Comunque la si guardi, è un’emergenza. Anche se, per una volta, a cercarci alluvioni e bombe d’acqua non siamo stati noi siciliani. Forse – anzi, sicuramente – avremmo dovuto scongiurare, con un’attenta opera di manutenzione, che un nubifragio si trasformasse in catastrofe. E il governo Musumeci, che sembra averlo capito, si è mosso in due direzioni: da un lato programmare interventi-tampone (costati oltre dieci milioni) sugli alvei di fiumi e torrenti, che necessitano di investimenti cospicui per non tracimare; dall’altro, cercare di costruire un ponte con il governo nazionale per fare in modo che le aziende agricole colpite dal maltempo siano ristorate con soldini freschi.
Prevenzione e cura sono facce della stessa medaglia. E in questi giorni in cui le piogge tornano a far capolino su ogni angolo della Sicilia, è quanto mai necessario tornare sul tema. L’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera ha parlato degli ultimi provvedimenti del governo: c’è, ad esempio, l’approvazione di un bando – rivolto ai comuni – per l’assegnazione di un fondo di prevenzione per la gestione del rischio idrogeologico e idraulico. La finalità, spiega l’assessore di Forza Italia, è “stimolare gli enti locali alla realizzazione di progetti per arginare queste ondate di maltempo”. Ma c’è anche l’istituzione dell’Autorità di bacino, che si fa carico della “programmazione e realizzazione di interventi su fiumi e torrenti a rischio”. Che se ne parli adesso è pura coincidenza: “Il governo ha agito in tempi non sospetti – sottolinea Bandiera -. L’istituzione dell’Autorità di bacino risale a tre mesi fa, ben prima degli eventi alluvionali. Siamo molto sensibili su questo tema, anche se ereditiamo decenni di incuria e totale distrazione su una tematica fondamentale come la sicurezza del territorio”.
Quali sono gli altri provvedimenti recenti?
“Abbiamo siglato un protocollo d’intesa con l’assessorato Territorio e Ambiente. Attraverso l’utilizzo di risorse comuni potremo realizzare interventi a salvaguardia del territorio. E abbiamo chiesto al Ministero delle Politiche agricole una deroga sul piano assicurativo”.
In cosa consiste?
“Secondo una legge dello Stato, gli eventi alluvionali e le piogge, in quanto “copribili” da assicurazione, non sono risarcibili da un punto di vista economico. Tutt’al più lo Stato riconosce sgravi tributari e contributivi. Con questa delibera approvata dalla giunta, e che io ho proposto in accordo col dipartimento competente, chiediamo una deroga a questa “non risarcibilità”. Il nostro ragionamento è chiaro: ci troviamo di fronte a situazioni eccezionali e lo Stato deve trovare il modo di intervenire in maniera diretta per dare ristoro economico alle aziende danneggiate”.
Esiste, fra gli agricoltori, la cultura della copertura assicurativa?
“Occorre fare di più e colmare il gap culturale rispetto agli altri Paesi. E’ vero che spesso le compagnie non agevolano queste pratiche. Ma gli imprenditori agricoli devono capire che oggi lo Stato rimborsa fino al 65% della polizza assicurativa, rispetto al 40% di prima. Cifre che possono alleviare notevolmente le perdite. Anche a noi spetta il compito di veicolare questo messaggio”.
In provincia di Enna, ma anche a Catania, Ragusa e Siracusa, dopo l’ondata infernale di dieci giorni fa, avete mandato in avanscoperta gli ispettorati agrari per arrivare alla richiesta dello stato di calamità. Come funziona?
“Il giorno immediatamente successivo al verificarsi dell’evento alluvionale, attraverso i nostri tecnici degli ispettorati, eravamo già in campo per la stima dei danni e per la delimitazione geografica delle aree colpite. Tutti i fatti rilevati, ci portano alla declaratoria dello stato di calamità, per poter attingere ai benefici previsti dal fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo 102 del 2004. Nel frattempo abbiamo anche allertato i sindaci dei comuni interessati dall’alluvione e trasmesso una modulistica sia a loro che alle aziende agricole coinvolte, affinché provvedano a segnalare tutte le situazioni propedeutiche alla quantificazione del danno. In questo modo potremo arrivare a un risarcimento totale o parziale di quanto è andato perso”.
Bastano i soldi al ripristino di luoghi e attività?
“Il governo è impegnato nel reperimento di ulteriori risorse per alleviare le perdite. Ma da subito gli operai del consorzio di Bonifica della Sicilia orientale e gli operai forestali sono stati messi a disposizione della prefettura, delle forze dell’ordine e dell’esercito, assieme ai quali hanno svolto un ruolo importante nel ripristino delle condizioni di viabilità delle strade, e in qualche caso di ponti e ponticelli. Anche se non di nostra competenza, abbiamo messo al servizio del territorio questa forza-lavoro che si è distinta per aver svolto nell’immediatezza questa importante attività”.
Lei ha fatto un sopralluogo con Musumeci in alcune zone colpite dall’alluvione. Cosa ha visto?
“Sono stato testimone della tracimazione del fiume San Leonardo (a Termini Imerese) per la mancanza di un argine. Acqua e fango hanno danneggiato le aziende agricole, e non solo quelle. I terreni sono stati sommersi e numerose coltivazioni – penso soprattutto gli agrumeti – spazzati via. Fra l’altro in quella zona si era investito in tecnologia, con la riconversione degli aranceti a causa del virus “Tristezza”, e si stanno anche impiantando i limoni perché vanno forte sul mercato. Ecco, posso dire che gli impianti adulti sono stati sommersi, quelli giovani cancellati. Avevano un apparato radicale ancora molto limitato”.
Quando un ponte crolla è colpa della scarsa manutenzione. Quando un’azienda agricola è sommersa dall’acqua – le serre in primis – può anche dipendere da un’innovazione infrastrutturale risicata?
“Devo dire, ahimè, che qui l’innovazione non c’entra. Anche chi ha impiantato di recente è stato sorpreso. E danneggiato più degli altri. Al netto di imponenti interventi infrastrutturali che pesano sul territorio, non esistono innovazioni tali, nel mondo dell’agricoltura, da poter contrastare la tracimazione di un fiume”.