Una settimana per il Bilancio

Nella foto, l’assessore regionale all’Economia e vicegovernatore della Sicilia, l’avvocato Gaetano Armao

E’ arrivata a Palazzo dei Normanni la legge di stabilità. Il testo di 24 articoli è già all’esame degli uffici dell’Ars. Secondo il regolamento interno, il ddl deve essere trasmesso alle commissioni di merito e poi alla Bilancio prima di arrivare in aula. Micciché ha fissato la prima seduta utile per giovedì 28 aprile. Considerando i tempi strettissimi (la manovra va approvata entro il 30), a Palazzo circola voce che la manovra potrebbe arrivare direttamente in aula, bypassando le commissioni ma il deputato del Pd, Antonello Cracolici, lo esclude in modo categorico: “Non è possibile, va assegnata alla Bilancio e alle commissioni per i pareri di merito”.

Sarà una corsa disperata contro il tempo. Ci sono un paio elementi di questa farsa che non tutti considerano. Il primo è aver perso quattro mesi per nulla. L’esercizio provvisorio, per com’era stato pensato, avrebbe dovuto consentire ad Armao di chiudere l’accordo con lo Stato per evitare di scrivere un altro bilancio di cartone. L’intesa con Roma, ad oggi, non c’è. E poiché era chiaro che non ci sarebbe stata, l’assessore all’Economia – che dovrà accantonare quasi un miliardo – avrebbe fatto meglio a valutare per tempo le norme da inserire in Finanziaria, anziché farlo al buio a cavallo delle vacanze pasquali. Si parla di venti articoli, diventati nel frattempo ventiquattro, che Musumeci e Armao avrebbero definito senza coinvolgere gli altri assessori. E qui si giunge alla seconda questione: cioè ai mal di pancia di molti esponenti della giunta, che solo in questi giorni si sarebbero accorti dei modi autoritari del collega. Ma dove sono stati in tutti questi mesi?

Resta sullo sfondo la polemica innescata dalle opposizioni. Con una nota formale indirizzata al presidente del Consiglio, Mario Draghi, il Pd, i Cinque Stelle e Claudio chiedono “di valutare l’avvio del procedimento di rimozione del Presidente della Regione e di scioglimento dell’Assemblea regionale siciliana e per atti contrari alla Costituzione ai sensi dell’art. 126 della Costituzione”. Le contestazioni non riguardano la Finanziaria, bensì la Legge di Bilancio, ancora priva di un presupposto essenziale: ovvero il parere preventivo che deve essere obbligatoriamente espresso dal Collegio dei revisori dei conti della Regione Siciliana. “Nell’eventualità che il parere espresso dal Collegio sia negativo, la Giunta regionale può percorrere due strade: o conformarsi al parere modificando il documento contabile, oppure motivare le ragioni per le quali ritiene di non operare alcun adeguamento. In entrambi i casi – si legge nella lettera inviata a Palazzo Chigi -, all’atto della trasmissione del disegno di legge all’ARS il parere deve essere già stato espresso. Alla data odierna, con la scadenza ormai prossima dell’esercizio provvisorio non più prorogabile, il disegno di legge di bilancio trasmesso all’Assemblea regionale siciliana – denunciano invece i deputati – non è corredato dal parere. Si prefigura, dunque, la violazione delle norme di attuazione dello Statuto, ma soprattutto l’impossibilità di pervenire all’approvazione del bilancio di previsione 2022/2024 entro i termini perentori del 30 aprile”. “Non ci sono più le condizioni – conclude la nota – affinché la Regione siciliana approvi il bilancio di previsione entro la scadenza dell’esercizio provvisorio, con conseguente gravissima violazione dello Statuto e della Costituzione”. Anche se Micciché rintuzza il panico: “Le affermazioni delle opposizioni non rispecchiano la realtà perché nonostante i ritardi saremo nelle condizioni di approvare la finanziaria nei termini previsti”.

Parte, nel frattempo, il tour de force della manovra. Dopo l’esame degli uffici dell’Ars, martedì 26 verrà trasmessa alle commissioni di merito, poi in commissione Bilancio. A ruota, il 28 mattina (la seduta è stata convocata per le ore 11), verrà incardinata a Sala d’Ercole. Serviranno i tempi tecnici per gli emendamenti. Visti i precedenti, sembra un’utopia cominciare con le operazioni di voto prima di venerdì 29. Bisognerà lavorare anche il sabato, e non è detto che basti per la fumata bianca.

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