Tra i fedelissimi di Gianfranco Micciché, alcuni hanno cambiato direzione. Taluni, coalizione. E’ il caso di Dore Misuraca, deputato nazionale per un paio di legislature (dal 2008 al 2018) e oggi meteora della politica siciliana. O, semplicemente, un commercialista nel pieno della sua attività, come ha segnalato a Repubblica, smentendo il flirt con il partitino di Carlo Calenda (Azione).
Misuraca progressivamente si è sganciato dalla politica. Ha fatto una precisa scelta di campo: dedicarsi alla propria attività professionale. Ha accantonato anni e anni al servizio delle istituzioni. Eletto nel ’96 all’Assemblea regionale – con il primato delle preferenze – vi rimarrà per tre legislature. Durante la giunta Drago, fu nominato assessore agli Enti locali. Col primo governo Cuffaro, ricoprì l’incarico di capogruppo di Forza Italia. Col secondo, che terminerà precocemente per le note vicende giudiziarie del presidente della Regione, sarà pure assessore al Turismo e ai Trasporti. Poi, difendendo i colori del Popolo della Libertà, sbarca alla Camera dei Deputati. Dal 2013, con il Nuovo Centrodestra (ne assume la guida siciliana assieme a Giuseppe Castiglione), finisce nella tela di Alfano, cambia improvvisamente spartito e sostiene i governi di centrosinistra. In fondo, la scelta di aderire al Pd (di Renzi) ne è una logica conseguenza. Anche se molti dei “compagni”, specie i partigiani, rifiutano l’idea del mercato delle vacche. “Il mutamento di pelle in atto – scriveva Daniele Vella, all’epoca componente della direzione regionale – ci allontana ogni giorno di più dal partito progressista e democratico che immaginavamo e che vogliamo”.
Quella foto di Misuraca fra Orlando e Faraone, però, rimarrà il suo testamento politico. Triste, solitario y final. Assai più scarno dei risultati (pregevoli) raggiunti nelle urne. Degli incarichi rivestiti nei governi. E delle partite giocate da protagonista: come il 61-0 alle Politiche del 2001, ottenuto anche grazie a lui. Era il periodo d’oro di Forza Italia. Tempi che non torneranno.