Sono 1032 le pratiche secondo la Regione siciliana, dipartimento Lavoro, rispetto alle 519 dichiarate dall’Inps. Non cambia la sostanza: la Sicilia, che al 27 aprile non ha liquidato una sola cassa integrazione in deroga, è la più lenta regione d’Italia nella presentazione delle istanze. Nonostante – parola degli assessori Grasso e Armao – abbia il più potente apparato di smart working in tutta Italia (con 7.800 addetti). Dove siano finiti al momento del bisogno non è dato sapersi. Nelle frettolose comunicazioni dei giorni scorsi, in cui l’assessore Antonio Scavone, responsabile della questione, aveva rimproverato i giornalisti impiccioni e promesso che entro venerdì scorsi sarebbero partiti i primi 1.400 decreti, l’avvocato di fiducia di Raffaele Lombardo aveva stimato in 140 i componenti della task force che avrebbe lavorato giorno e notte sulla Cig in deroga.
Se i risultati sono questi, qualcosa non ha funzionato. Tanto da spingere il collega Emanuele Lauria di Repubblica a una riflessione provocatoria: negli uffici periferici del dipartimento di Scavone – che poi non sono altro che i centri per l’impiego – servirebbe (metaforicamente) l’esercito. Lo stesso che il presidente Musumeci continua a reclamare, anche nella fase-2, per presidiare gli accessi di questa povera Sicilia. Ma poveri, di questo passo, rischiano di diventare tanti siciliani: le domande per la cassa integrazione in deroga (che riguarda soprattutto piccole e medie imprese) sono state presentate da 37 mila aziende (per una platea di quasi 137 mila lavoratori). Scavone aveva promesso di mandarne all’Inps 2.500 al giorno. Di questo passo è impossibile. Considerato che i primi decreti sono partiti il 22, i primi soldi arriveranno fra il 5 e il 6 di maggio. E tutti gli altri? Di tempo non ce n’è.