Dio solo sa quanti chilometri abbiamo macinato, da Torino a Ragusa, per non perdere una sola edizione del Salone del libro o di “A tutto volume”. Dio solo sa quante presentazioni di Elvira Terranova ci siamo sorbite: tutte belle, tutte svolazzanti, tutte impregnate di densa cultura e profonda umanità. Ma davanti a Taobuk, appuntamento per signore ricche e annoiate, viene spontaneo chiedersi: a cosa serve una parata con oltre duecento ospiti e con un impudico diluvio di sfarzo e di spreco? Serve alla Sicilia o agli albergatori di Taormina? O serve a beatificare una elite politica e letteraria; a elevare sull’altare della mondanità Musumeci e il Bullo, e pure il Balilla che, dato il contesto, ci ha almeno risparmiato il suca? Ponetevi queste domande blasfeme. Poi chiedete ai librai di Taormina, di Catania o di Palermo se hanno venduto per caso un libro in più.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Una domanda blasfema su Taobuk e la “casta”
gianfranco miccichèmanlio messinanello musumecitaobuktaormina
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