A incidere sulla stagione turistica della ‘rinascita’ siciliana, non è soltanto il Covid, che stancamente si trascina da una variante all’altra. D’altronde, per viaggiare fra regioni ‘bianche’, non serve il Green Pass e nemmeno il tampone. Basta un po’ di cautela, qualche precauzione – come non affollarsi negli spazi al chiuso – e completare (magari) le due dosi di vaccino. Diverso è per chi arriva dall’estero: i passeggeri provenienti da Spagna, Portogallo, Malta, Francia, Grecia e Paesi Bassi, saranno attesi, in aeroporto, da un test rapido antigenico obbligatorio. Lo ha disposto Musumeci con un’ordinanza. L’obiettivo è contenere la diffusione del contagio e scovare i possibili vettori. I Covid Hotel – cioè le strutture utili a trascorrere la quarantena in sicurezza – sono tornati a riempirsi discretamente: sono soprattutto giovani, provenienti dalle mete di cui sopra. Per i tanti che usciranno indenni dai controlli, però, ogni più rosea aspettativa potrebbe sbattere sulle condizioni di estremo disagio vissute dalla nostra Sicilia.
Fra i tanti capitoli da ‘bollino rosso’ segnalati dagli addetti ai lavori, ce n’è uno che preoccupa da lustri: la condizione delle autostrade. Qualche giorno fa Confartigianato Messina ha proposto ai vertici del Cas, il Consozio Autostrade Siciliano (in odor di revoca della concessione), l’azzeramento dei pedaggi lungo le arterie di sua competenza: ossia la A18, che collega Catania e Messina; e la A20, che dal capoluogo peloritano si spinge fino a Palermo. “Ormai da decenni – segnala Confartigianato – le autostrade che collegano le città metropolitane di Messina, Palermo e Catania sono caratterizzate da interruzioni, cantieri, buche, restringimenti di carreggiata, corsie a doppio senso di marcia, lavori iniziati e mai finiti. È pacifico, oltre che oggettivo, che tutte queste limitazioni alla viabilità creano situazioni di pericolo, disagio e ritardo ai cittadini. Situazione paradossale se si considera che gli utenti sono costretti a pagare il costo del pedaggio per usufruire di un servizio praticamente inesistente. Pertanto con la presente, Confartigianato Messina, propone al CAS la sospensione del pagamento del pedaggio autostradale almeno fino a quando non saranno garantite le condizioni minime di sicurezza stabilite dalla legge”.
Una proposta shock, ma non troppo: perché pagare un servizio quando non se ne usufruisce? Il suggerimento è stato raccolto come un assist anche dalla politica. Non dai soliti grillini, che da tempo rivendicano la propria battaglia contro il Cas, bensì dalla Lega, partito alleato del governatore Musumeci e dell’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone: “Confartigianato – ha scritto Antonio Catalfamo, messinese e capogruppo del Carroccio all’Assemblea regionale – solleva una questione da me ribadita più volte insieme al gruppo della Lega ed è per questo che abbiamo chiesto al presidente Musumeci e all’assessore Falcone, di trovare una soluzione per compensare i ripetuti disagi nel pieno della stagione balneare, che l’utenza sta vivendo soprattutto sulla A20 e sulla A18. Una interminabile scia di cantieri e deviazioni, ripetuti ritardi nei lavori. L’utente paga un pedaggio per avere un servizio, ma oggi questo è seriamente compromesso non soltanto per problemi burocratici, ma per il sommarsi di decine di cantieri che insieme delimitano fortemente i tempi di percorrenza e i peculiari standard di sicurezza”.
Muoversi in Sicilia è diventato un inferno. L’asse messinese è il più sofferente, e il Cas è finito spesso sulla graticola. Fino a poche settimane fa, il sottosegretario Giancarlo Cancelleri ha lanciato l’ennesimo ultimatum – o correggete la rotta o vi togliamo la concessione – parlando di oltre 1.400 non conformità. Anche il gruppo dei Cinque Stelle all’Ars chiede al governo regionale, che controlla il Consorzio, di svegliarsi. Ma fin qui Falcone e Musumeci, senza mostrare il minimo pentimento, hanno tessuto le lodi per la riorganizzazione della governance, a seguito della trasformazione da ente pubblico non economico a ente pubblico economico, e del recente cambio di statuto: “Oggi portiamo il Cas verso una normalità che diventa condizione essenziale per lo sviluppo, gli investimenti sulla rete e le nostre infrastrutture viarie”, ha detto di recente l’assessore. Le autostrade, però, restano impraticabili. I cantieri vanno avanti anche d’estate, quando solitamente venivano interrotti per consentire un miglior deflusso da parte delle automobili. Attenzione: anche sull’A18 Palermo-Catania, gestita dall’Anas, le criticità non mancano. Dopo la riapertura del viadotto Himera, avvenuta la scorsa estate, si sono ripresentati piccoli e grandi problemi: restringimenti, deviazioni, viadotti caracollanti. Un bel casino, che sommato alla precarietà – anche quella atavica – della viabilità secondaria, mette a rischio i collegamenti più elementari.
Ma non è tutto. Perché sulla speranza di far ripartire il turismo si abbatte come una nuvola minacciosa l’impossibilità di usufruire delle bellezze più autentiche offerte dal nostro paesaggio. Una è la Scala dei Turchi di Realmonte (in provincia di Agrigento). Una marna bianca spettacolare, che da qualche tempo è possibile ammirare soltanto dall’acqua. La magistratura l’ha sequestrata a febbraio 2020 per rischio crolli. Dopo una prima fase di incertezza, in cui qualcuno – persino Michelle Hunziker, che non era al corrente dei divieti – si introduceva nell’area per scattare un selfie, il Comune di Realmonte ha istituito un servizio di guardiania per tenere alla larga i turisti (qualcuno, come ha denunciato l’associazione Mare Amico, ancora s’intrufola nelle ore serali). La tutela del paesaggio ha ispirato anche una serie di iniziative messe in campo della Regione. L’assessore al Territorio, Toto Cordaro, intende “restituirla al più presto alla collettività”.
Alla fine di questo percorso – che prevede una perizia idrogeologica, la definizione del progetto e la realizzazione delle opere di regimentazione delle acque in superficie e nel sottosuolo – “affronteremo il tema della gestione del bene – ha detto Cordaro -: si tratterà di trovare una soluzione che, da un lato, impedisca gli atti di vandalismo che si sono ripetuti in questi anni e, dall’altro, assicuri a tutti i siciliani e ai turisti la fruizione dell’area in sicurezza e nella piena tutela dell’ambiente”. Ci vorrà del tempo. Intanto, i magistrati sono vicini a risolvere l’enigma della proprietà “contesa” fra il 73enne Ferdinando Sciabbarrà e la Regione: ne avranno un pezzo a testa. Così ha deliberato la procura di Agrigento, chiedendo al Gip di emettere un decreto penale nei confronti del privato, che dovrà pagare una multa di 10 mila euro.
Il tempo, invece, è quello che manca all’Isola dei Conigli di Lampedusa, che Travel 365 e Tripadvisor hanno definito la spiaggia più bella del mondo. Con la stagione nel vivo, non si sa ancora quante persone potranno accedervi. Per un periodo, e sulla base delle indicazioni fornite dalla Riserva naturale orientata di Lampedusa, si è previsto un sistema di prenotazione che avrebbe consentito due turni (uno alla mattina e l’altro al pomeriggio) da 340 persone per volta. Ma la Regione, con una decisione assunta qualche giorno fa assieme a Legambiente e al Comune delle Pelagie, ha portato il tetto massimo a 1.100 accessi al giorno. L’obiettivo è “garantire sia una fruizione sostenibile della spiaggia, permettendo un’esperienza piacevole ai turisti, sia la tutela dell’habitat idoneo alle tartarughe marine per l’ovodeposizione”. “Le spiagge e le zone costiere delle aree naturali protette siciliane – ha detto Cordaro – da sempre sono i luoghi di maggiore attrazione turistica, perché di elevato pregio paesaggistico e naturalistico e, pertanto, meritano di essere fruite con un’attenzione particolare per non comprometterle”. Resta il fatto che molti turisti e avventori, in attesa che si riaprano le prenotazioni online, sono e rimarranno a bocca asciutta. Finché il sito non sarà rimesso a punto, i posti ‘aggiuntivi’ (275 per turno) verranno assegnati a chi si metterà in coda alla mattina o al pomeriggio.
Tra i mille problemi siciliani – assieme al Covid, alle autostrade e alle bellezze di cristallo – c’è quello della monnezza. Monnezza ovunque. Anche Panarea, il gioiello delle Eolie, è sovrastata dall’inciviltà di pochi, e dall’incuria di chi dovrebbe garantire un corretto smaltimento dei rifiuti. Sui social circolano le immagini dei cestini ricolmi e mai svuotati. Un andazzo che legittima gli incivili. Ma si potrebbe fare un giro nelle principali realtà turistiche dell’Isola, e osservare i tratti di collegamento fra un posto e l’altro (dal Palermitano agli Iblei: la pratica è diffusa), per accorgersi della decadenza e del degrado di un territorio che non riceve le dovute cure. Il governo della Regione anche per sopperire allo svuotamento di funzioni da parte delle province, e mettendo mano al portafogli, dovrebbe incentivare una mega operazione di risanamento del territorio per ridare alla Sicilia il volto da cartolina che questi tempi grevi hanno cancellato. Lo richiedono i siciliani per bene. Lo richiede l’etica pubblica. Lo richiede il concetto di bellezza, stanco di essere violentato.
A proposito: il Time, il settimanale d’informazione più influente al mondo, ha inserito l’Isola fra i cento posti più belli del pianeta, ma ad oggi – nonostante gli articoli di stampa – nessuno del governo (né Musumeci, tanto meno l’assessore al Turismo) hanno rilanciato questo esempio sublime di pubblicità gratuita; tanto meno è riuscito a cavalcarla. D’altronde siamo arrivati prima noi degli americani: ‘Your Happy Island’ è lo slogan rilanciato con forza dalla Regione – nelle stazioni, negli aeroporti, in tv – mentre il mondo sonnecchiava per la pandemia. Poi sono venuti i voucher di See Sicily (una notte gratuita ogni tre trascorse sull’Isola), qualche testimonial d’eccezione e ci siamo messi l’anima in pace. Altro che Time.