Un Bilancio di capricci e misteri

Da sinistra, l'assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao e il presidente della Regione, Nello Musumeci

Se c’è un modo per dimostrare che questa Regione è sul pezzo, l’occasione arriva dall’istituto “Michelangelo Bartolo” di Pachino. Una scuola d’eccellenza che ha ricevuto parecchi riconoscimenti internazionali, dove si organizzano le finali dei tornei di robotica, si è partner di progetti Erasmus, e si sviluppano didattiche relative alla legalità e alla lotta alle mafie. Lo sgombero dell’istituto era in programma lo scorso 23 ottobre, ma l’ufficiale giudiziario non si è ancora presentato. La Regione c’entra, perché c’entra il modo in cui a Roma ha “svenduto” le ex province. A Siracusa c’è quella messa peggio. Da quattro anni non riesce a pagare i canoni d’affitto al proprietario dello stabile che ospita 600 studenti, 40 classi e parecchi indirizzi, dal Classico allo Scientifico. Gli arretrati ammontano a 500 mila euro. “Lo smembramento significherebbe la fine dell’attività d’eccellenza” ha spiegato il dirigente scolastico. Mentre la Prestigiacomo, deputata in loco, va in forcing sul governo siciliano.

Cosa sono 500 mila euro per una Regione che dall’8 agosto ha preso impegni di spesa per tre miliardi e mezzo? Nello Musumeci, mercoledì scorso, era intervenuto durante il dibattito sulla questione finanziaria, all’Ars, per spiegare che “dall’8 agosto, data di approvazione del nuovo rendiconto, il totale degli impegni di spesa assomma oltre 3,5 miliardi di euro. Mentre i pagamenti – si era gonfiato il petto il governatore – sono stati quasi di 2 miliardi. Altro che senza un euro. Non creiamo sconforto”. Ma lo sconforto vero l’ha creato il suo governo un mesetto fa, quando ha suggerito prudenza all’Ars, vietando di fatto l’approvazione di un “collegato” alla Finanziaria che contenesse norme di spesa. Bisognava prima attendere il giudizio di parifica della Corte dei Conti, slittato al 13 dicembre, per conoscere i termini dell’enorme disavanzo (l’ultimo è stato stimato in 400 milioni). “Non c’è un euro” si diceva. Ma non appena i giornali hanno scritto di una Regione sull’orlo del precipizio, il governatore se l’è presa: “E’ una fake news”. E, in una relazione firmata da Gaetano Armao, avvalendosi di una foglia di fico (il report di Moody’s, un’agenzia di rating), ha dato i numeri. Proviamo a stargli dietro, stilando una lista di (possibili) risparmi.

Capitolo vitalizi. Musumeci e Diventerà Bellissima hanno fretta di sforbiciarli. Per evitare un taglio dei trasferimenti statali – non si è ancora capito se di 40 o 70 milioni di euro – bisogna abbattere le pensioni degli ex parlamentari, che costano al Parlamento siciliano (badate bene: il Parlamento, non la Regione) 18 milioni l’anno. Recepire la Legge Fico, che su alcuni assegni applica una riduzione fino al 60%, farebbe crollare i costi dell’Assemblea di 8-9 milioni. Ma ridurrebbe sul lastrico parecchi pensionati d’oro, che arriverebbero a percepire una paghetta mensile da 600 euro. E persino qualcuno dei loro eredi, cui verrebbe negato l’assegno di reversibilità. Miccichè non ci sta e gioca al ribasso: col testo studiato nei dettagli da Antonello Cracolici, del Pd, il mini-risparmio dell’Ars sarebbe di 1,2 milioni l’anno. Un’operazione che, nelle intenzioni dei proponenti, eviterebbe una lunga scia di ricorsi che – questi sì – finirebbero per gravare su un Parlamento che già costa una montagna di milioni (ma un po’ meno dei 200 di cui parla Giletti).

Ma pensateci un attimo. Per concretizzare un risparmio sulla doppia cifra – dato che la stella polare è la spending review – sarebbe bastato non far partire il Giro d’Italia, nel 2021, dalla Sicilia. L’operazione complessiva prevede: la rinascita del Giro di Sicilia (quest’anno si è tenuta la prima edizione dopo una pausa quarantennale) per 4 milioni; e le due capatine della corsa rosa (tre tappe l’anno prossimo e la partenza nel 2021) nell’Isola, per 7 milioni. In totale fa 11. Soldi che avrebbero contribuito alla cura dimagrante dell’Isola. Il governo dalle armi spuntate, inoltre, avrebbe potuto indagare altre soluzioni per fare gli interessi dei siciliani. Spostando, ad esempio, i 14 milioni dedicati al restyling dei borghi fascisti (agglomerati voluti da Mussolini dove vivono una settantina di persone) al capitolo delle zone franche montane, come continua a chiedere Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd. Anche lui un populista?

Altri dieci milioni, con buona pace del movimento ippico, si sarebbero potuti recuperare sul fronte Ambelia, l’ombelico del mondo di una Sicilia che guarda al futuro (sigh!). Una tenuta di monta che Musumeci e il suo governo, con un’operazione dalle finalità indiscutibili sotto il profilo tecnico (recupero del pubblico patrimonio), ha rimesso a nuovo lo scorso anno con tre milioni, organizzandoci la “Fiera Mediterranea del Cavallo”. Ma siccome a caval donato non si guarda in bocca, è andata oltre: stanziando altri 560 mila euro per portare dalle parti di Militello, residenza del governatore, la famosa Coppa d’Assi, l’appuntamento tradizionale del parco della Favorita, a Palermo; e altri 5,5 milioni per costruire un ristorante e un parcheggio all’interno della stazione equina, che il prossimo anno sarà ancora più figa e più moderna.

Ma se il servizio alla Sicilia e ai siciliani deve essere completo, un governo così parsimonioso non potrà perdere 100 milioni di fondi comunitari a causa della mancata certificazione della spesa. Per questo Musumeci, durante un vertice cui ha preso parte anche l’ex assessore del comune di Caltagirone, Massimo Giaconia, il nuovo “aiutante” di Armao, ha chiesto agli assessorati in ritardo – Sviluppo Economico, Turismo, Infrastrutture – il massimo sforzo per far uscire le graduatorie e avviare i finanziamenti. Coi soldi dell’Europa non si scherza. E nemmeno sul caso del censimento “fantasma”, lo scandalo da 110 milioni legato a Sicilia Patrimonio Immobiliare, si sarebbe dovuta avallare tanta superficialità. Recuperare i soldi finiti in Lussemburgo sarà pressoché impossibile, ma tentare di fare chiarezza, senza sotterfugi, sarebbe un buon modo per dire ai siciliani che la Regione è trasparente e sta dalla loro parte. Non da quella di spietati e loschi avventurieri.

Ma una possibilità di riscatto, piccolina, esiste. E qui subentra la storia del liceo Bartolo. L’assessore alla Funzione Pubblica, Bernadette Grasso, sembra aver colto la gravità della vicenda e ha annunciato la firma di un decreto “per destinare 1,2 milioni di euro a garanzia del diritto allo studio, in modo che gli studenti possano riprendere serenamente, già dalla prossima settimana, le attività scolastiche”. Sarebbe un segnale di buona politica, altro che Ambelia. “Com’è noto – ha aggiunto l’assessore Grasso – il Libero Consorzio Comunale di Siracusa è stato costretto a dichiarare un grave dissesto e tale situazione ha avuto e continua ad avere la piena attenzione da parte del governo. Fino ad oggi, infatti, la Regione Siciliana si è fatta carico di sostenere finanziariamente le città metropolitane e i Liberi Consorzi Comunali, in assenza di ristoro da parte dello Stato. In base all’accordo del dicembre 2018, però, a partire dal 2020, lo Stato si farà carico integralmente e direttamente del concorso alla finanza pubblica, eliminando quindi il prelievo forzoso ed equiparando le ex province siciliane a tutte le altre”. Speriamo.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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