Nello Musumeci è ancora un ministro balneare. Nel senso che non sa cosa farà da grande. Giorgia Meloni, a mo’ di contentino, gli ha assegnato la delega sul Mare, una cosa nuova e inesplorata, ma col passare delle ore sempre più vuota. I porti e la navigazione, infatti, non saranno di sua competenza, ma del “rivale” Matteo Salvini. Uno che non ha fatto sconti quando si è trattato di bocciare il bis dell’ex governatore siciliano a palazzo d’Orleans. Subito dopo l’indicazione di Meloni, all’uscita del Quirinale, la Lega ha fatto sapere che «le deleghe del ministro Musumeci non assorbiranno alcuna competenza attualmente in capo al ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, che sarà guidato da Matteo Salvini».
Dietro la precisazione – scrive Open – non è difficile intravedere la preoccupazione del Capitano. Perché dai porti dipende, come ci ha insegnato l’esperienza del 2018, anche l’arrivo dei migranti. Ed evidentemente il leader della Lega vuole conservare la competenza sul tema. Magari per sfruttarla come all’inizio della scorsa legislatura per fare politica. Ma un retroscena de “La Stampa” racconta che la storia potrebbe non essere finita qui. Perché il cosiddetto ministero del Mare è una novità e quello che dovrà amministrare è tutto da decidere. E quindi nel primo consiglio dei ministri utile basterebbe un decreto per spostare le deleghe dalle Infrastrutture al Sud. Anche se, tecnicamente, questo porterebbe a far pesare sul bilancio di Palazzo Chigi tutti i costi di gestione delle capitanerie, dato che il nuovo Ministero nasce “senza portafoglio”.
Sarà difficile, comunque, negare a Salvini quest’altra incombenza dopo il rifiuto categorico della nuova premier di riportarlo agli Interni (dove, tuttavia, si è insediato il suo ex capo di gabinetto: Matteo Piantedosi). Musumeci, interpellato sul tema, ha preferito sviare: “Delega ai porti? Avremo tempo per parlare anche di questo”. Al momento si limita a godere dei piccoli momenti della vita, giunti come ricompensa dopo il boccone amaro mandato giù a Palermo e il buon viso a cattivo gioco nel giorno dell’insediamento di Renato Schifani nel trono che fu il suo per cinque anni. Il Mare? Si vedrà. Anche se imprese e sindacati già chiedono rassicurazioni: “I porti nel nostro Paese rappresentano un elemento cardine dell’intero sistema dei trasporti, sarebbe quindi sbagliato e inopportuno separare la loro gestione dal sistema infrastrutturale”, dice il segretario generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi.
Nel frattempo Musumeci sarà anche Ministro per il Sud: ma anche in questo caso, a differenza dei suoi predecessori Peppe Provenzano e Mara Carfagna, senza portafoglio e senza prestigio. Il senatore di Diventerà Bellissima, infatti, non potrà attingere alle deleghe più pesanti sulla Coesione territoriale e sul Pnrr, entrambe di Fitto (fedelissimo della Meloni dal suo sbarco in Europa, nel ’19). Musumeci rischia pertanto di non avere voce in capitolo sulla gestione dei 75,3 miliardi di fondi strutturali della programmazione 2021-27. Compresi quelli destinati alla Sicilia, che il pizzo magico – in riferimento alla precedete programmazione 14-20 – è riuscito a spendere solo per la metà.