Due sono appena “saltati”: si tratta di Carlo Amenta e Alessandro Di Graziano, rispettivamente commissari delle Zes per la Sicilia occidentale e orientale. Col “decreto Sud” il Consiglio dei Ministri ha centralizzato le competenze e le decisioni in materia di Zone economiche speciali: se ne occuperà Palazzo Chigi. Ma la Sicilia resta comunque la terra dei commissari. Da Montalbano in giù, sono proliferati. Il balletto delle nomine li riguarda. Ma riguarda soprattutto lui: il presidente della Regione Renato Schifani. Qualche giorno fa ha ottenuto dal ministro Matteo Salvini la nomina a commissario per la A19, con l’obiettivo di accelerare la conclusione di decine di cantieri – fin qui di competenza Anas – sulla Palermo-Catania. E pare che prossimamente, dopo la rottura sulla Struttura per la depurazione delle acque reflue, il governatore otterrà dal Ministro per l’Ambiente Pichetto Fratin, anch’egli di Forza Italia, i “poteri speciali” per occuparsi di termovalorizzatori: ne servono due, ma prima occorre smaltire l’iter burocratico che da anni impedisce la pubblicazione del bando.
Schifani continua ad accentrare su di sé tutti i poteri e le deleghe possibili. Mansioni straordinarie che inevitabilmente gli serviranno come alibi per continuare a tralasciare l’ordinario. Carta canta. Mancano una manciata di settimane al primo anniversario del suo insediamento, e il presidente ha collezionato una serie di bei discorsi (il caro voli), distribuito consulenze (agli “amici di sempre” Gaetano Armao e Simona Vicari), litigato con metà degli alleati (vedi Adolfo Urso) e riorganizzato il proprio partito. Ma non ha mandato in porto alcuna riforma o provvedimento, né tolto il velo agli abusi che ammorbano questa terra. Ultimamente si è anche sottratto all’Ars, dove avrebbe dovuto riferire degli scandali (sul turismo e sulla gestione di Fontanarossa). Non l’ha fatto, ma nel frattempo è diventato collezionista di incarichi.
“Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Frattin – ha detto qualche giorno fa Schifani – ci darà i poteri commissariali che permetteranno di costruire in Sicilia due termovalorizzatori. I rifiuti diventeranno una risorsa e produrranno energia. Mi sento vicino al governo Meloni che ha dimostrato vicinanza al governo regionale”. Solo qualche giorno prima era arrivata la rottura proprio con Fratin, reo di non averlo coinvolto sulla scelta del commissario unico e dei subcommissari (tra cui Toto Cordaro) che si sarebbero occupati di depuratori. Poi è arrivato il contentino, comunicato al termine dell’incontro romano col ministro. “Durante il colloquio, che si è svolto in un clima di cordialità e collaborazione, sono stati affrontati i temi di competenza del Mase che interessano la Regione Siciliana – evidenziava una nota di Palazzo d’Orleans -. In modo particolare, l’attenzione è stata posta sulle procedure da utilizzare per consentire alla Sicilia di dotarsi di termovalorizzatori di ultima generazione, a emissioni zero, in grado di risolvere i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti e allo stesso tempo di produrre energia”.
Oltre ai rifiuti rimane il nodo delle autostrade. Anche in quel caso Schifani ha ovviato al problema, anche se adesso ci sarà un responsabile in più se le sciagure di deviazioni e interruzioni sul tracciato della A19 dovessero proseguire. Il decreto di nomina da parte di Salvini è stato ufficializzato il 29 agosto e solo un paio di giorni dopo Schifani s’è preso il merito del completamento dei lavori sul viadotto “Ponte Cinque Archi”: “La Sicilia – ha detto il presidente/commissario – non può permettersi ulteriori ritardi su un’infrastruttura fondamentale per la viabilità e per questo vigileremo costantemente sull’andamento dei lavori”. Le emergenze allettano Schifani, e non è detto che da qui a breve non ne scoppino altre (siamo pur sempre in Sicilia).
Nel frattempo, però, la vera emergenza è trovare un modo per ricondurre la gestione del potere e delle scelte amministrative nell’alveo della trasparenza, della legittimità, del merito. Ad esempio: per quanto concerne le ex province, una recente sentenza della Corte costituzionale ha bocciato il modus operandi del parlamento siciliano, che ha fatto di tutto per stoppare le elezioni di secondo livello (quelle in cui votano sindaci e consiglieri comunali) preservando la figura dei commissari a capo dei Liberi Consorzi. Non si può più fare. Quale contromisura, quindi? Nominarne di nuovi purché siano funzionari regionali (e non più dipendenti in pensione). Di fronte a tale evenienza, però, nessuno era pronto. Così le poltrone sono vacanti dal 31 agosto, data di scadenza dei precedenti incarichi. Uno dei quali, Domenico Percolla, ha dato una mano non indifferente – in qualità di commissario straordinario del Libero Consorzio di Siracusa – a salvare i vertici della Sac, il cui operato è stato messo in discussione dal sindaco di Catania (lui sì, eletto) Enrico Trantino. Sottigliezze.
A proposito di commissari, la partita più urgente e arroventata riguarda quelli della sanità: erano in scadenza il 30 giugno e sono stati rinnovati fino al 31 ottobre. Non è detto che sia finita. La vertenza sugli elenchi dei direttori generali – alcuni “maggiormente idonei”, altri semplicemente “idonei” – potrebbe avere qualche strascico rispetto alla selezione pubblica esitata lo scorso luglio. Se le cose andassero per le lunghe, o qualcuno degli esclusi impugnasse le scelte di Palazzo d’Orleans di fronte a un tribunale, il rischio è di dover prolungare ancora i commissariamenti di Asp e Aziende sanitarie ospedaliere. Si vocifera già una prima data: 31 dicembre (anche se siamo a un livello di pour parler).
Non è tutto, però. Dopo la sciagurata estate siciliana, segnata dagli incendi, l’assessore agli Enti locali, Andrea Messina, ha nominato i commissari ad acta che sostituiranno le 147 amministrazioni comunali siciliane inadempienti per quanto riguarda l’obbligo di censimento dei terreni percorsi da incendi e di aggiornamento annuale del catasto delle aree bruciate. Inoltre, bisogna riempire le caselle dei Consorzi universitari, rimasti senza guida. Ultima postilla: l’assessore Elvira Amata, proprio ieri, ha riempito l’assenza del Cda del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, decaduto lo scorso agosto, promuovendo Orazio Miloro. In Sicilia è così: posto che vai, commissario che trovi.