Insomma, almeno per un giorno, e la storia è ancora lunga, ha mandato in tilt il governo questa giovane donna (non Madonna) dalle grazie pompeiane con cui Gennaro Sangiuliano ha registrato una profonda “identità di vedute”, al punto da pensare di conferirle formale incarico ministeriale, tranne poi cambiare idea, così ha spiegato alla Stampa. Omettendo però altrettanta sincera delucidazione sull’“a che titolo” le consentiva di partecipare alle riunioni riservate sui percorsi del G7, di leggere documenti ministeriali, di interagire col suo staff.
Maria Rosaria Boccia, professione influencer, evidentemente ferita nell’orgoglio e nel sentimento, lo manda in tilt affidando proprio ai social, tra screenshot e allusioni ad audio conservati, la sua versione, che smentisce quella del ministro (leggi qui Federica Olivo sulle incongruenze che inguaiano Sangiuliano). E, immedesimandosi nel poco alato contesto, c’è quasi da capirlo il moto dell’animo. Riguardatela quella foto a Polignano a Mare, patria di Domenico Modugno: lei che lo sovrasta anche distesa a due passi dal blu dipinto di blu, lui con la faccia beata dell’intimità e la silhouette, direbbero i maligni, di chi sembra essersi sottoposto a una dieta d’amore. E poi il mese della complicità ostentata, immortalata in scatti confidenziali, mentre lei esercitava un ruolo nelle stanze del governo. In fondo, se qualcuno l’avesse candidamente ammesso con contrizione, lo sbocciar di un sentimento che fa perdere il senno e la misura delle cose, la storia avrebbe avuto quasi l’allure del romanzo popolare. E si sa, i romanzi popolari, sollecitano, in un paese poco calvinista, anche il perdono sulla fragilità dell’etica pubblica e del pudore. Ma parlare di un filarino sarebbe riduttivo e scorretto. Sarebbe solo stato un buon finale. Continua su Huffington Post