Vi ricordate Giusy Bartolozzi, ex giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo, nonché deputata di Forza Italia ma soprattutto compagna dell’ex vicepresidente della Regione, Gaetano Armao? Ne è passata acqua sotto i ponti dal suo addio ai berluscones, nel 2021, che fece tuonare persino Marta Fascina, la quasi-moglie del Cav.: “Non si tratta di silenziare le voci critiche – affermò Fascina – ma di impedire di utilizzare i partiti come taxi per raggiungere lauti stipendi a posizioni di potere, salvo poi (raggiunto l’obiettivo) cambiare idea, ideali, valori, partito”.
Ebbene, la Bartolozzi – dicevamo – è diventata assoluta protagonista in via Arenula, sede del Ministero della Giustizia, dove il ministro Carlo Nordio le ha assegnato l’incarico di vice capo di gabinetto. Nel volgere di poco tempo, l’ex deputata di origini gelesi è diventata “la persona che ha accentrato nelle sue mani tutte le decisioni più importanti che competono al ministero”. Lo scrive in un puntuale articolo sul Foglio Ermes Antonucci. La Bartolozzi è stata ribattezzata – addirittura! – la zarina di Via Arenula perché “al ministero non si prendono più decisioni in maniera collegiale, tutto è accentrato nelle sue mani, è lei che comanda (…) Tutte le decisioni passano per il suo tavolo, anche quelle già prese in precedenza insieme dai capi degli uffici”.
“Come con la tela di Penelope – scrive Antonucci – i provvedimenti vengono tessuti di giorno, in modo collegiale, ma disfatti di notte dalla vice capo di gabinetto. Che si sente ben più di una vice capo: “Bypassa sistematicamente i vertici degli uffici di diretta collaborazione del ministro. Fa il vice, il capo di gabinetto, il sottosegretario e anche il viceministro. Si sostituisce a tutti i capi, anche dei vari dipartimenti. Fa tutto lei”, conferma un’altra fonte, raccontando le rumorose sfuriate di Bartolozzi per i corridoi di Via Arenula. “Lei lo dice apertamente: ‘Sono qui per fare politica’. Ma allora non dovevi fare il vicecapo di gabinetto, bensì il viceministro o il sottosegretario”, commenta”.
Il Foglio ripercorre la sua nomina da parte di Nordio, il quale non immaginava “certamente che quest’ultima avrebbe ben presto dato vita a fibrillazioni così profonde, riferisce una fonte, da essere arrivate persino all’attenzione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Chi non sembra ancora essersi accorto di queste tensioni, o perlomeno non avrebbe compreso le ripercussioni devastanti che stanno producendo, sarebbe proprio Nordio, che continua a garantire fiducia a Bartolozzi e a delegarle ampi settori di intervento. Spesso con risultati paradossali, che vanno contro le stesse idee liberali espresse in tutti questi anni dal Nordio intellettuale”.
“Porta la firma di Bartolozzi, ad esempio, l’emendamento al decreto sulla Pubblica amministrazione elaborato per aumentare di dieci unità il numero di magistrati da destinare al ministero della Giustizia. Lo stesso emendamento, poi ritirato, prevedeva anche la creazione nell’ufficio di gabinetto del Guardasigilli di un posto di funzione dirigenziale, da retribuire con 300 mila euro all’anno. C’è sempre Bartolozzi, poi, dietro l’emendamento che ha rinviato a fine dicembre il termine per emanare i decreti attuativi della riforma Cartabia sul Csm e sull’ordinamento giudiziario. L’obiettivo ultimo sarebbe quello di far decadere la riforma, e con questa i limiti introdotti per le porte girevoli tra politica e magistratura. Insomma, altro che separazione dei poteri. Con il suo attivismo in difesa delle toghe, Bartolozzi “sembra essere l’avamposto dell’Associazione nazionale magistrati al ministero della Giustizia”, ci dicono”.
Anche in Sicilia l’ex giudice della sezione fallimentare si rese protagonista di un episodio a dir poco curioso: cioè il pignoramento dello stipendio dell’ex assessore Armao, suo compagno, per circa 6.800 euro al mese. La donna, come riportano le cronache dell’epoca, vantava un credito da 150 mila euro frutto di una scrittura privata autenticata da un pubblico ufficiale. Peccato che a seguito dell’iniziativa assunta per conto terzi dagli ex colleghi della Bartolozzi, l’ex deputata si sia beccata un esposto al Csm da Carmela Transirico, ex moglie dell’ex assessore all’Economia, per aver “avviato una precisa strategia, di facile lettura documentale” con la quale ha inteso “aiutare Gaetano Armao a frodare i suoi creditori, rendendo inaggredibili tutti i suoi beni, mobili e immobili, nonché i suoi compensi”, consentendogli così di non adempiere agli obblighi verso l’ex moglie e l’ex famiglia. Una storia poco limpida che nessuno ha mai chiarito fino in fondo.