Verso la gestione provvisoria

“Per me è assolutamente impossibile approvare Bilancio e Finanziaria entro lunedì”, dice Luigi Sunseri, chiudendo la conference call coi giornalisti. “Manca il parere dei revisori. E’ atteso per oggi, ma non sappiamo quale esito avrà”, aggiunge Nuccio Di Paola. Il focus dei Cinque Stelle sui conti regionali è catastrofico: “Non ho mai visto una situazione così comatosa – riferisce Sunseri -. Manca all’appello un miliardo e ad oggi, 27 aprile, non è nemmeno cominciata la discussione in commissione Bilancio. Andremo quasi certamente in gestione provvisoria”. A rischio gli stipendi dei dipendenti delle società partecipate (circa 7 mila), che rimarrebbero scoperti: “Prima di fine maggio, tra approvazione all’Ars e pubblicazione in Gazzetta ufficiale, la situazione non si sbloccherà – profetizza Sunseri -. Potranno essere solo pagati gli stipendi dei dipendenti regionali, ma non saranno pagate tutte le spese in conto capitale e non si potrà programmare un euro di fondi europei”.

“Mai nessun governo era riuscito in questa impresa: cioè presentare in ritardo 5 bilanci su 5. Quest’ultimo, peraltro, avrebbe potuto presentarlo il 31 dicembre, dato che quattro mesi di attesa non sono serviti praticamente a nulla”. Tanto meno a trovare un accordo con Roma. Ma l’inefficienza ha radici più profonde: “Nell’arco di questa legislatura non è stato posto in essere alcun tentativo di razionalizzazione della spesa o di riduzione degli sprechi – sillaba Sunseri – Oggi sarebbe impossibile dare risposte anche ai territori. Il Fondo delle Autonomie locali è stato ulteriormente decurtato di cinque milioni”. L’atteggiamento dei Cinque Stelle sarà rigoroso, ma non ostruzionistico: “Faremo gli interessi dei siciliani – promette Nuccio Di Paola, capogruppo all’Ars -. Sono loro che, rimanendo senza stipendio, rischiano di finire gambe all’aria. E faremo le barricate, se necessario, pur di evitare tagli”. E ancora: “Gli ultimi rantoli del comatoso governo Musumeci sono forse i peggiori. Basta, anziché minacciare le dimissioni ogni volta che gli manca il terreno sotto ai piedi, le presenti una volta per tutte. Faccia la prima cosa giusta del suo mandato: subito dopo l’approvazione della Finanziaria, se ne vada”.

Il Movimento ha approfittato di questa conferenza stampa per contestare l’operato di Musumeci sul tema della monnezza: “Nel piano dei rifiuti non è presente alcun inceneritore, a differenza di ciò che dice Musumeci – è la tesi di Giampiero Trizzino – L’unico richiamo è contenuto del decreto di accompagnamento. Inoltre, non sono state coinvolte le comunità di Gela e di Catania, dove questi impianti dovrebbero sorgere; ma nemmeno le SRR, i sindaci e l’Assemblea regionale. Si tratta di un’operazione elettorale, di fronte alla quale ci sono molteplici possibilità di ricorso al Tar. Ma la cosa più grave – continua il parlamentare palermitano – è che vengano violate le leggi regionali che impongono la concertazione all’interno delle SRR”.

Del Bilancio aveva parlato ieri anche il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo: “O bere o affogare! Come nei peggiori regimi stamattina apprendiamo, con sgomento, che le commissioni parlamentari all’Ars hanno stabilito da un quarto d’ora ad un’ora di tempo per presentare gli emendamenti di un Bilancio – ancora sprovvisto del parere dei revisori dei conti – e della Legge di Stabilità. E’ un coltello piantato alla gola non soltanto dell’Assemblea Regionale Siciliana e dei deputati, ma soprattutto dei siciliani”. “Non c’è il tempo di valutare adeguatamente le coperture finanziarie – aveva aggiunto Barbagallo -, così si rischia concretamente di far saltare i conti della regione siciliana. Chiediamo un incontro urgente al presidente dell’Ars, Miccichè per avere garanzie parlamentari di fronte a questo tentativo che non esito a definire un golpe. Un fatto di una gravità tale da non avere precedenti nella storia del parlamento più antico d’Europa”.

Il contenuto della Finanziaria

Nella Finanziaria ‘lacrime e sangue’ varata dal governo, che congela quasi un miliardo in attesa della definizione di un accordo – l’ennesimo – con lo Stato, all’articolo 2 torna di moda la questione più impellente: il riordino dei carrozzoni. La cronaca giudiziaria che ha coinvolto l’Ast, con l’iscrizione di 16 persone nel registro degli indagati e la decapitazione dei vertici, ha reso necessario un intervento da parte della giunta. Non tanto (e non solo) in termini di vigilanza gestionale, ma soprattutto di assunzioni. Un modo, forse, per contrastare il ricorso alle società interinali, che all’Ast hanno causato un giro vorticoso di clientele e raccomandazioni (il famoso papello fatto pervenire all’ex direttore generale Fiduccia è finito su tutte le cronache di giornale: umiliante). Ma soprattutto per “rilanciare le attività delle società partecipate spesso carenti di figure specialistiche”.

Per questo, all’articolo 2, si parla di una proposta che “prevede il parziale superamento dell’ultra decennale blocco delle assunzioni, che ha ridotto sensibilmente la forza lavorativa all’interno delle società regionali, compromettendone lo svolgimento delle attività necessarie”. Stando alla relazione allegata al disegno di legge, “le modalità previste non comportano un aggravio di costi, ma consentono una razionalizzazione delle risorse umane” e “il contenimento graduale della spesa complessiva, in quanto accompagnata anche da una riduzione delle attuali piante organiche”. Un’operazione chirurgica “in un quadro coerente con i limiti posti dall’Accordo Stato-Regione del 14/01/2021”. Da tale misura restano escluse l’Irfis e la Seus. C’è un problema, però: il presidente dell’Ars Micciché ha già cassato la norma nel giorno in cui la manovra è approdata in commissione Bilancio per una prima valutazione. Stop anche alla riforma delle Ipab, le opere pie, che avrebbe permesso il trasloco di 700 dipendenti alla Regione (anche in Asp e ospedali).

Sempre nell’articolo 2, invece, si adottano delle disposizioni normative per accelerare le procedure di liquidazione dell’Espi, avviate da una ventina d’anni. Come? Trasferendo al bilancio della Regione le somme derivanti dalla disponibilità liquida del bilancio finale di liquidazione dell’Ente siciliano per la promozione industriale, prodotto di un’altra epoca. Gli effetti della vicenda Ast, e dell’audizione (imbarazzata) di Armao di fronte all’Antimafia, emergono invece, all’articolo 3, in cui “l’iniziativa legislativa si propone il potenziamento dell’attività ispettiva e di verifica giuridico-contabile, nell’ambito della più generale attività di controllo esercitata da parte della Ragioneria generale della Regione nei confronti degli enti, delle aziende vigilate e delle società partecipate dell’amministrazione regionale. Tale attività – si precisa nella relazione – potrà essere espletata mediante la collaborazione anche di avvocati, commercialisti, aziendalisti, revisori dei conti, magistrati e avvocati dello Stato in quiescenza, di dirigenti o funzionari statali e regionali in quiescenza, di comprovata esperienza in materia contabile o amministrativa”.

L’articolo 4, invece, rimette mano alla questione dei regionali. Quelli che Musumeci, in tempi non sospetti, aveva definito “grattapancisti”. Come? Con l’incremento di 1,6 milioni del “fondo di trattamento accessorio”, pur non perdendo di vista i vincoli imposti dall’accordo Stato-Regione del 14 gennaio 2021, quello relativo alla spalmatura in dieci anni del disavanzo. Quelli che, allo stesso tempo, imponeva di “adottare una serie di misure volte al contenimento strutturale della spesa corrente, a partire da quella riguardante l’articolazione della struttura organizzativa regionale”. Ecco, sta qui la soluzione: la soppressione di 394 postazioni dirigenziali e la sopraggiunta pensione per 171 dipendenti semplici, consente un rientro della spesa, connessa con la possibilità di un ritocco in busta paga (circa 200 euro al mese per i dirigenti, qualcosina meno per il personale del comparto). Un regalino di fine legislatura. Anche se, fuori dal palazzo, monta la polemica dei sindacati per il mancato rinnovo del contratto dei dipendenti regionali.

Tra le nuove disposizioni finanziarie, è previsto “che qualsiasi nucleo familiare con tre o più figli, anche non residente in Sicilia, possa godere di uno sconto del 50% sulla tassa d’ingresso da applicarsi in tutti i luoghi della cultura gestiti dalla Regione Siciliana. In questo modo si determinerà un incremento delle presenze che compenserà i minori introiti derivanti dalle incentivazioni previste”. Inoltre, all’articolo 7, sono previste delle agevolazioni per le imprese che sorgono all’interno delle Zes, le zone economiche speciali: si tratta di un “contributo parametrato ai ricavi delle vendite e delle prestazioni derivanti dall’attività svolta dall’impresa nella Zona Economica Speciale, utilizzabile esclusivamente in compensazione”. La previsione di copertura finanziaria è di 10 milioni per il 2022 e 25 per l’anno successivo (a valere sui fondi Fsc).

Un fitto capitolo è dedicato al tema dei trasporti: in palio 325 milioni (da qui al 2026) per il potenziamento dei collegamenti con le isole minori. Settecentomila euro vanno alle cooperative dei tassisti. Intervento immediato nei confronti dell’Ast, l’azienda siciliana dei trasporti, che prevede, “nei limiti del contributo di gestione annualmente previsto, l’immediato pagamento delle risorse regionali stanziate in bilancio al fine di garantire una sufficiente liquidità per far fronte con correntezza alle spese mensili da sostenere”. Ast è in una perdurante crisi di liquidità “determinata dai ritardi nei trasferimenti dei crediti vantati nei confronti dello Stato, che vengono erogati a distanza di anni con procedure farraginose”. Al contempo, però, “dovrà dotarsi di un piano di risanamento triennale, volto al contenimento dei costi e alla riqualificazione e razionalizzazione dei servizi svolti”. Un intervento da dieci milioni di euro, inoltre, dovrebbe avere come destinatari finali gli autotrasportatori, che nei mesi scorsi avevano minacciato la serrata: in questo caso l’Assessorato regionale ai Trasporti è autorizzato a concedere contributi “per migliorare la catena intermodale e decongestionare la rete viaria, incentivando le autostrade del mare che collegano la Sicilia da e per i porti Italiani”. Dieci milioni vanno anche al Cas, il Consorzio Autostrade, come anticipazione di liquidità.

La manovra prevede il congelamento di circa un miliardo: 714 milioni di minori entrate per il Covid che lo Stato si impegna a riconoscere; e 211 milioni derivanti dalla rata del disavanzo che la commissione paritetica ha già concesso di posticipare (la proposta è già pervenuta al Consiglio dei Ministri). Fino all’autorizzazione legislativa statale, però, la Regione non potrà utilizzare quel tesoretto. Molte delle misure descritte sopra, pertanto, dovranno attendere. Ma in generale non sembra una Legge di Stabilità in grado di cambiare le sorti della Sicilia, come segnala ad esempio la Cisal: “La Finanziaria regionale, presentata dal Governo Musumeci, non contiene né soldi certi, né risposte concrete per imprese e lavoratori: ci auguriamo che le forze politiche di maggioranza e opposizione, in Parlamento, la stravolgano o scenderemo in piazza. In un momento difficile come questo bisogna rilanciare l’economia, non sperperare denaro in mille inutili rivoli”.

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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