Era inevitabile che l’Assemblea regionale, con le sue pigrizie e le sue indolenze, finisse per mal sopportare una Fondazione, come la Federico II, che colorava di iniziative l’infinito mondo della cultura, che non smetteva di valorizzare gli artisti più promettenti, che non perdeva mai l’occasione di aprire un dibattito – autorevole, mai banale – sui temi più delicati e divisivi di questo nostro vivere civile. La Fondazione di Patrizia Monterosso era un sommario di invenzioni, di fantasie, di curiosità, di relazioni, di intelligenze. Era un patrimonio dell’umanità. Poteva essere un vanto e un orgoglio per i deputati di Palazzo Reale. Invece la politica – quella piccola piccola, immersa nella miseria dei giochi di potere – l’ha vissuta come un corpo estraneo, come un’eresia. E ha deciso di cancellarla con un semplice scarabocchio istituzionale. Con una pec.