C’è poco da salvare nella gestione dell’emergenza: “Qualcuno pensava che chiudendo lo stretto di Messina saremmo rimasti un’isola Covid free. Si tratta di sciocchezze che sono diventati luoghi comuni in tanti ambienti, compresa la politica. Per questo, oggi, ci ritroviamo in affanno”. Prima di addentrarsi nel tema, però, Antonello Cracolici parte delle note liete. Dall’unico motivo di vero vanto degli ultimi giorni: l’affermazione di Giovì Monteleone a Carini, “un comune che fa quarantamila abitanti. È secondo solo a Bagheria in provincia di Palermo”. La vittoria, secondo l’ex assessore all’Agricoltura, è di quelle che pesano. Non tanto e non solo per il valore del sindaco uscente, che è stato riconfermato, né per la natura stessa della coalizione (hanno vinto Pd e Cento Passi, senza M5s e Italia Viva): “Ma soprattutto – spiega il deputato regionale – perché, pur di sconfiggere l’azione di governo degli ultimi cinque anni, il centrodestra aveva messo insieme una “santa alleanza”, dalle forme più radicali a quelle più moderate. Un’accozzaglia che non aveva alcun obiettivo di buon governo”.
Anche in altri comuni, da Barcellona a Marsala, il centrodestra si era presentato unito. O quasi.
“A Carini, stando ai valori del primo turno, sarebbero dovuti arrivare al 65%. Invece hanno fallito. La proposta di questa Armata Brancaleone è stata rigettata dai cittadini”.
Il Partito Democratico, al netto di Carini e Termini, ha raggiunto risultati modesti.
È evidente che c’è un problema. Non ce lo possiamo nascondere. Il Pd sta soffrendo e continua a soffrire perché in tantissimi Comuni, negli anni, abbiamo abbandonato la nostra funzione politica e in alcuni casi, dove c’eravamo, l’abbiamo delegata esclusivamente ai sindaci”.
Tutto qui?
“A Palermo, nei due Comuni sopra i 15 mila abitanti, abbiamo presentato il simbolo: non solo abbiamo vinto, ma siamo stati il primo partito. Altrove, pur avendo buone candidature, abbiamo scelto di nasconderci in una sorta di civismo camuffato. E non c’è stata storia”.
Che valore dà al risultato di Termini Imerese?
“Oltre ad essere stata premiata dagli elettori, ha rappresentato la novità politica degli ultimi anni. Il M5s, per la prima volta nella sua esistenza, ha scelto di fare un’alleanza col Partito Democratico. Anche per loro è stata una sperimentazione, e ha funzionato. Adesso, come per i vaccini, bisogna passare dalla sperimentazione alla somministrazione. Al di là dei Cinque Stelle, è chiaro che in Sicilia si debba immaginare un percorso di alleanze larghe e non ristrette a un duopolio: in tal caso disperderemmo tante energie, e non possiamo permetterci di consegnarle a qualcun altro”.
Fava, Cancelleri, Provenzano: ce lo vede uno di questi tre come prossimo candidato alla presidenza?
“Questo giochino lo lascio volentieri a voi giornalisti. È ancora presto, ma una cosa è evidente: da qui alle prossime Regionali assisteremo all’esplosione della coalizione di governo. È del tutto inadeguata. Il Covid, paradossalmente, sta nascondendo i grandi buchi di idee, di progetti e di riforme di cui la Sicilia aveva bisogno. Ma credo sia abbastanza chiaro che la favoletta del “galantuomo capace”, su cui era stata costruita la candidatura di Musumeci, è venuta meno”.
Perché?
“Sul galantuomo non discuto, perché non do giudizi sulle persone. Sulla capacità, invece, i dubbi non sono soltanto dell’opposizione”.
Come sarebbe?
“Musumeci ha sempre bisogno di incolpare qualcun altro. Si crea un nemico ogni giorno: i regionali, i forestali, l’opposizione, il governo di Roma, il governo di prima. Questa tecnica di propaganda può tornare utile per i primi mesi, ma dopo tre anni non va più bene. Cosa ha fatto per correggere quello che gli altri – a suo modo di vedere – gli hanno lasciato in eredità? Qui emerge la pochezza strategica e politica del governatore. E se l’opposizione ha il compito – legittimo – di renderla plasticamente visibile, anche nel centrodestra se ne sono accorti. Avrà notato le reazioni dopo l’ennesimo atto d’accusa contro i regionali… Questo modo di liquidare le questioni complesse somiglia più a uno strumento di difesa e di negazione dei propri fallimenti”.
Inquadra in questo range anche la questione del click day?
“Certamente. Non puoi prendertela un giorno con la Tim e il giorno dopo con i dirigenti. Il governo si deve assumere le responsabilità, altrimenti vuol dire che non esiste. Se così fosse, sciogliamo gli organi politici e, ogni volta, andiamo a individuare il nemico da abbattere. La democrazia, però, è un’altra cosa: chi ha vinto le elezioni ha l’onere del governo, ma deve anche risponderne. Musumeci è uno che fugge e sfugge dalla responsabilità politica”.
Fallito il Bonus Sicilia, almeno per il momento, l’unico strumento attivo dell’ultima Finanziaria è l’esenzione dal bollo auto.
“Ma anche quella è una misura che abbiamo dovuto rivedere perché rischiava di creare una voragine… In realtà l’unica cosa che hanno fatto, ma non ha funzionato, sono i famosi cento milioni per i buoni spesa, nati dalla smania di gareggiare col governo nazionale. Trenta sono riusciti a erogarli. Per gli altri settanta non sanno come fare. Siamo rimasti nel limbo di una manovra da 1,4 miliardi, di cui sono stati liberati appena 30 milioni, si rende conto? Inoltre, ho presentato un’interrogazione per sapere che fine abbia fatto la misura di sostegno per gli operatori sanitari siciliani (il bonus da mille euro, ndr). Sono passati sette mesi e non è stato pagato un euro. Questo vuol dire che c’è una scissione fra l’azione amministrativa e le leggi varate dal parlamento. Pur avendo individuato le risorse e il capitolo di copertura, il governo rimane imbambolato”.
Capitolo Covid. Il presidente della Regione ha spiegato che “non siamo in emergenza”. È d’accordo?
“Musumeci oscilla, lo ha sempre fatto in tutti questi mesi. Prima voleva mandare i militari per strada per garantire il rispetto del lockdown; poi, ha deciso di intervenire con alcune misure che, però, andavano contro le disposizioni nazionali”.
Il Pd punta spesso sul nodo dei trasporti.
“Era stato istituito un fondo nazionale per sostenere il trasporto pubblico: non mi risulta che la Regione abbia chiesto ulteriori risorse per rafforzarlo. Però ha fatto in modo che tutti i pullman viaggiassero al 100% della capienza, quando sappiamo benissimo che l’assembramento sui mezzi è una delle forme a più alta probabilità di contagio. Ce ne siamo fregati per settimane, solo oggi scopriamo che il Covid c’è e si sta diffondendo. E ora siamo in affanno perché avevamo già smantellato la rete messa in piedi nei mesi scorsi. Eravamo sicuri di aver fermato il virus chiudendo lo stretto di Messina. Questa è la dimostrazione di un governo poco previgente e poco prudente”.
L’assessore Razza sta predisponendo altri posti letto, circa 500, per la Terapia intensiva e sub-intensiva. Come le sembra la risposta sotto il profilo sanitario?
“Io faccio parte della commissione Salute e devo dirle che ho già sentito tre o quattro piani. Ogni volta credevo fosse quello giusto, invece nel giro di tre giorni l’assessore cambiava idea. Le intenzioni sono diventate chiacchiere. Più che un piano vorrei ci fosse una chitarra ben accordata e una capacità di emettere musica. Questa “annuncite” in periodo di emergenza rasenta l’irresponsabilità”.