Tutte le carte dello scandalo

Da sinistra, l'ex assessore al Turismo (oggi ai Beni culturali) Scarpinato, assieme a Manlio Messina, ideatore di SeeSicily

Tutte le notizie che l’assessore Scarpinato non ha ancora fornito al presidente Schifani sono contenute in un articolo di Mario Barresi pubblicato oggi su ‘La Sicilia’. In cui si ripercorre l’intenso rapporto fiduciario tra la Regione siciliana e la Absolute Blue, cioè la società con sede in Lussemburgo, amministratore unico Patrick Nassogne, che da due anni a questa parte gestisce gli eventi a Cannes per conto della Regione medesima e che, stavolta, lo farà per una cifra (3,7 milioni) di gran lunga superiore rispetto a quella già liquidata per l’edizione 2022 del Festival del Cinema.

Scarpinato dovrà spiegare, innanzi tutto, i motivi dell’incremento della spesa (che le singole voci allegate al decreto del 20 dicembre non esauriscono). Quale grande “valore aggiunto” giustifica il milione e mezzo ulteriore che finirà nelle casse di una società che, dalla banca dati internazionale ‘Dato Capital’, risulta al centro di un sistema di scatole cinesi? Ma soprattutto, perché Absolute? L’assessore al Turismo, che nelle ultime ore ha ricevuto il conforto del suo predecessore Manlio Messina, ha spiegato che risulta “titolare in esclusiva del format “Woman and Cinema”, nonché dell’organizzazione anche sotto il profilo logistico dell’evento al Festival Internazionale del Cinema di Cannes 2023”, e tanto basta per indire una procedura negoziata “senza previa pubblicazione di un bando di gara”. Ma questo ragionamento, come segnala Barresi, non sta in piedi perché “significa soltanto che ha inventato un evento e se lo gestisce in autonomia: vale a giustificare l’affidamento diretto, per quest’anno, di altri 3,7 milioni?”.

La Regione, magari, avrebbe potuto pensare a un altro format, e sperimentare i servizi di una società diversa, che non drenasse quasi 4 milioni di risorse comunitarie (del piano di Sviluppo e coesione) per una singola edizione della mostra fotografica affidata agli scatti di Moja. Anche se, come emerge, la Absolute Blue non è nuova alle frequentazioni con palazzo d’Orleans; infatti, è stata destinataria di altri finanziamenti nello scorcio temporale post-pandemico. Non solo sulla Croisette, ma anche al Festival di Venezia, dove la scorsa estate ha organizzato un paio di eventi – uno al Lido, uno in centro (facendo esibire i musicisti del Bellini di Catania) – per circa 170 mila euro. Briciole rispetto ai 208 mila euro per ‘addetti stampa e comunicazione’, liquidati per la prima edizione di ‘Sicily, Women and Cinema’ in Costa Azzurra: una cifra che corrisponde al costo lordo annuo degli stipendi dei dieci giornalisti in forza all’ufficio stampa di Palazzo d’Orleans. La singola voce rientra nel pacchetto da oltre due milioni liquidati ad Absolute per l’intera iniziativa, ove rientra l’allestimento di “Casa Sicilia” all’Hotel Majestic, con lustrini e ospiti d’onore, a due passi dal red carpet.

Sulle caratteristiche della società lussemburghese, le cui “capacità tecniche e finanziarie sono state puntualmente verificate dalla stazione appaltante” (parola di Scarpinato), continuano ad emergere dettagli oscuri. Ad esempio il fatto che, oltre all’amministratore unico Nassogne, abbia tre soli dipendenti: i cui nomi, però, non portano da nessuna parte. Nemmeno LinkedIn, uno dei social più accreditati, ha prova dell’esistenza di Murat Esen, Viktoria Pietrowski e Albert Dondlinger (che per altro compaiono anche nelle altre società nell’orbita di Nassogne). Dalla ricerca effettuata da Barresi su ‘Dato Capital’ si comprende qualcosa in più anche sui bilanci di Absolute: “quello al 31 dicembre del 2021 s’è chiuso con un attivo di 454.442,50 euro (minore rispetto ai 972.812,52 dell’esercizio precedente) per un giro d’affari complessivo di 1.901.119,66 euro. Era l’anno prima che Absolute incrociasse il suo destino a quello della Regione”.

La cassa si era progressivamente svuotata a partire dal 2018, così come l’attivo circolante. I più ingenui potrebbero pensare che è “tipico” di una società di servizi. Restano tuttavia dei quesiti, secondo il cronista de ‘La Sicilia’: “Perché la struttura del bilancio ricalca quella di una società finanziaria? Perché la società fa tutto (eventi, comunicazione, servizi alle imprese) con tre dipendenti? E perché non c’è una tipica configurazione di bilancio a costi e ricavi, dalla quale si possa desumere quali sono stati i ricavi per prestazioni e quali i costi per svolgere queste prestazioni (inclusi eventuali costi di affidamento a terzi, in subappalto per intenderci, per lo svolgimento di tali prestazioni)?”.

La Regione avrà pure fatto le sue verifiche, con Scarpinato in testa, ma le domande e i sospetti restano sul tavolo. Ed è sul tavolo che Schifani attende “tutti i dettagli con la documentazione degli atti rispetto alle determinazioni assunte” dall’assessore al Turismo che, nei primi giorni di dicembre, si è recato a Cannes per un primo sopralluogo (costo della missione: oltre 2 mila euro). Mentre alla vigilia della Befana, in contesto assai più easy, ha incontrato il suo predecessore Manlio Messina, che l’ha confortato sulla bontà delle operazioni: “E’ tutto in regola”. Resta il fatto che la Regione ha già versato 6 milioni nelle casse di una misteriosa società, per averne in cambio delle prestazioni di cui nessun siciliano ha beneficiato. Ritorno d’immagine, si vocifera ai piani alti. L’immagine, forse, di uno spreco immondo, che la politica – se non interverrà provvidamente – rischia di far evolvere in scandalo. La parola Lussemburgo evoca ricordi pessimi. E la puzza di bruciato arriva già fino a Kehlen.

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