Concluso il numero, non proprio scoppiettante, sul compleanno del magnate giapponese, il fantasista Renato Schifani è sceso dal palco dell’avanspettacolo ed è partito in fretta e furia per Roma dove ha incontrato Matteo Salvini, ministro per le Infrastrutture e leader incontrastato della Lega. Non c’erano questioni di governo da affrontare. Schifani, che per grazia ricevuta è il presidente della Regione, sa di avere una spina nel fianco e che quella spina si chiama Raffele Lombardo. Sa pure che dopo il patto stretto da Lombardo con Salvini, i suoi margini di manovra con l’alleato Totò Cuffaro diventano molto stretti e forse addirittura controproducenti: le prossime elezioni europee del giugno 2024 potrebbero trasformarsi in una sconfitta se non addirittura in un bagno di sangue. Da qui la necessità di un incontro “chiarificatore” con Salvini e la speranza di chiudere la conversazione con una nota da spendere poi in un “francobollino” su Livesicilia.
La manovrina in parte gli è riuscita. Il comunicato stampa, per quanto annacquato, si chiude con una frasetta rituale e all’un tempo caritatevole: “Salvini ha anche confermato al presidente pieno apprezzamento per il lavoro del governo regionale”. Ma per capire lo spirito profondo al quale è stato improntato l’incontro di Roma basta osservare con un minimo di attenzione la foto che lo immortala e lo consegna – si fa per dire – alla storia. Guardatela e riguardatela. Lo sguardo di Salvini vi racconta tutto, anche ciò che a occhio nudo non si vede: realtà e finzione, verità e illusione, pensiero e retro pensiero. Vi dice, soprattutto, in che mani siamo.