Visita guidata nell’immaginario tra mito e fantasia, per dirla prendendo in prestito, alla lontana, il titolo di un fortunato spettacolo di Mimmo Cuticchio e Salvo Licata. Questa sarà la trentasettesima edizione de «La Macchina dei Sogni», il festival diretto dal teatrante palermitano che celebra il suo appuntamento annuale nonostante i tempi di Covid e distanziamenti. Li festeggia in un luogo che non è di spettacolo (ma questa è stata quasi sempre una delle caratteristiche della «Macchina»), al Museo Archeologico Regionale di piazza Olivella, a due passi, poi, dal teatrino dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio.
Ingressi contingentanti, prenotazioni, mascherine e tutto quel a cui si è già avvezzi. Ma il rito si officia ugualmente nel «Palazzo delle cento stanze» che è il sottotitolo che Cuticchio ha voluto dare a questa edizione. Il cui filo rosso è una mostra di Tania Giordano, da decenni braccio destro del maestro, artista figurativa di gran talento che in massima parte ha riversato nell’artigianato del palcoscenico. Un’esposizione di arazzi «pezzati» illustra (anche attraverso le didascalie di Tiziana Lo Porto) personaggi tra il reale e il fantastico e diventa la scenografia itinerante dello spettacolo proposto da Mimmo Cuticchio, Viaggio avventuroso tra storie, miti e leggende, affascinante “digest” attraverso i secoli. L’altro spettacolo di Cuticchio è L’ira di Achille (per la prima volta a Palermo dopo il successo in tournée), ispirato all’Iliade su un tessuto sonoro ricamato da Giacomo Cuticchio. Dei «Figli d’Arte» verrà poi riproposto – ma soltanto su un grande schermo (impossibile rimetterlo in scena tanto affollato era il cast artistico e tecnico) – Medusa in cui convivono le convenzioni dell’opera dei pupi e quelle dell’opera lirica.
Gli spettacoli ospiti saranno Cassandra o dell’incanto messo in scena dal Centro Teatrale Bresciano in cui Elisabetta Pozzi (una delle più ispirate interpreti moderne della nostra ribalta) darà corpo e parola (quest’ultima con la collaborazione di Massimo Fini) alla vaticinante profetessa, Fagiolino asino d’oro con il Teatro del Drago di Ravenna che bascula tra Apuleio e la maschera emiliana ed incentrato su una compagnia di guitti girovaghi e, per i più piccoli, due proposte della compagnia La Voce delle Cose di Bergamo (Fiabe africane e La forma delle storie). Ancora miti e leggende con Scilla e Cariddi del palermitano Teatro degli Spiriti e infine il ritorno di un classico, quello delle “guarattelle” napoletane con Bruno Leone che da un quarantennio è il salvifico prosecutore di questa tradizione della scena d’animazione partenopea.
Off record – insieme all’auspicio di un buon viaggio – un sospiro di stanchezza per aver dovuto organizzare e siglare il cartellone del festival con la restrizioni della contingenza sanitaria ma forse pure per la disillusione che Cuticchio prova sempre più forte nei confronti della città, per uno spazio sempre promesso e mai avuto (l’ultima occasione, quella del Teatro Garibaldi, è stata una recita istituzionale a metà tra la farsa e la beffa) e per lo star dietro ad impegni che ovunque – specie all’estero, tra stage accademici e tournée – lo vorrebbero a ritmi serrati protagonista.