Il sindaco di Messina, Cateno De Luca, finisce sul banco degli imputati. “Mentre in Italia non si celebrano pubblicamente funerali né matrimoni, com’è stato possibile che a Messina in cento abbiano accompagnato al cimitero il feretro del fratello di un capomafia? Dietro la bara di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, sabato pomeriggio c’erano auto, moto, amici”. Lo ha detto il deputato dei Cento Passi e presidente della commissione regionale Antimafia, Claudio Fava, commentando la notizia dei funerali “pubblici” ed apparentemente molto affollati del fratello di Luigi Sparacio, boss di Giostra. “Dal sindaco Cateno De Luca sempre pronto a rumoreggiare con la fascia tricolore al petto – conclude Fava – stavolta è venuto solo il silenzio”.

A De Luca è giunto pure l’attacco dell’europarlamentare dei Cinque Stelle, Ignazio Corrao: “Che fine ha fatto il sindaco sceriffo di Messina? Niente diretta Facebook con i parenti dei boss? Niente postura mussoliana e spettacolo acchiappalike? Facile fare i forti con qualche cittadino che attraversa lo Stretto per tornare a casa e poi non accorgersi di quel che succede nella propria città. Quanto accaduto a Messina è davvero intollerabile – prosegue Corrao -. Cateno De Luca fa quotidiani show da sceriffo agli imbarchi dei traghetti additando come delinquenti gli automobilisti che fanno rientro in Sicilia e poi consente che nella sua città si riuniscano ed escano in corteo decine e decine di persone per il funerale di parenti mafiosi”,.