In attesa che la Meloni decida di Musumeci e vengano celebrate le primarie del ‘campo largo’, a spingere la campagna elettorale per le Regionali è rimasto Cateno De Luca. L’ex sindaco di Messina, che ha fondato di recente il partito ‘Sud chiama Nord’ con Dino Giarrusso, l’ex Iena fuoriuscita dal M5s, è già al secondo giro di giostra. Durante le sue tappe in provincia (ieri era a Ragusa) ribadisce la bontà di un progetto che dovrebbe incoronarlo sindaco di Sicilia “con il 41%”. Cateno vola alto, ma non è una novità: “Il mio calcolo è frutto di una strategia che prevede la presenza di tre liste forti, che supereranno ampiamente il 5%; e di sei liste di testimonianza, che raccoglieranno – insieme – fra il 10 e il 12. Sono quelle che ci faranno vincere, come successo a Messina con Federico Basile”.
Il calcolo di De Luca non tiene conto degli avversari, reali e potenziali, di una campagna elettorale ancora incertissima. Fa il tifo per Musumeci e la Chinnici, che ritiene i più abbordabili. E nel frattempo indica il target per il suo esercito di liberazione: “Siamo nella fase dell’arruolamento e non vogliamo deputati uscenti. Solo sindaci e amministratori locali. Chi vive attraverso il bancomat della gestione politico-mafiosa delle strutture regionali con noi rischia di rimanere disoccupato. Fino a ieri hanno provato a offrirci la mela del peccato, ma questo progetto non si ferma”.
Nel centrodestra ci sono parecchi suoi estimatori. Ha chiuso le porte anche a loro?
“C’è chi mette in giro la voce che ‘tanto l’accordo con De Luca si trova’. Io continuo a ribadire che con De Luca accordi non se ne trovano. Non mi chiamo Armao o Lagalla, che nell’ottobre 2017 – da candidati alla presidenza della Regione – si sono ritirati perché hanno trovato una poltrona comoda per i loro sederini”.
Neanche se a proporle un accordo dell’ultima ora fosse Matteo Salvini?
“Io non mi faccio dettare i tempi da nessuno. Nemmeno da Salvini”.
Però la Lega ha contribuito alla sua vittoria al primo turno a Messina. Non ha un debito di riconoscenza nei confronti del suo leader?
“E’ Salvini che è in debito con me. Gli ho permesso di avere il 5% a Messina. Guardi il primo degli eletti nella lista di ‘Prima l’Italia’: è un dipendente di Fenapi (l’organizzazione di categoria fondata da lui, ndr)”.
Ci spieghi com’è andata.
“Io ho incontrato Salvini due volte, su richiesta di Nino Germanà. Nel corso del primo incontro gli ho proposto un accordo tecnico che gli consentisse di arrivare al 5 per cento. Nel secondo gli ho imposto una clausola: di non mettere piede a Messina durante la campagna elettorale”.
Perché?
“Niente di personale. Ma il suo partito è parte integrante del governo Musumeci. E Musumeci è venuto dieci volte a Messina, facendo tre comizi contro di noi. Volevano ammazzarmi”.
E non avete mai affrontato il discorso Regionali?
“L’abbiamo fatto. Gli ho detto che dopo la nostra vittoria al primo turno, avrebbe avuto 48 ore di tempo per ritirare il proprio assessore dal governo Musumeci. A quel punto ci saremmo seduti a parlare. Ma le 48 ore sono scadute da un pezzo…”.
Il soggetto attuatore per l’emergenza Covid, l’ing. Tuccio D’Urso, è un fedelissimo di Musumeci. E qualche giorno fa, sui social, ha pubblicato una vostra foto insieme, auspicando un ritorno di fiamma. “Due politici che hanno unito capacità organizzativa a capacità operativa – ha scritto D’Urso – non possono marciare separati”. Che effetto le fa?
“Mi tolgo il cappello di fronte alle competenze di D’Urso. Ma se Musumeci capisce d’amministrazione, io posso indossare il tutù e fare danza classica. Anche sotto questo profilo io e il buon Nello non abbiamo nulla a che spartire. Lui non ha idea di cosa significhi amministrare, tant’è che spara minchiate a raffica: ne ha radunate alcune nell’opuscolo spedito ai sindaci, che parla dei primi quattro anni della sua amministrazione. Chissà quanto sarà costato”.
A quel punto De Luca afferra l’opuscolo e legge alcuni titoli. Il primo lo rapisce. ‘Dopo 30 anni stop al precariato e via alle assunzioni’. “Ma chi avrebbe assunto? Gli Asu? I Forestali”. Poi si parla di conti in ordine. “Confindustria – evidenzia l’ex sindaco di Messina – continua a dire che gli imprenditori stanno fallendo perché la Regione approva i bilanci in ritardo, e di conseguenza non circola moneta. Questi sono fuori di testa. Siamo alla propaganda pura, altro che ventennio”.
Lei spera di avere Musumeci come rivale.
“Ma vede, io sono un Musumeci-boys. Deve essere ricandidato perché noi lo vogliamo inchiodare alle sue responsabilità di fronte ai siciliani. Anch’io ho la responsabilità di averlo fatto eleggere, e di questo ho chiesto scusa dopo sei mesi. Io l’ho eletto, e io lo sconfiggerò”.
Tornando ai conti. Dopo l’approvazione del Documento di economia e finanza, l’assessore Armao ha detto di aver ridotto l’indebitamento della Regione di 1,3 miliardi in cinque anni.
“Veramente abbiamo assistito ogni anno a una vergognosa trattativa Stato-Regione per spalmare i debiti. Se poi ridurre l’indebitamento vuol tagliare i fondi ai Comuni, non pagare le imprese, evitare di riorganizzare la macchina regionale perdendo i fondi del Pnrr – com’è accaduto ai 400 milioni per le opere irrigue – allora hanno raggiunto l’obiettivo”
Qualcuno mente. O non dice fino in fondo la verità.
“Ma guardi che in questi anni non è stato risanato un bel nulla. I conti sono peggiorati, e nel frattempo, grazie a un peggioramento dei rapporti con lo Stato, siamo diventati sudditi di Roma. Se andate a vedere il bilancio di previsione pluriennale 2022-24, per i prossimi due anni è rimasta ‘congelata’ spesa corrente per un miliardo. Hanno trovato una soluzione-tampone per il 2022, ma per il futuro siamo senza copertura finanziaria. Questo vuol dire una cosa: che i conti farlocchi erano e farlocchi sono rimasti”.
Ruggero Razza è stato rinviato a giudizio per falso in concorso nell’ambito dell’inchiesta sui dati falsi Covid.
“Anche io sono parte lesa in questo processo: come ex Sindaco di Messina che ha denunciato le inefficienze del sistema sanitario regionale presentando ben quattro esposti all’Autorità Giudiziaria, ma ancor di più come siciliano che ha dovuto subire lo scempio di un sistema sanitario che invece di preoccuparsi di fornire le cure e l’assistenza al suo popolo, giocava con i dati, “spalmava i morti”, minacciava querele e ordiva complotti contro De Luca, reo di difendere i siciliani. In attesa di vederci in Tribunale, invito l’assessore Razza alle immediate dimissioni. Se non dovesse farlo presenteremo una mozione di sfiducia all’Ars”.