Viadotto in malora, l’ultimo calvario della Palermo-Catania

Da qualche giorno i mezzi pesanti che si arrisicano sulla A19, l’autostrada Palermo-Catania, sono costretti ad attraversare i centri abitati di Resuttano e Santa Caterina Villarmosa, due paesi già colpiti da dissesto idrogeologico, a causa di un’interruzione dallo svincolo di Resuttano (uscita obbligatoria) a Ponte Cinque Archi, in direzione Catania. In quel punto è vietato l’accesso ai mezzi superiori alle 3,5 tonnellate. Non si tratta soltanto di camion e tir, ma anche degli autobus di linea che consentono ai pendolari di tornare a casa. La linea Sais, che effettua corse fino a Catania, Siracusa e Ragusa, ha optato per delle deviazioni di percorso che costringeranno ad allungare itinerari già estenuanti (per andare da Palermo a Ragusa occorrono tre ore e 45’) di almeno un’ora e mezza, passando per Messina. Anche altri percorsi, in direzione Gela, Enna, Caltagirone e Piazza Armerina, fanno registrare deviazioni.

La situazione, specialmente in questi giorni di avvicinamento alle feste, è tragica pure per gli autotrasportatori, costretti a imboccare le strade provinciali 19, 10, 72 e 112, un pezzo di statale 112, prima di poter tornare in autostrada all’altezza di Ponte Cinque Archi e da lì riprendere la corsa verso Caltanissetta o Catania. Un inconveniente dettato dall’ennesimo viadotto pericolante, il Cannatello, che sarebbe a rischio crollo. Nei giorni scorsi sono stati effettuate delle verifiche strutturali, così Anas ha deciso di chiudere il passaggio ai mezzi pesanti, fino a nuove indicazioni. Già nel mese di maggio, in realtà, era stata disposta l’interdizione nei confronti dei mezzi eccedenti le 32 tonnellate, ma nessuno l’ha fatta rispettare.

I tecnici, inoltre, stanno valutando l’ipotesi di dirottare il traffico su una sola carreggiata. L’altro ieri hanno effettuato dei test, ma i risultati saranno resi noti soltanto dopo le feste. Una soluzione che eviterebbe l’invasione dei centri abitati. Ma è una toppa che allarga il buco. E che comunque denota le difficoltà di un’arteria che ormai da tempo è tutto fuorché uno scorrimento veloce.

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