Nella schiera degli ex politici si distinguono due categorie: i ‘desaparecidos’, che per un motivo o per un altro sulla scena non ci torneranno mai, e solo per quello alimentano il mito; e i ‘dormienti’, a cui basta una pausa per rigenerarsi e tornare in pista più ganzi di prima. Se dovessimo immaginare un cavallo di razza pronto a raccogliere la sfida, in un futuro non troppo lontano, ci viene istintivo pensare a Giuseppe Castiglione. L’ex sottosegretario alle Politiche agricole (per i governi Letta, Renzi e Gentiloni) dal 2013 al 2018, siede in panchina, ma non ha mai disertato l’appuntamento con la politica fuori dai palazzi, o “l’impegno civico” come amano definirlo i nostalgici.
Alcune tracce, assai sparute per le verità, emergono dai social. Dove Castiglione è solito rilanciare i post del suocero Pino Firrarello, diventato sindaco di Bronte alla veneranda età di 82 anni. E presenziare ad alcuni appuntamenti (para)politici, come l’inaugurazione del pronto soccorso dell’ospedale cittadino – alla presenza di Razza e Musumeci – o agli incontri coi sindaci sui territori. La specialità della casa per uno come Castiglione, che alla vigilia dell’ultima competizione elettorale, le Europee del 2019, nell’ambito di una manifestazione organizzata da Forza Italia a Catania, aveva comunicato il ritorno alla casa madre. Abbandonata, qualche anno prima, in seguito allo strappo di Alfano, che aveva fondato il Nuovo Centrodestra.
Nel 2018, alla vigilia delle elezioni, e dopo una militanza attiva che durava dal 1989 (anno della prima elezione a consigliere comunale), aveva comunicato ai familiari di volersi prendere un turno di riposo: “Non mi candido alle Politiche, ma non mi ritiro dalla politica”, aveva detto. Poi aveva intrapreso un’attività nuova – la coltivazione legale di cannabis, che oggi vanta un mercato in forte espansione – per dare una mano ai figli. L’ex Ncd, che è stato vicepresidente della Regione e assessore all’Industria e all’Agricoltura con Cuffaro, ma anche presidente della provincia di Catania dopo Lombardo, è finito al centro di una brutta storia: l’indagine sul Cara di Mineo, oggi chiuso.
Era il 2011 quando accettò – l’unico fra tanti – l’incarico di commissario per l’emergenza migranti. Un annetto fa è tornato sulla questione rilasciando un’intervista a Carmelo Caruso, giornalista del Foglio: “Ho rispettato tutte le procedure, anzi, ho preteso che gli appalti per la gestione venissero assegnati con gara. Potevo benissimo procedere in maniera più spedita grazie ai poteri che avevo. Sono stato più scrupoloso di quanto le norme prevedessero. Non è bastato”. E’ arrivato un avviso di garanzia per turbativa d’asta e corruzione. Castiglione è in attesa che il processo entri nel vivo. Nel frattempo si gode questo riposino, che potrebbe essere l’ultimo. Qualche giorno fa, da grande saggio, è ricomparso sui giornali. Ha chiesto di aggregare sulle idee, coinvolgendo da subito Musumeci: “Sciolga Diventerà Bellissima. E’ stata una brillante intuizione, che però non ha completato il proprio ciclo evolutivo”. Piuttosto, “coinvolga la classe dirigente siciliana nella composizione di un polo popolare, democratico, solidale, verde e sostenibile, rappresentando chi oggi non si rispecchia nei partiti nazionali, e avvii un dibattito in cui sia la Sicilia a vincere”.