Assessori ne abbiamo? Con questa domanda rimasta in sospeso, Renato Schifani ha trascorso un paio di giorni fuori Palermo. L’ultimo, ad Arcore, per far visita a Berlusconi, fresco di compleanno. Ma al ritorno in patria il neo governatore dovrà occuparsi della questione più scivolosa: la composizione della giunta di governo. Su cui pendono una ridda di interrogativi, a partire dal numero di poltrone riservate a ogni partito.
Il risultato delle urne, per la verità, è abbastanza chiaro: dice che a Fratelli d’Italia e Forza Italia, separati da poche migliaia di voti su base regionale, spetterebbero tre caselle a testa (con l’aggiunta, per i patrioti, della presidenza dell’Ars); e anche agli altri partiti, dalla Lega agli Autonomisti passando per la Dc, verranno riservate un paio di posizioni. Ma è all’interno degli stessi schieramenti che rischiano di sorgere i veti. In Fratelli d’Italia, ad esempio, bisognerà utilizzare il bilancino fra esponenti storici (come il larussiano Gaetano Galvano, che ambisce alla presidenza di Sala d’Ercole) e new entry (su tutti Alessandro Aricò, della corrente musumeciana, al quale potrebbe spettare un assessorato di peso). Nessuno, però, è disposto a concedere sconti: con (almeno) quattro assessori donna, un paio potrebbero essere Giusy Savarino ed Elvira Amata. Ma tra gli ex Diventerà Bellissima non nasconde le proprie ambizioni nemmeno Giorgio Assenza, ragusano, che nell’ultima legislatura è stato deputato questore.
Dentro Forza Italia non si è ancora lenita la battaglia tra ala palermitana e ala catanese del partito. Micciché, secondo il racconto de ‘La Sicilia’, potrebbe utilizzare la leva di Nicola D’Agostino (tra i fedelissimi del record man Tamajo) per provare a scalzare dalla giunta Marco Falcone, che invece avrebbe ottenuto rassicurazioni da Schifani sul ‘rinnovo automatico’ alle Infrastrutture. C’è anche il giallo della Sanità: bocciata l’attuale direttore generale dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni, Miccichè potrebbe ripiegare su Toti Amato, presidente dell’Ordine dei Medici. Anche Gallo Afflitto, vicinissimo a Marcello Dell’Utri, aspira a un ruolo di primo piano, mentre Ciccio Cascio spera di conoscere a breve le intenzioni del suo coordinatore: se Micciché optasse per il Senato, lui entrerebbe spedito a Sala d’Ercole. Altrimenti sarebbe in ballo per un posto al fianco di Schifani.
Nella Lega, invece, è tutto in alto mare. Il risultato elettorale – sufficiente ma non soddisfacente – ha escluso alcuni pezzi grossi come Carmelo Pullara (nell’Agrigentino) e Orazio Ragusa. In campagna elettorale il segretario regionale Minardo aveva ‘blindato’ l’assessorato all’Agricoltura per quest’ultimo. Ma in questo modo rimarrebbero fuori pezzi grossi del consenso: da Luca Sammartino, che con oltre 20 mila voti ha il diritto di chiedere tutto ciò che gli pare; passando per Vincenzo Figuccia, che a Palermo si conferma solidissimo; senza dimenticare Francesco Scoma, che s’era ritirato dalla corsa per diventare sindaco e, saltato l’appuntamento con le Politiche, è sempre in attesa di una ricompensa. Qualcosa inizia a muoversi sul fronte della Dc, dove l’ex sindaco di Modica Ignazio Abbate (con oltre 12 mila preferenze, il più votato nel collegio di Ragusa) è in pole position per un posto di assessore; mentre fra gli Autonomisti si fa largo l’eterno Roberto Di Mauro, vicepresidente dell’Ars uscente, che aspira a sostituire Armao all’Economia. Da lunedì inizieranno i colloqui di Schifani con i singoli partiti: il primo è Forza Italia.