Il pasticcio è di quelli belli grossi. Riguarda l’ultimo carrozzone della musica, dove però non si parla più di musica ma di scandali: l’Orchestra Sinfonica Siciliana. Ripercorrendo a ritroso le vicende della Fondazione (istituita nel 2002 da legge regionale) si rischia di essere travolti da una valanga. Ma a premere è soprattutto l’attualità, emersa l’altro ieri da un’audizione in commissione Cultura. Dove, per inciso, era assente l’assessore al Turismo e agli Spettacoli, Manlio Messina. A destare scalpore sono state le rivelazioni di Angela Di Stefano, la presidente pro-tempore del Collegio dei Revisori dei Conti, che ha raccontato di numeri preoccupanti – la Foss è un ente di diritto privato controllato dalla Regione, che pertanto ci mette i soldini – e fatti ancora più anomali. Il primo è che, nonostante le perdite acclarate dell’ultimo Bilancio (9,5 milioni di euro), il commissario straordinario Nicola Tarantino abbia deciso l’assunzione di quattro nuovi orchestrali.
LA RELAZIONE DEI REVISORI – I rilievi della Di Stefano (unica componente del Collegio rimasta in carica) erano già contenuti in una nota del 10 novembre indirizzata, fra gli altri, all’assessore Messina e al collega Gaetano Armao, responsabile dell’Economia. Citando un verbale del commissario straordinario Nicola Tarantino, la Di Stefano riporta la propria contrarietà per la sottoscrizione di alcuni atti transattivi “comportanti, tra l’altro, l’assunzione a tempo indeterminato di professori d’orchestra con il riconoscimento anche di scatti d’anzianità”. Il Collegio, inoltre, esprime “forti perplessità sulle coperture finanziarie di dette transazioni”, considerato che “il contributo regionale 2022 e 2023 (…) risulta notevolmente ridotto”. L’assunzione di queste obbligazioni di spesa, in pratica, finirebbe per non garantire l’equilibrio del documento contabile previsionale. Ma tant’è.
L’altro aspetto riguarda il metodo. Secondo la Di Stefano, infatti, “sorprende che detti argomenti siano solo oggetto di “comunicazione”, atteso che la transazione (…) deve essere oggetto di idonea trattazione ex ante tra gli argomenti posti all’ordine del giorno del Cda e, conseguentemente, oggetto di apposita deliberazione da parte del Consiglio (previo parere del Collegio attestante la relativa sostenibilità economico-finanziaria)”. Un parere che non è mai stato chiesto. La spesa, inoltre, non è stata autorizzata da alcuna legge regionale, tanto meno ha seguito l’approvazione di un piano del fabbisogno. Da questa ricostruzione dei fatti, parrebbe che tutti ne fossero all’oscuro. Regione compresa. Da qui la decisione dei Cinque Stelle di chiedere l’invio degli ispettori: “È inammissibile che si avallino spese a cuor leggero in presenza di perdite quasi 10 milioni di euro e senza l’autorizzazione degli assessorati all’Economia e allo Spettacolo”, hanno detto i deputati Di Caro e Schillaci. Prima, però, si tenterà di organizzare un’altra audizione per fare in modo che anche l’assessore si renda conto dello sfacelo.
L’ULTIMO BILANCIO DA INCUBO – Per dare un senso logico ai ragionamenti, anche in virtù di quello che vi racconteremo fra poco, sarebbe utile ribaltare la prospettiva. Capire, come dice l’on. Schillaci a Buttanissima, che “la Foss non è al servizio della politica, che l’ha sempre utilizzata per i propri scopi” ma “un ente da rilanciare con un’attenta pianificazione. A Palermo ci sono teatri più piccoli che fanno gli stessi incassi del Politeama. E questo fa riflettere. Per ridare dignità alla Foss non basta intervenire con la nomina di un altro membro del Collegio dei Revisori”. Piuttosto “occorre un nuovo Cda. La presenza di un membro dell’Orchestra è fondamentale per dare all’ente un indirizzo politico e gestionale”.
Fra l’altro anche i conti sono da pianto greco: al netto del buco segnalato dal verbale dei Revisori, la campagna abbonamenti non ingrana. Le spese, invece, sì. Dall’ultimo quadro finanziario, riferito al 2020, sono aumentate alcune voci: ad esempio i costi per “materia prima, sussidiarie, di consumo e di merci”, passati da 7 a 12 mila euro; quelli per godimento di beni di terzi, da 127 a 140 mila euro; anche salari e stipendi drenano 5,3 milioni (+6% rispetto al 2019); la voce “altri costi del personale” si è impennata da 30 a 175 mila euro (+484%). Tutto questo a fronte di una perdita di ricavi del 62,94%: nell’anno del Covid si è passati da 520 mila euro a 193 mila. Come si fa, in queste condizioni, ad assumere? “La cultura non si regge da sola – riflette la Schillaci -. Va sempre sostenuta perché è uno strumento potente di emancipazione sociale. Ma quando si parla di fondi pubblici, occorre una gestione oculata”. Che anche la politica, con le sue scelte, deve poter garantire.
DECADE IL CDA, ECCO TARANTINO – L’ultima risale alla scorsa primavera (occhio alla valanga). A marzo si dimettono tre membri del Cda: l’avvocato Enrico Sanseverino, Sonia Giacalone (in quota Orchestra e personale) e Giulio Pirrotta (in quota Comune di Palermo). Restano i due membri di nomina regionale: la presidente Maria Elena Volpes e il suo vice, Marco Intravaia. Ma il Consiglio d’Amministrazione, per legge, decade. L’assessore al Turismo Manlio Messina, il 23 aprile nomina il palermitano Nicola Tarantino come nuovo commissario straordinario. Tarantino, un passato da ufficiale della Guardia di Finanza, è un dirigente del dipartimento Sport, Turismo e Spettacolo. La scelta ricade su di lui, spiega Messina, per “le indiscusse capacità amministrative e la pregressa esperienza professionale. Sono certo che condurrà al meglio la gestione commissariale”.
NUOVE NOMINE. I DUBBI DI MICCICHE’ – I primi smottamenti si registrano a giugno quando, in rapida successione, il direttore artistico della Sinfonica, Gianna Fratta (che è anche moglie del cantautore Piero Pelù), e il nuovo sovrintendente, Giandomenico Vaccari. Scelte che a un pezzo della maggioranza non tornano. Si esprime Gianfranco Micciché: “La nomina del nuovo sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana mi lascia molto perplesso per le modalità con le quali ci si è arrivati. Improvvisamente decade il consiglio di amministrazione della Foss, poi viene nominato il commissario che sceglie il direttore artistico, ed è quantomeno inusuale che il direttore artistico sia scelto prima del sovrintendente. Anche la prolungata “collaborazione” tra direttore e sovrintendente deve fare riflettere. Non mi sembra che Fratta e Vaccari abbiano ottenuto grandi successi. Chiederò all’ARS di esaminare i curricula per verificare se la scelta è caduta sul migliore”. I due restano in carica.
PELU’ ENTRA A GAMBA TESA – Ed è storia recente il battibecco tra il marito della Fratta, Pelù, e la deputata regionale della Lega, Marianna Caronia, dopo che quest’ultima aveva criticato aspramente “i modi inappropriati” del direttore artistico nel salutare il debutto della 62.ma stagione della Sinfonica: “Appuntamento amoroso. No perditempo. Solo veri interessati ad esperienze di gruppo eccitanti, appassionate e piene di musica”, aveva provocato la Fratta sui social. Per la Caronia fu un modo per tornare alla riscossa e chiedere la nomina del Cda, oltre alla ripresa di “un normale percorso gestionale”. Per Pelù un’occasione ghiotta di fare la guerra ai politici bigotti: “Quanta ignoranza. Vedono il porno dappertutto”. Quisquilie rispetto a quello che sarebbe successo. E che era già accaduto, in tempi non sospetti, dalle parti del Politeama.
…continua…