in partenza: “In Sicilia – ha detto Micciché durante la seduta di ieri – i vitalizi non esistono più da anni, e questa Assemblea ha votato le riduzioni recependo la norma nazionale, per cui se lo Stato vuole altri tagli faccia la legge e noi ci adegueremo. Non capisco il punto sui vitalizi inserito nell’accordo Stato-Regione sul disavanzo”. Miccichè ha anche chiesto di correggere la parola “consiglieri” e utilizzare la nomenclatura corretta: “deputati”.
Ma, come detto, sono in tanti ad aver colto all’interno di questo accordo condizioni proibitive per la Regione. Gli impegni, secondo Angela Foti, sono cospicui che difficilmente la Regione sarà in grado di soddisfarli: “La Sicilia è andata a Roma con il cappello in mano contraendo ancora debiti per il decennio a venire che andranno ad aggiungersi ai mutui trentennali già firmati, ipotecando il futuro nostro e dei nostri figli – ha detto l’esponente di Attiva Sicilia, che di recente si è avvicinata un po’ di più alle posizioni del governo -. L’accordo impone tagli ingestibili: 40 milioni quest’anno, 80 il prossimo, per arrivare alla cifra di 300 milioni nel 2029 e vorrei proprio sapere dove potranno prenderli. La Sicilia, prima con Crocetta e ora con Musumeci e Armao, ha stralciato i propri crediti verso lo Stato. Il nostro statuo speciale, legge costituzionale, ci riconosce autonomia fiscale. Un testo sacro trattato come carta straccia. Il solo riconoscimento dei crediti che vantiamo verso lo Stato – ha concluso la Foti – ci avrebbe permesso condizioni ben differenti sia per la gestione del debito che per la programmazione del futuro, ma la delegazione siciliana sembra essersi dimenticata della terra che li ha eletti”.
Ma anche da Vincenzo Figuccia (Lega) ieri sono arrivate parecchie contestazioni all’accordo chiuso a Roma da Musumeci e Armao, che fra l’altro non è stato concordato con l’aula: “L’accordo imposto dal governo romano puzza del peggiore ricatto e mette alla Sicilia e ai siciliani un cappio al collo, pregiudicando gravemente la ripresa economica regionale. Infatti, dalla lettura del testo e delle tabelle – spiega il leghista – risultano tagli sanguinosi in molti settori, ivi compresi quelli inerenti la sanità, le partecipazioni societarie, i forestali, i consorzi, il personale regionale”. Oggi a palazzo dei Normanni si terrà il dibattito tra forze parlamentari sull’accordo con lo Stato che ha garantito alla Regione di poter spalmare il disavanzo da quasi 2 miliardi in dieci anni. Ma che a molti non va giù.
Approvato all’Ars l’esercizio provvisorio
Dopo un tira e molla di quasi tre settimane, e dopo aver ricevuto il “via libera” da Roma grazie all’accordo Stato-Regione, l’Ars ha approvato l’esercizio provvisorio con 39 voti favorevoli. Il Pd ha votato contro. La legge, che entra in vigore per i mesi di gennaio e febbraio, ripristina alcuni capitoli di spesa in dodicesimi, per circa 360 milioni, a cui vanno detratti i 135 milioni che vengono accantonati per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Tra le somme più ingenti: 16 milioni a favore dei Liberi consorzi comunali, 26 per il personale “alle dipendenze del dipartimento regionale Azienda regionale foreste demaniali e del Comando del Corpo forestale”, 10 ai Consorzi di Bonifica, 2 per l’espletamento delle procedure concorsuali utili all’assunzione di personale, 3,6 milioni per l’Esa, 7,4 per l’acquisizione dei servizi resi in regime di convenzione dalla Sas, 5,3 per l’attività di assistenza agli alunni disabili. La fetta maggiore spetta al trasporto pubblico locale (63 mln).
Oltre 6,5 milioni finiscono nelle casse degli enti Parco e degli enti gestori delle Riserve naturali (in parte al personale e in parte per la gestione delle riserve); 6,7 milioni, come contributo, al Teatro Bellini di Catania. Sempre in ambito culturale, 4 milioni all’Orchestra Sinfonica e 3,3 al Teatro Massimo di Palermo, mentre al Furs, il fondo unico per lo spettacolo, viene rimpinguato per 3,2 milioni. Oltre ai 32,5 milioni previsti per l’espletamento dei servizi di collegamento marittimo con le isole minori, c’è una voce particolarmente curiosa in tempo di pandemia: ossia il milione e mezzo diretto a “incrementare il movimento turistico verso la Regione ed il turismo interno”. Il disegno di legge sull’esercizio provvisorio era stato presentato dal governo Musumeci la mattina del 30 dicembre, rendendo impossibile l’approvazione, che poi è slittata più volte a causa della stasi col governo centrale sul pacchetto di riforme economiche.