Sarà la frenesia di questi giorni, in cui la lenta e farraginosa composizione del governo non ti dà occasione di cucinare e di organizzare banchetti lussureggianti; oppure è il populismo a Cinque Stelle (senza conferire al termine, per una volta, un’accezione negativa) che ti fa sentire un comune mortale fra i tanti. Ma le strade e i palazzi romani sono così pieni di fotografi e giornalisti, che è impossibile non notare l’assonanza fra il nuovo premier incaricato Giuseppe Conte e il capo politico del Movimento Luigi Di Maio anche a tavola. Più che tavola vera e propria, qui si parla d’asporto.

Al termine del primo vertice con Di Maio e Salvini, infatti, Conte fece in tempo a procurarsi una pizza Margherita prima di allontanarsi in auto verso casa. Giusto per non lasciare lo stomaco deluso. Stessa sorte è toccata a Giggino che sabato, dopo aver consumato la colazione al bar, ha deciso per un pasto frugale e rapido all’ora di pranzo: una pizza al taglio nel cuore della Capitale. Nessun favoritismo al momento di pagare il conto: la cassiera incassa e stampa lo scontrino. L’unica differenza fra i due sono gli uomini della scorta: cinque circondavano il presidente Conte durante il suo pit-stop in pizzeria. Nessuno per Di Maio, accompagnato dal sibilo dei suoi auricolari.

Scene di ordinaria amministrazione, in cui lo scatto diventa facile e premonitore. Premonitore di un Movimento, sebbene Conte risponda alla categoria “new entry”, che fa dell’ “uno vale uno” il suo principio fondante. Anche di fronte a una pizza o a un caffè. O anche per recarsi al Quirinale in vista delle consultazioni. Una pratica adottata da tutte le forze politiche, in verità. E capace di suscitare, oltre a un pizzico d’ilarità compiaciuta, anche le solite polemiche da due spiccioli: perché, fra i quattro del Pd che risalgono il Colle, non c’è una sola donna? Avrebbe reso la foto più interessante, ma il dibattito interno ai democratici più scocciante.

E così, a favor di fotocamera, Roberto Fico salì al Quirinale a piedi, circondato dagli uomini della scorta e con voglia pari a zero di concedersi ai cronisti. Che avrebbero finito per incalzarlo sul tema del viaggio più che della meta. Perché, caro presidente, stavolta non si è presentato in autobus? Come l’altra volta per dirigersi a Montecitorio? E’ stato il primo atto ufficiale del nuovo presidente della Camera: una corsa in bus, da Roma Termini, per raggiungere la Camera dei Deputati e, stavolta sì, per aggiornare la pratica del “basso profilo” (quella fotina sui social è parsa una forzatura). Peccato che – gli faceva notare qualcuno – nei cinque anni precedenti aveva speso appena 314 euro di mezzi pubblici a fronte di 15mila per i taxi. Ma questi sono dettagli. Almeno fino alla prossima pizza.