Ugo Forello non ha paura di affrontare le conseguenze delle proprie dichiarazioni. Non è un caso se ha fondato l’associazione antiracket “Addiopizzo”. E’ uno di quelli che dice “pane al pane, vino al vino”, che per questo si attira molto spesso gli strali – e i rimproveri – dei colleghi di partito. L’anima del Movimento 5 Stelle si è dissolta e il consigliere comunale di Palermo, uno dei maggiori oppositori del sindaco Orlando, si è trovato dall’altra parte della barricata anche su tematiche nazionali come immigrazione e giustizia. E ci sguazza benissimo. Rappresenta l’ala ortodossa, di solito quella “fastidiosa”, che rompe gli schemi e l’unità.
Bastano pochi esempi, tutti recentissimi, per dimostrare quanto Forello sia più vicino alla sensibilità di un presidente della Camera a caso, leggasi Roberto Fico, che non del vice-premier Di Maio e del fidato Cancelleri. Sul caso Diciotti è stato uno dei primi a contestare la linea della fermezza e di scarsa sensibilità di Matteo Salvini, il ministro dell’Interno: a lui Forello ha ricordato che è “passato il tempo del ‘princeps legibus solutus’ e il rispetto dei diritti fondamentali e delle norme viene prima di ogni cosa (…) La discrezionalità politica e dell’azione di governo trova un limite invalicabile nel rispetto della Costituzione”. Insomma, vietato sequestrare i migranti.
E anche sull’interpretazione del concetto di giustizia del leader della Lega, nelle ultime ore, Forello ha avuto da ridire. “Io ho difeso il pm di Agrigento Patronaggio. Le frasi di Salvini sembrano le stesse di Berlusconi. La magistratura di Palermo e quella italiana devono avere il massimo rispetto, soprattutto da persone che ricoprono ruoli istituzionali di grande importanza. Un politico, un ministro che recita su Facebook scenate del genere dovrebbe scusarsi immediatamente”. Il riferimento è all’apertura del plico della Procura di Palermo in diretta Facebook, che non è piaciuto a molti altri del governo gialloverde, incluso il ministro Bonafede. Che, poiché al governo, è pur sempre meno ortodosso di Forello.
Il buon Ugo, candidato alle ultime Amministrative contro Orlando (è arrivato terzo con il 16,2%), una vita da avvocato e imprenditore con interesse nelle sale bingo (ahi! Di Maio ha vietato la pubblicità sul gioco d’azzardo), negli ultimi giorni è finito nelle cronache cittadine anche a causa di un post prima pubblicato e poi rimosso dai grillini palermitani. C’è lui alle prese col “bavaglio” di un altro consigliere comunale, che ne blocca il tentativo di chiamare l’appello in aula, nonostante i titolati a farlo fossero altri. L’impedimento fisico di cui si parlava nel post originario in realtà è stata una gaffe, un’approssimazione bella e buona, che ha fatto gridare all’indignazione il resto di Sala delle Lapidi. E’ la politica ai tempi dei social, dove ha tutto ha valore relativo e l’eccesso paga (non sempre).
Forello crede ancora nel progetto gialloverde (“Sono convinto che il gioco valga la candela” ha detto qualche giorno fa a Repubblica), che rischia però di diventare a tempo (“L’autunno sarà decisivo”). Mentre a Palermo chiede di continuo – è un testa a testa con Ferrandelli – le dimissioni di Orlando, che “risultano non più prorogabili”. Capelli folti e barba lunga: questo Forello ha proprio una faccia da Fico.