Totò Riina e Bernardo Provenzano, i terribili boss delle stragi mafiose, sono morti in carcere. Dopo averli inseguiti e catturati, lo Stato gli ha inflitto la pena che meritavano: murati vivi dietro le sbarre del 41 bis. Poi si sono fatti avanti i rimasugli della vecchia cupola, da Settimo Mineo al nipote di Michele Greco, detto “il papa”. Ma lo Stato non gli ha dato scampo e li ha decapitati. Poi ci hanno provato i reduci della guerra di mafia, gli Inzerillo, eredi di una famiglia decimata dai corleonesi, che avevano trovato riparo in America. Ma anche il ritorno degli esiliati è finito con una retata tra Palermo e New York. Bene. Quale idiota potrà ancora credere alla favola nera, spacciata dagli irriducibili della Trattativa, secondo la quale lo Stato avrebbe stretto un patto scellerato con la mafia? Il conto di chi ha vinto e chi ha perso dice il contrario.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Vincitori e vinti tra Stato e mafia
bernardo provenzanoinzerillosettimo mineototò riina
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