Un Pd senza capo né coda

Mirello Crisafulli, ex deputato e senatore del Pd, è preoccupato per il suo partito. E richiama Zingaretti

Il Pd siciliano sembra riavvolgere il nastro dei ricordi e tornare alla battaglia funesta tra Davide Faraone e Teresa Piccione per la segreteria regionale del partito. Vinta dal primo per il ritiro della seconda a un passo dal voto. I veleni sono tornati in questa campagna congressuale, che si gioca però a livello nazionale. Da un lato Nicola Zingaretti e i suoi adepti, che in Sicilia sarebbero quelli della vecchia classe dirigente, nomi di spicco come Giuseppe Lupo, Antonello Cracolici e Mirello Crisafulli; dall’altro – su un fronte frastagliato – i sostenitori delle mozioni Martina (come il segretario Faraone) e Giachetti. Un tripolarismo che ha fatto riesplodere la lotta fratricida fra compagni che non si accettano. E che nemmeno si parlano.

Le ultime tensioni le ha create il numero dei gazebo e la loro collocazione. In tutta l’Isola ne mancano trentacinque rispetto alle Primarie del 2017, ma a Palermo si è scesi da 28 a 9. Anche a Enna parecchi comuni – alcuni a guida Pd – sono rimasti senza seggi. “Si sta volendo creare volutamente una condizione di difficoltà. L’obiettivo è limitare la partecipazione – dichiara Crisafulli, ex senatore –. Ridurre drasticamente i seggi in una provincia come la nostra, dove di norma hanno votato 9 o 10mila persone, segue questa logica. Le faccio un altro esempio: il comune di Barrafranca, che ha qualcosa come 14mila elettori, dovrà votare a Pietraperzia, dove ce ne sono 4mila. Fare un seggio unico di per sé era illogico, ma una volta che decidi di farlo devi mettere la parte più ampia in condizione di votare in maniera agevole. Vince la teoria del ‘meno siamo, meglio stiamo’”.

Perché limitare la partecipazione? Mero calcolo elettorale?

“Sì, solo questo. Non solo hanno intenzione di creare difficoltà a Zingaretti, ma al contempo non vogliono far votare nemmeno per Martina. Avrebbero dovuto sostenerlo, secondo le notizie che tutti noi abbiamo, e invece stanno facendo votare Giachetti. Hanno ricevuto nuove disposizioni”.

Faraone ha spiegato che la presenza di meno seggi è dovuta a una mera questione organizzativa. Il partito può affidarsi solo ai volontari.

“Non è assolutamente credibile. Ai seggi, storicamente, si trovano i volontari. Mica l’apparato o i dipendenti. Chi si è insediato abusivamente alla guida del partito siciliano, ha deciso di creare le condizioni per fare votare meno persone possibili. Avrebbe dovuto preoccuparsi di ricomporre le cose, invece sta creando ulteriore tensione. Ma nella vita ognuno è libero di fare le proprie scelte”.

Dalla proclamazione di Faraone… (qui Crisafulli ci interrompe)

“L’autoproclamazione di Faraone. Non è la stessa cosa”.

Sì, dall’autoproclamazione di Faraone, c’è mai stato un tentativo di dialogo fra le parti?

“Diciamo che nemmeno Faraone si è posto il problema. Da pseudo segretario novello avrebbe dovuto farlo, invece no. Ha solo incentivato lo scontro”.

La corrente faraoniana sostiene di avere la destra come avversario. Voi, invece, avete lui…

“Se mi permette è il contrario. I seggi non li ha tagliati la mia corrente, ma Faraone. Se si riduce la possibilità di partecipare alle primarie è colpa di Faraone. Dicono che gli avversari stanno a destra, ma operano con tutti i mezzi, anche illeciti, per non far vincere Zingaretti”.

Illeciti?

“Stanno organizzando campagne di tesseramento clandestine per modificare l’anagrafe del partito, pur sapendo che questa cosa non è possibile. Mettendo in atto un’ipotesi di truffa e di violazione delle leggi sulla privacy per il trattamento illegittimo di dati sensibili”.

A quale scopo?

“Nel tentativo di ribaltare questioni consolidate nei vari territori. Fare tesseramenti clandestini in provincia di Enna, senza coinvolgere i segretari di circolo, e pensare che questo possa passare inosservato, serve solo a mettere in discussione la possibilità di fare un congresso sereno”.

Se vince Zingaretti, potrebbe riaprirsi la partita per la segreteria regionale?

“Io non so se si può riaprire. So soltanto che Zingaretti ha detto con molta chiarezza che in Sicilia si è creato un problema, un vulnus, dato che c’è un segretario regionale non eletto da nessuno ma che ritiene di poter dirigere il partito. A questo problema bisogna mettere mano in un modo o nell’altro. Non so quale sarà la strada che vorrà seguire Zingaretti. Ma il partito non può essere diretto da chi non è mai stato votato”.

Voi della vecchia classe dirigente siete stati definiti “notabili” e “padroni delle tessere”. Ce l’hanno con lei, Lupo, Cracolici…

“Ma se lui è dirigente di partito da vent’anni. Mi dica qual è la data d’inizio della nuova classe dirigente. Loro fanno le tessere clandestine e saremmo noi i notabili? A nessuno viene in mente di capire come fa una sezione a sopravvivere per cinque anni. Mentre Faraone ha fatto il sottosegretario e il parlamentare senza occuparsi mai dei territori e di cosa succede nelle varie realtà, i compagni hanno tenuto aperte le sezioni, pagato gli affitti, fatto funzionare il partito, organizzato le primarie. Dovrebbe avere argomenti più seri per fare il segretario regionale. Uno che pensa solo a costruire un’immagine negativa dei suoi compagni di partito, ha un problema”.

Un’altra anomalia di queste primarie è la candidatura a Messina, in una lista di Martina, di Giuseppe Picciolo. Che risulterebbe iscritto al Pd, ma è anche segretario regionale di Sicilia Futura, il movimento di Totò Cardinale che all’Ars fa spesso da stampella a Musumeci.

“Se è iscritto al Partito Democratico non può essere segretario regionale di un altro partito. E se è segretario regionale di un altro partito, ammesso che sia iscritto al Pd, decade da iscritto. Così la cosa non può funzionare. La delibera 66 della commissione nazionale per il congresso dice che se uno è parlamentare, consigliere, eletto o candidato in liste contrapposte al Pd non può votare. A meno che non dichiari fin da subito di voler aderire. Picciolo non l’ha dichiarato”.

Cosa rappresenta Zingaretti per il futuro del Pd?

“La speranza che questo partito torni a occuparsi di politica e non di beghe interne. Da quando Faraone assolve a questa funzione, l’unica cosa che abbiamo saputo fare è stata incrementare gli scontri e le questioni. Perché l’unico obiettivo è stato capire quanto era forte o debole Faraone. Non dimentichiamo che quando c’era il governo Lombardo lui è stato uno di quelli che l’ha sostenuto, anche se poi ha fatto finta di dimenticarsene. E poi ha parlato male di Crocetta, ma gli dava sempre un bel po’ di assessori e di uomini nei gabinetti”.

Ma è ossessionato da Faraone. Vale la pensa restare nello stesso partito con questo clima?

“Io non ho mai avuto il problema di stare o non stare con qualcuno. C’è gente con cui ho avuto scontri anche peggiori. Faraone secondo me non si rende neanche conto di quello che sta determinando, perché un partito più debole non serve neanche a lui. Ma sta facendo di tutto per indebolirlo. Per me vale la pena rimanere nel Pd. Mi viene il dubbio che altri possano rimanerci finché saranno loro a dare le carte. Ma quando non sarà più così, non è escluso che qualcuno possa andar via”.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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