Il Tribunale dei pignoramenti

La storia del pignoramento era stata pubblicata tre settimane fa nel primo numero di Buttanissima Sicilia

Ci sono più di duemila procedure fallimentari pendenti al Tribunale di Palermo. Sarebbe meglio dire “eternamente pendenti”, visto che in alcuni casi sono state aperte trent’anni fa. Alle vittime della giustizia non resta che appellarsi alla legge Pinto che prevede il risarcimento dei danni per l’eccessiva durata dei processi. Una magrissima consolazione.

È il settore civile il grande malato della giustizia italiana. Il fallimentare ne è la spia con i suoi tempi lunghissimi, le incrostazioni, gli intrecci fra curatori e consulenti. Roba da fare impallidire la sezione per le Misure di prevenzione.

Gli addetti ai lavori giurano che nel fallimentare si va ben oltre lo scandalo del sistema Saguto, dal nome dell’ex presidente del collegio che sequestrava e confiscava i beni dei boss e degli imprenditori tacciati di mafiosità.

È sulla giustizia civile, che ad ogni inaugurazione di anno giudiziario, si concentrano le attenzioni perché è quella che incide nella vita di tutti i giorni. Non tutti i cittadini, per fortuna, finiscono invischiati in una faccenda penale, ma è altamente probabile che una volta nella vita ci si trovi davanti al giudice civile per una vicenda privata.

Privatissima, ad esempio, è quella capitata a Gaetano Armao che si è visto pignorare tutto lo stipendio di assessore regionale al Bilancio dalla compagna, ed ex giudice della fallimentare, Giusi Bartolozzi. La donna, con cui Armao vive, vanta un credito da 150 mila euro frutto di una scrittura privata autenticata da un pubblico ufficiale. Insomma, c’è un pezzo di carta a stabilire che Armao deve sborsare i soldi alla compagna che nel frattempo è diventata neo deputata nazionale di Forza Italia. Silvio Berlusconi è rimasto folgorato da Armao tanto da volere nel suo partito anche Bartolozzi. Dal canto suo, l’avvocato Armao, ha rinunciato alla limitazione del prelievo della sua indennità. La legge mette il paletto stringente del quinto dello stipendio, ma l’assessore ha dato il via libera al prelevamento dell’intera somma – 6.800 euro netti – che gli spetta ogni mese.

Il provvedimento di pignoramento presso terzi, emesso dagli ex colleghi di Bartolozzi nel frattempo divenuta parlamentare, è firmato da Gabriella Di Marco, presidente della sesta sezione civile, quella delle esecuzioni mobiliari e immobiliari, il cui contenzioso è stato separato dalla sezione fallimentare, la quarta, presieduta da Giovanni Sidoti.

Alla sesta sezione, negli uffici dell’ex palazzo Eas, oltre a Di Marco, lavorano i togati Michele Alajmo, Maria Cultrera, Francesco Gallegra, Valentina Imperiale assieme ai giudici onorari (e cioè gli eterni precari della giustizia) Angela Calderone, Cinzia Curti Giardina, Vincenza Gagliardotto ed Elvira Mauceri. Alla fallimentare, invece, ospitata al piano terra del vecchio Palazzo di giustizia, D’Antoni presiede i giudici Flavia Coppola, Gabriella Giammone, Clelia Maltese, Monica Montante, Giuseppe Alberto Sidoti e Raffaella Vacca.

Nei giorni che scoppiava lo scandalo Saguto i giudici della fallimentare diramarono una circolare per il “monitoraggio periodico degli incarichi”. Una circolare che rompeva gli schemi del passato. Basta incarichi ai soliti noti, si impone il turn over dei curatori fallimentari e lo stop agli strani e ripetuti intrecci con il curatore-avvocato che nomina i consulenti che, a loro volta, lo avevano scelto nelle procedure ad essi affidate.

Gli intrecci riguardano anche parenti di magistrati. Non è un caso che Fabio Licata, pure lui sotto processo a Caltanissetta insieme a Silvana Saguto, abbia descritto in aula come un fatto normale che alle Misure di prevenzione, così come nei settori civile e fallimentare, siano stati assegnati incarichi a persone vicine ai giudici. Della serie “così fan tutti”.

Con la circolare si tenta di evitare che la chiacchieratissima sezione fallimentare si presenti come terreno di caccia di alcuni professionisti bene inseriti.

Si cerca di salvare l’immagine di una giustizia che presta il fianco alle irregolarità e agli abusi.

Sono pure arrivate le prime revoche degli incarichi a curatori che non hanno fatto bene il proprio lavoro. Nel frattempo si porta avanti l’ordinario con 407 nuovi fallimenti aperti l’anno scorso. I numeri sono migliori del passato. Finalmente l’organico della fallimentare è stato completato con il giudice Giammona che ha avuto il merito di rimboccarsi subito le maniche: in sei mesi ha definito 24 cause iscritte a ruolo dal 2001 e ha evaso 280 istanze pendenti da anni. Non basta, però, a sorridere. Il malato va ancora curato. E in fretta.

Charles D'Artagnan :

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie