La riforma della Costituzione. Il taglio di 345 parlamentari della Repubblica. E una riduzione dei costi pro-capite pari a quella di un caffè l’anno. Sono questi gli effetti del ritorno alle urne nell’epoca Covid. Gli italiani hanno deciso di dare una sforbiciata ai propri rappresentanti. Il risultato è abbastanza chiaro, anche se meno schiacciante rispetto alle previsioni di qualche settimana fa. Secondo i dati ufficiali del Viminale, riferiti a 54.774 sezioni su 61.622, ha scelto il Sì più del 69% dei votanti. Per il referendum, sono chiamati alle urne 46.415.806 elettori. L’affluenza definitiva, relativa al dato nazionale, è del 53,84%. In Sicilia il dato più basso: 35,39%. In questo momento dello scrutinio, secondo quanto riferito da Youtrend, il No è davanti al Sì soltanto in 10 comuni: 4 in provincia di Torino, 2 in provincia di Cuneo e Vercelli, 1 in provincia di Trieste e 1 in provincia di Savona.

I commenti. Di Maio: “E’ un risultato storico”

“Quello raggiunto oggi è un risultato storico. Torniamo ad avere un parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno”. Lo ha scritto su Facebook Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri ed ex capo politico del M5s: “È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il Movimento 5 stelle tutto questo non sarebbe mai successo”. Di Maio, inoltre, ha spiegato che questo “è un punto di inizio non di arrivo. Ora normalizziamo gli stipendi dei parlamentari”.

Anche il segretario Nicola Zingaretti si dice soddisfatto del risultato, nonostante il 55% dell’elettorato dem avrebbe deciso per il No. “Si conferma che il Pd è la forza del cambiamento, garante anche in questa legislatura di un percorso di innovazione e modernizzazione delle istituzioni di cui da sempre sentiamo il bisogno. Con la vittoria del Sì si apre una stagione di riforme: lo vogliamo e con gli alleati faremo di tutto perché vada avanti spedita”, ha spiegato il governatore del Lazio.

Voci dalla Sicilia

“La schiacciante vittoria del sì, è la chiarissima conferma che il M5S ha saputo interpretare la volontà popolare e dargli quella voce che la politica, attenta spesso solo al proprio tornaconto, per troppo tempo ha cercato di soffocare”. Lo ha detto Giorgio Pasqua, capogruppo dei Cinque Stelle all’Ars. “Chi ha cercato in tutti i modi di etichettare il referendum in chiave anti-M5S è servito. Il risultato, eccezionale, quasi plebiscitario in Sicilia, è la conferma di quella voglia di cambiamento che c’è in giro e per la quale il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto e si batterà sempre, nel nome e per conto dei cittadini. Il risultato delle une è un sonoro schiaffo a chi è abbarbicato alle poltrone e ai propri privilegi, per mantenere i quali, il fronte del ‘No’ si è mobilitato in massa. Le altissime percentuali siciliane sono un sonoro schiaffo soprattutto a Musumeci, che schierandosi dalla parte sbagliata, ha dimostrato ancora una volta di non essere in sintonia col popolo che governa, e questo, per un presidente di Regione, è una cosa gravissima”.

“La riduzione dei parlamentari fu una delle proposte avanzate già negli anni ’90 dalla Rete, nell’ambito di un ampio ragionamento di riforma istituzionale e del rapporto fra eletti, elettori e forme della rappresentanza. Di quel ragionamento, faceva parte l’allora eretica proposta di abolizione dell’immunità parlamentare. Oggi un nuovo passo è stato compiuto, ma perché la riforma non sia monca né tantomeno vittima di populismi e slogan vuoti, occorre che sia completata con altri interventi che rafforzino il legame fra gli eletti e i rispettivi territori e comunità, sottraendoli a logiche e recinti di partito, che possano apparire fini a sé stessi”. Lo ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

“I partiti di governo hanno fatto una chiamata alle armi e la risposta l’hanno avuta netta. Gli Italiani e i siciliani in particolare hanno voltato loro le spalle, solo così si spiega questo astensionismo dilagante”. Lo spiegano in una nota i deputati regionali di Attiva Sicilia, fuoriusciti qualche mese fa dal Movimento 5 Stelle. “E’ stato il trionfo dell’ipocrisia e del populismo più becero e specie la Sicilia pagherà un conto salatissimo in termini di rappresentanza. Oggi non si capisce proprio cosa ci sia da festeggiare, ha vinto l’antipolitica e l’astensionismo è stata la logica conseguenza. Volevano salvare il Governo? Missione compiuta, ma con un grande rischio per la democrazia. L’unica speranza è che nella prossima legge elettorale si introducano i voti di preferenza e la necessaria tutela delle minoranze e fin da subito riduzione degli stipendi specialmente per gli assenteisti. Per queste conquiste di democrazia ci batteremo”.

Gli effetti del referendum sull’Isola

Il taglio secco di 29 parlamentari su 77. E’ questa la conseguenza della riduzione del numero dei parlamentari in Sicilia. Fermo restando l’attuale legge elettorale, saranno 48 i parlamentari eletti nell’Isola: la legge fissa a quota 15 (contro gli attuali 25) i deputati eletti in Sicilia occidentale, a 17 (anziché 27) quelli eletti in Sicilia orientale, e a 16 (al posto di 25) i seggi che spettano ai siciliani al Senato.

Nelle proiezioni che il Servizio studi della Camera ha elaborato nella fase dell’approvazione della legge, la Sicilia occidentale diventa il collegio con più elettori per ogni deputato, visto che scatterà un seggio ogni 157.698 residenti rilevati dall’ultimo censimento, quello del 2011. Un po’ meglio va alla Sicilia orientale, al sesto posto con 155.144 abitanti ogni deputato: una quota che però è molto lontana dai 126.806 residenti necessari per ogni seggio in Valle d’Aosta, i 144.509 della Basilicata e i 145.257 dell’Abruzzo.

Al Senato la situazione è sostanzialmente analoga: qui l’Isola è settima con un seggio ogni 312.682 abitanti, poco meno del triplo di quelli necessari per la Valle d’Aosta (126.806) e più o meno il doppio degli elettori necessari in Molise (156.830), Trentino Alto Adige (171.579 sommando quelli delle due province autonome) e Basilicata (192.679). Le nuove regole, in compenso, darebbero più potere alle Regioni, e di conseguenza anche alla Sicilia, per l’elezione del presidente della Repubblica: a pronunciarsi sono 58 delegati delle Regioni, che non diminuirebbero, e tutti i parlamentari, che invece passerebbero da 945 a 600 più i senatori a vita.