“Il sindaco Orlando, all’inizio della scorsa legislatura, ha detto di voler coniugare le emergenze con il progetto. Ma ora dopo sette anni le emergenze sono rimaste tutte, e il progetto non si vede”. A dirlo è Andrea Mineo, giovane consigliere comunale di Forza Italia, a cui Gianfranco Micciché ha affidato la conduzione del partito nell’area di Palermo. Mineo, figlio d’arte (il papà Franco è stato deputato regionale), ha 32 anni ma le idee chiarissime. E’ a Sala delle Lapidi da due legislature, ed è vicepresidente della commissione Bilancio. L’ultimo risultato da commentare è quello dell’istituto Piepoli, secondo cui Orlando è il sesto sindaco più amato d’Italia: “Non mi appassiono mai alle rilevazioni demoscopiche, però mi rendo conto che avere il 24% di gradimento, quando alla vigilia delle ultime Amministrative si era al 70%, significa che la seconda esperienza di Orlando è fallimentare: dal punto di vista dei dati e della percezione dei cittadini. Orlando – spiega Mineo – è un sindaco notoriamente popolare, e trent’anni fa aveva pure il suo perché. Ma oggi si gioisce di un dato negativo perché non si sa più che pesci prendere”.
Molti contestano al sindaco di non avere una visione economica della città.
“Hanno ragione. Il sindaco è rimasto ancorato a una visione statalista. Una città con un bilancio da due miliardi e mezzo, dovrebbe aprirsi agli investimenti privati. Invece quest’anno non è stata rilasciata neanche una concessione edilizia, a fronte del fatto che ci sono imprenditori che hanno pagato molti oneri per poter edificare. Inoltre, l’ufficio delle attività produttive è imballato e non vengono potenziati tutti quei settori per cui potremmo attingere risorse dall’imprenditorialità privata. Non si pensa di mettere a frutto poli importanti come quello della Fiera o dei Mercati e piuttosto si propongono ricette come quelle dei tram che sono lontane dalle vere esigenze della città”.
Esiste un’alternativa di mobilità sostenibile?
“Sì, e prevede l’utilizzo delle bus vie: delle corsie percorse da autobus ecologici che costano molto poco e già esistono in altre realtà italiane e internazionali. Da questo punto di vista la visione di Orlando, forse influenzata da una parte della sua maggioranza, è ancorata a schemi passati”.
Palermo è una città paralizzata dai cantieri, con il traffico congestionato. E’ una battaglia già persa?
“Non è ancora una battaglia persa, ma bisognerebbe battere i pugni ai tavoli interministeriali, con Rfi e con tutti i soggetti che si occupano di viabilità. Forse è stato commesso qualche errore nel passato: penso a quando furono consegnati al consorzio SIS, contemporaneamente, 4-5 lotti cantierabili. Magari è anche successo qualcosa di imponderabile, come il crack della società, che ha bloccato i lavori del collettore fognario, ma è chiaro che non aver monitorato in maniera idonea questi lavori ha fatto sì che si creassero dei disagi”.
Un’altra emergenza sempreverde è quella della monnezza. Rap non ha mai convinto e la differenziata non ingrana. Inoltre Bellolampo non può più accogliere rifiuti.
“La priorità è insistere con la differenziata, come mai è avvenuto prima. Quando è stata fondata la Rap su macerie dell’Amia, il sindaco ha chiesto un atto di fede al Consiglio comunale per rimettere in piedi una società dichiarata fallita. Così nel 2013 abbiamo votato la delibera per costituire la Rap. Secondo noi, però, la Rap non può occuparsi anche di manutenzione delle strade e marciapiedi oltre alla raccolta dei rifiuti. Bisogna rivedere il contratto di servizio che è scaduto, ma anche le competenze e i costi di una società che continua a gravare tantissimo sulle casse del comune di Palermo, e che non rende più”.
Nei mesi scorsi l’Amministrazione ha puntato il dito contro gli evasori di Tari e ha recuperato sei milioni per far sopravvivere l’azienda dei rifiuti.
“Intanto eviterei di dire che i cittadini palermitani siano evasori. Molti pagano ogni anno il 70% di tasse, per ricevere servizi discutibili e qualcuno sulla Tari è rimasto un po’ indietro. Va pagata, attenzione. Ma definire queste persone evasori è un’arma di distrazione di massa che allontana dal cuore del problema”.
Lei è in commissione Bilancio, che di recente ha bocciato il consuntivo 2018. Come sta Palermo da un punto di vista economico e finanziario?
“La città il prossimo anno sarà in deficit strutturale. Ciò accade – e parlo anche da rappresentante dell’Anci – perché il precedente governo non è stato amico delle amministrazioni locali, e a fine anno ha rivisto i criteri del deficit per l’anno successivo. Pertanto Palermo, che era già una città borderline, ha avuto delle difficoltà. Ciò non toglie che le scelte di politica economica adottate da questa maggioranza non siano il massimo: non si pensa a potenziare settori nei quali ci potrebbero essere delle entrate, non si mette mano a tutti quei regolamenti che sono al palo (dal suolo pubblico alla pubblicità) e che incidono sul tessuto produttivo. E poi c’è il tema del pensionamento di tante maestranze: il prossimo anno, dato che il blocco delle assunzioni ci condannerà a non fare concorsi, potremmo stabilizzare i part-time. Molti di loro hanno una professionalità invidiabile e passando a full-time darebbero una mano importante in uffici strategici come quello al Bilancio o al Patrimonio”.
La maggioranza ha fatto registrare qualche frizione sull’approvazione della delibera che aumentava da 8 a 11 il numero degli assessori in giunta. C’è già un clima elettorale e una competizione interna fra Catania e Giambrone. Non rischia di distrarre troppo dai problemi della città?
“Quanto successo è l’esempio plastico di quello che è adesso la maggioranza. Sono riusciti a litigare su una presa d’atto, assumendo un comportamento schizofrenico. Questa è la spia di un’insofferenza. Se non fosse per la responsabilità di molti colleghi dell’opposizione, in Consiglio faticheremmo anche ad aprire le sedute. Molti consiglieri che sostengono Orlando sono capaci e preparati, ma non riescono più a tenere le briglie di una coalizione creata solo per vincere le elezioni, che aveva il suo punto di riferimento nel carisma del sindaco. Ma Orlando ormai ha fatto il suo tempo”.
Lei è stato molto critico, anche sui social, sulla trasmissione di Giletti che ha fustigato la Sicilia. E se l’è presa in modo particolare con l’imprenditore del Nord Brambilla.
“E’ un finto indignato, che seduto nel suo salottino della Brianza, inorridisce per il cattivo funzionamento del Meridione. Invece dovrebbe imparare da un giovane imprenditore siciliano, che fra mille difficoltà, partendo con un giro di ritardo su un circuito sconnesso, rimane sul mercato coi player nazionali riuscendo a essere competitivo. Da uno così Brambilla dovrebbe prendere lezioni. A tutti gli indignati di professione dico, inoltre, che i nostri amministratori locali riescono a chiudere i bilanci, ad attrarre risorse, a scongiurare i tagli. Fanno i salti mortali per mantenere in piedi i propri comuni e ci riescono”.
Ma la Sicilia sarà pure la terra di qualche spreco. Oppure no?
“Da Giletti è un concentrato di demagogia che non avevo mai visto prima. Si tenta di far percepire alle persone che al Sud, e in particolare in Sicilia, c’è una classe politica attenta ai privilegi, che non lavora e che se ne infischia delle problematiche. Ma il dato è un altro: qualche giorno fa l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia perché non “gira” le giuste risorse europee alle regioni obiettivo, quelle del Sud. Questo non avveniva coi governi di centrodestra. Con Gianfranco Miccichè ministro del Mezzogiorno, ogni anno arrivavano alle regioni del meridione 12 o 13 miliardi di euro, e la Sicilia riusciva a spendere tutti i soldi. Tuttavia, quelli della mia generazione hanno ancora una possibilità di rimanere. Per questo il 25 ottobre aderirò con grande slancio all’iniziativa “Se resti arriniesci””.
Ma uno come lei, così giovane, al di là della tradizione liberista della sua famiglia, perché sceglie di militare in Forza Italia? E’ un partito in forte calo e con sempre meno appeal.
“Sono tutti buoni a rimanere quando siamo al 40%. Io vengo da un’esperienza politica familiare della quale mi vanto. Da sempre sono vicino a Gianfranco Micciché e sposo in pieno la sua linea meridionalista, la quale, mi creda, non è una questione che riguarda strettamente il nostro partito ma un tema di rilevanza nazionale che va oltre i partiti. Forza Italia, soprattutto al Sud, rappresenta una forza viva. A Palermo siamo centrali e chiunque voglia imbastire discorsi futuri, deve parlare con noi. Siamo il primo partito in Consiglio comunale e quest’anno ci siamo rafforzati tanto, soprattutto nelle circoscrizioni e dialogando con le categorie. Forza Italia rimane un’alternativa valida per tutti i giovani, grazie alla tendenza del presidente Berlusconi al rinnovamento: non soltanto in termini di età, ma dando le responsabilità a chi viene dal territorio. D’altro canto la nostra è fra le migliori classi dirigenti del Paese”.