Neanche Taormina, a Ferragosto, è da tutto esaurito. La Sicilia paga lo scotto di una stagione disastrosa, alimentata dagli incendi, dall’emergenza Fontanarossa e dal caro-voli (che è lontano dall’essere risolto). Eppure il Turismo continua a rappresentare per la Regione una gallina dalle uova d’oro. Quasi al pari della Sac: nonostante il rischio di dover restituire entro la fine dell’anno 39 milioni di euro relativi al programma SeeSicily, per incapacità di spesa, il Servizio 3 del Dipartimento del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo ha liquidato per decreto altri 99 mila euro a una ditta privata di Catania, la BCAME, che si è occupata di “implementazione e monitoraggio” del sistema SeeSicily tramite il portale Turist@t, cioè un applicativo web messo a disposizione delle strutture ricettive per la trasmissione dei flussi turistici.

In realtà, con una nota del dirigente generale del 28 dicembre 2022, la Regione ha impegnato all’uopo una cifra pari a 164 mila euro, da corrispondere in due soluzioni da 66 mila e 99 mila euro. A fare tutta la differenza del mondo però è la finalità di un servizio che qualche giorno fa, a seguito dell’intervento dell’UE, è finito sub-judice. La Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione europea (“Regio”), infatti, ha segnalato la “possibilità che le spese siano connesse a irregolarità con gravi conseguenze finanziarie” e ha invitato gli organi competenti a “riesaminare le verifiche di gestione delle operazioni connesse a SeeSicily al fine di garantire che siano stati selezionati solo progetti in possesso dei requisiti di ammissibilità”. Questa è solo una delle numerose prescrizioni per evitare il male peggiore: vale a dire l’interruzione dei termini di pagamento. Nei giorni scorsi, dalla relazione di Vincenzo Falgares, capo dipartimento della Programmazione, si è appreso che 39 milioni, a valere sul PO Fesr, sono a rischio restituzione. Visto che non è possibile spenderli prima del 31 dicembre le soluzioni sono due: perderli o rimodularli.

Negli stessi giorni è partita la corsa all’indietro del Dirigente del Turismo, Antonio Cono Catrini, che ha revocato il contratto con una quarantina di strutture ricettive cui la Regione aveva assegnato dei voucher con la formula ‘vuoto per pieno’: cioè aveva pagato una cifra corrispondente al numero di pernottamenti gratis, di cui i turisti – però – non hanno mai usufruito. La mossa, che denotava il fallimento della misura predisposta dall’ex assessore Manlio Messina, è stata criticata in maniera aspra da Fratelli d’Italia, che negli ultimi mesi, da Cannes in giù, ha visto sgretolarsi il proprio impero di carta. E lo stesso Schifani, che dice di aver apprezzato gli strumenti messi in campo dal precedente governo, si è smarcato con la classica scusa: “Non ero a conoscenza dei provvedimenti dei dirigenti dell’assessorato regionale al Turismo con il quale sono stati rescissi alcuni dei contratti sottoscritti con gli albergatori siciliani per fornire pernottamenti gratis ai viaggiatori nell’ambito dell’iniziativa SeeSicily, trattandosi tra l’altro di un atto gestionale. I miei uffici provvederanno ad assumere le dovute informazioni con l’obiettivo di poter restituire la serenità agli albergatori che rappresentano certamente un tassello importante per l’economia turistica dell’Isola”.

Ma l’unica soluzione adottata, fin qui, è la staffetta dirigenziale: Cono Catrini (punito) va alla guida dell’Autorità di certificazione dei programmi cofinanziati dalla Commissione europea, al suo posto arriva Maria Concetta Antinoro. Da non sottovalutare inoltre il ritorno di Lucia Di Fatta, che era stata a capo del dipartimento sia con Pappalardo che con Messina. Era andata in pensione alcuni mesi fa, ma Elvira Amata l’ha richiamata per tenere a bada i bollori: sarà consulente a titolo gratuito, per i prossimi sei mesi, con il compito di redigere “i provvedimenti di indirizzo politico finalizzati allo sviluppo delle attività amministrative di competenza dell’assessorato, con particolare riferimento – precisa il decreto di nomina – all’utilizzo dei fondi regionali, nazionali ed europei”.

Un rimescolamento che non risolve nessuna delle questioni all’interno dell’assessorato. Il deputato del Partito Democratico, Fabio Venezia, chiede di vederci chiaro: “Nei giorni in cui tutta la macchina amministrativa dovrebbe essere impegnata nel miglioramento del brand Sicilia leggiamo, abbastanza attoniti, di ipotesi di rotazione degli incarichi dirigenziali in assessorato – scrive il sindaco di Troina in una nota -. Come se questa fosse la priorità. Intanto continuiamo a spendere per il flop del programma SeeSicily, ancora oggi 164 mila euro per servizi informatici legati ad un programma che non ha portato un solo turista in più nella regione ma ha consentito spese per milioni di euro”.

Tra quelle contestate ci sono anche i 23,8 milioni investiti sulla comunicazione – per l’ingordigia di Musumeci e dell’ex assessore Manlio Messina, sempre ben disposti verso i colossi editoriali del Nord – e sottratti ai pernottamenti. Solo una parte residuale della cifra ha centrato gli obiettivi di spesa e anche l’Audit della presidenza della Regione, alcuni mesi fa, aveva “ammesso” una prima tranche di irregolarità pari a 1,7 milioni. Ma ciò non è bastato, agli occhi della politica, per certificare il fallimento. Ci penserà l’Europa (mentre la Procura della Corte dei Conti e quella di Palermo continuano a esaminare i faldoni che riguardano, fra le altre cose, anche lo scandalo di Cannes).

Il presidente Schifani, come mero esecutore materiale dei provvedimenti di chi l’ha preceduto, fin qui si è sottratto al confronto con l’aula. Il Movimento 5 Stelle da tempo chiede un contraddittorio che non arriva. “Si potrebbe dire che la destra si avvale della facoltà di non rispondere in aula e ai siciliani su quello che potrebbe essere il più grande spreco di soldi pubblici degli ultimi anni della nostra regione”, ha dichiarato qualche settimana fa il capogruppo del M5S, Antonio De Luca. Da allora non s’è mosso quasi nulla. Gli incendi e lo scandalo di Fontanarossa – anche in questo caso la caccia ai responsabili cadrà nel vuoto – hanno offuscato il resto del dibattito. Se ne riparlerà, Dio volendo, alla ripresa dei lavori parlamentari. Quando l’estate sarà già un ricordo.