Una Finanziaria di cartapesta

Festa in commissione Bilancio dopo l'approvazione del maxi emendamento del collegato-ter. Un selfie lo dimostra

Non si fa che parlare di contributi alle associazioni e di come, i 70 parlamentari dell’Ars, troveranno il modo di foraggiare gli amici di sempre. Della restante parte di questa Finanziaria, invece, non v’è traccia. Le notizie sono poche e obsolete: la prima è che il valore della manovra 2025, stando alle indicazioni del governo che l’aveva approvata a inizio novembre, è di circa 650 milioni di euro; l’altra è che è stato stralciato l’articolo 1, cioè la creazione di un’Agenzia regionale per gli investimenti con l’obiettivo di “promuovere, agevolare e attrarre investimenti nazionali e internazionali nel territorio della Regione, contribuendo allo sviluppo dell’economia e alla creazione di nuove opportunità di lavoro”. Un tema, l’unico, che ha creato bagarre in commissione Bilancio: l’articolo – che mette in palio un milione e la creazione di nuove poltrone, a partire dal Cda – è al centro di una contesa fra l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, e le opposizioni. Se ne riparlerà in aula.

Prima però c’è il concerto della Ricciarelli. La manovra è già stata incardinata a Sala d’Ercole e oggi scadono i termini per gli emendamenti, anche se il dibattito non comincerà prima di mercoledì prossimo (e difficilmente si concluderà entro Natale). La domanda resta: a parte i contributi per le attività di “promozione turistica e culturale”, che verranno assorbiti dal testo grazie alla solita furbizia del maxi emendamento, di cosa si occupa questa Finanziaria? In pochi lo sanno… Forse perché c’è poco da sapere: si va dall’ormai “rituale” stabilizzazione degli Asu impiegati nel settore dei beni culturali, alle maggiori garanzie – anche questo un rituale – per i lavoratori dei Consorzi di Bonifica e per gli operai forestali (piccolo inciso: entrambe le categorie sono ancora in attesa di una legge di riforma, promessa da anni). Tutt’al più si metterà qualche pezza, aumentando le giornate di lavoro, e sperando di scampare all’impugnativa da parte di Palazzo Chigi (sempre dietro l’angolo).

E per il resto? Ci si affida alle rivelazioni spente dei giornali: i fondi per le devianze giovanili e per le giovani coppie (la legge sul crack, finanziata con 23 milioni di euro lo scorso settembre, è ancora in attesa dei decreti attuativi); quelli per gli Ato o per la manutenzione degli edifici popolari; i 10 per incentivare la presenza dei medici nei presidi ospedalieri delle Asp che presentano maggiori carenze di organico. E poi una nuova edizione dello straccia-bollo auto, 50 milioni per contrastare la siccità e gli stanziamenti nei confronti dei Comuni, che stando alle premesse di Palazzo d’Orleans, dovrebbero “coprire” 550 milioni sui 650 complessivi del Ddl. Dovrebbero. Il Movimento 5 Stelle, che negli ultimi giorni ha cercato di placare – almeno sulla carta – le tentazioni del centrodestra, ha evidenziato che “il testo trasmesso dal Governo all’aula ricorda la banana di Cattelan: è un documento senza alcun valore reale, è solo scena, dentro non c’è nulla, è solo un veicolo cui agganciare il maxiemendamento che è la prova dalla debolezza di Schifani che cerca di mettersi al riparo dai colpi dei franchi tiratori della sua stessa maggioranza che sono pronti a fare a pezzi la Finanziaria”.

Quella esitata dalla commissione Bilancio, in realtà, è una manovra talmente snella – una ventina di articoli – che non c’è stato neppure bisogno di litigare. La proposta della coalizione di governo è passata con l’astensione dei deluchiani e col voto contrario di Pd e M5s. Nel frattempo – in deroga al principio di non assegnare finanziamenti diretti alle associazioni – è stata ripristinata la dotazione per la fondazione Mandralisca, la fondazione Sciascia, l’Istituto Pio La Torre, l’Istituto Gramsci, i Consorzi tra comuni che si occupano di beni confiscati “e le associazioni antiracket riconosciute”. Inoltre sono stati assegnati nuovi fondi all’assessorato al Turismo – tutto grasso che cola – per l’organizzazione di ‘grandi eventi’ (3,5 milioni) e, in commissione Cultura, è stato incrementato da 6,5 a 14,5 milioni il Furs, il Fondo unico regionale per gli spettacoli. In palio 750 mila euro, invece, per l’organizzazione di festival cinematografici, rassegne, premi e convegni (un anno fa erano 485 mila).

Le misure territoriali, e più marcatamente di competenza dei singoli deputati, verranno catapultate nel maxi emendamento che prenderà forma soltanto in aula. Il M5s ha chiesto di leggerlo con almeno 24 ore d’anticipo, e con le firme dei proponenti in calce a ogni proposta; mentre il Pd è spaccato tra chi vorrebbe accettare l’offerta del governo (si parla di 700 mila euro per ogni deputato d’opposizione) e il rigore richiesto dalla segreteria nazionale, che ha raccomandato ai propri rappresentanti nell’Isola di tenersi distanti da qualsiasi inciucio.

Questa Finanziaria è una bella gatta da pelare, un appassionante B-movie con un finale già scritto (ma da decifrare). Tuttavia, gli interrogativi non mancano: se davvero ci fosse un tesoretto per ogni onorevole – ad esempio – anche l’on.Carlo Auteri, transitato da poco al gruppo Misto, riceverà la strenna senza colpo ferire? E con quale discrezionalità i sindaci, che verranno investiti da un fiume di denaro (meglio loro delle singole associazioni), potranno “smistare” queste risorse sul territorio? Non c’è molto da fare: l’unico tema spendibile, durante quest’attesa, è quello delle mance. Non c’è un progetto di riforma, un processo di sviluppo o una visione da alimentare. Solo spesucce parcellizzate: tra chiese da ristrutturare, piazzette da inaugurare, sagre da organizzare e pagnottisti da sfamare. Ma davvero la Sicilia non merita di meglio?

Alberto Paternò :

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