Il primo giro di valzer risale ormai a 88 giorni fa, quando gli italiani uscirono dalle urne e si attaccarono alla tv per lo spoglio. La tragica convinzione della vigilia divenne certezza: ma, quindi, chi sarà ‘sto benedetto presidente del Consiglio? A quasi tre mesi dalle ultime Politiche, con lo spettro di tornare presto al voto, la situazione italica si è arricchita di non pochi particolari, ma di nessuna certezza assoluta. Il premier non c’è ancora, come la sua squadra d’altronde. E al momento manca pure una prospettiva rassicurante per i mercati.
Negli ultimi giorni, sullo scranno più alto di palazzo Chigi (non appena Gentiloni ha portato via la sua roba) si sono avvicendati Giuseppe Conte e Carlo Cottarelli. Il primo, dopo aver rinunciato in seguito alla bocciatura del Colle su Paolo Savona, se ne sta lì in disparte aspettando la mossa buona dei leader (Di Maio e Salvini). Il secondo, che non ha ancora rimesso l’incarico nelle mani di Mattarella, osserva da spettatore interessato. In cuor suo – anche se non lo dirà mai – si sente un rattoppo, un agnello sacrificale. La crisi fra il Quirinale e il “governo del cambiamento” ha portato dritti al suo nome. Ma Cottarelli, da buon economista qual è, sa di non avere i numeri necessari per far partire il governo (tecnico stavolta). E a quest’incarico fantasma rinuncerebbe volentieri.
Dalle porte girevoli del Quirinale ieri è tornato a transitare Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle. Con un’idea: dopo aver minacciato Mattarella di impeachment per il “gran rifiuto”, ha aperto a una soluzione nuova. Nel suo esecutivo Paolo Savona potrebbe migrare al dicastero degli Affari Esteri, lasciando l’Economia a un profilo maggiormente gradito al Capo dello Stato. Che, da par suo, mettendo da parte ogni tipo di rancore, ha concesso del tempo. Purché il puzzle si completi serve la risposta di Salvini (che dopo l’iniziale scetticismo, sembra d’accordo), oltre al nome nuovo con cui riempire la casella del Mef. Ah, in quel caso il professor Conte, quello dal curriculum tirato giù in fretta, sarebbe il nuovo inquilino di palazzo Chigi (per la felicità di Cottarelli). Se tutti i pezzi andranno a posto, le danze e le contradanze potranno finalmente fermarsi. E lasciare spazio alle foto di rito del nuovo esecutivo, che nel weekend potrebbe persino giurare e chiudere questa pagina movimentata, quasi da mal di testa, della terza repubblica.