Turismo, la pacchia è finita

Da sinistra, l'assessore regionale al Turismo Elvira Amata e il ministro Daniela Santanché, entrambi di Fratelli d'Italia

La filiera turistica di Fratelli d’Italia non se la passa granché bene: mentre l’assessore Amata, a cavallo di Ferragosto, è tornata a battere sul tasto ‘comunicazione’, premendo per una nuova, imponente campagna sul brand Sicilia, il ministro Santanché, in questi ultimi giorni, ha assistito alla frenata di Open to Meraviglia, il progetto della Venere di Botticelli influencer che avrebbe dovuto promuovere le bellezze d’Italia. E’ costata la modica cifra di 9 milioni di euro, ma l’ultimo post apparso sui social – Facebook e Instagram – è datato 27 giugno. Riguarda, per altro, Taormina.

Cosa è successo da allora? Se lo chiede la stampa nazionale. Il Foglio, da fonti ministeriali, ha avuto rassicurazioni (“la campagna è tutt’altro che accantonata”). Resta il fatto che la Venere, durante il picco estivo, è rimasta ferma. O forse è andata in ferie, come un qualunque impiegato del catasto (col dovuto rispetto). Fin dagli albori Open to Meraviglia – se lo ricorderanno i più attenti – ha sollevato parecchie critiche, a cominciare dall’assegnazione diretta (senza gara) per la realizzazione di un video da 138 mila euro; oltre che per alcuni dei luoghi dove sarebbero state girate le riprese del promo: la Slovenia. Insomma, un’operazione che non è partita nel migliore dei modi e che, nel corso delle settimane, è andata a infrangersi sulla figura divisiva della Santanché, che nel frattempo è stata ‘vittima’ di un caso sollevato da Report su alcune condotte imprenditoriali un po’ al limite.

L’esponente di FdI, uscita rinfrancata dalla sfida del Parlamento (dov’è stata respinta una mozione di sfiducia ai suoi danni), in questi giorni se la spassa al Twiga. Prima di godersi qualche giorno di ferie, però, s’è guadagnata sul campo i ringraziamenti di Schifani e della Regione siciliana, per aver contribuito a un regalino da dieci milioni (diventati quindici) alle imprese danneggiate dagli incendi: “Queste risorse – ha detto il governatore – contribuiranno in maniera concreta a dare ristoro a chi ha subito danni dalla devastazione dei roghi di queste settimane in Sicilia e a tutelare i viaggiatori che si sono trovati in difficoltà”. In attesa di vedere come saranno utilizzati i soldi – che comunque fanno parte di un fondo di rotazione: non saranno contributi a fondo perduto – c’è un altro punto di contatto fra Santanché e la Sicilia: cioè il suo partito. La frangia turistica di Fratelli d’Italia ha invaso le regioni più importanti e da sei anni, ininterrottamente, gestisce uno degli assessorati più ricchi dell’Isola.

C’è lo zampino dei patrioti su tutti gli scandali o i fallimenti legati alla proposta turistica in Sicilia: da Cannes a SeeSicily. Ma c’è soprattutto la firma di Elvira Amata sull’ultima ideona, assai contraddittoria, avanzata dall’esponente del governo Schifani alla vigilia di Ferragosto. Amata, che qualche mese fa ha preso il controllo di via Notarbartolo, grazie alla staffetta con Francesco Scarpinato (finito da subito nella black list di Schifani), ha annunciato “una campagna di comunicazione importante per il futuro”, spiegando di puntare le proprie fiches “sull’estero e l’internazionalizzazione. Dobbiamo andare in quei paesi che conoscono poco la Sicilia”. Come? Pagando ovviamente. “Bisognerà realizzare una campagna martellante negli aeroporti, sulle tv e sugli altri mezzi di comunicazione. Dobbiamo rispettare la mission del nostro assessorato: vendere il brand Sicilia”.

La vendita del prodotto ha fatto registrare il proprio apice durante il regno di Manlio Messina, che durante la scorsa legislatura aveva rimpiazzato Sandro Pappalardo (diventato consigliere dell’Enit). Messina era stato l’artefice, con la Finanziaria di guerra 2020, del programma SeeSicily, sviluppato col contributo fondamentale della dirigente Lucia Di Fatta, che la stessa Amata ha fatto rientrare dalla pensione nei giorni scorsi: sarà consulente a titolo gratuito con il compito di redigere “i provvedimenti di indirizzo politico finalizzati allo sviluppo delle attività amministrative di competenza dell’assessorato, con particolare riferimento – precisa il decreto di nomina – all’utilizzo dei fondi regionali, nazionali ed europei”. Ma fermi un attimo: SeeSicily, al netto dei paroloni e degli elogi da parte dei membri dell’attuale governo e dello scorso – Musumeci in primis – si è rivelato un esperimento catastrofico: entro la fine dell’anno la Regione dovrà restituire all’Europa 39 milioni di euro mai spesi.

L’obiettivo del programma era il sostegno agli albergatori (provati dal Covid) e ai turisti (con la concessione di una notte gratis ogni tre trascorse nell’Isola), ma il quadro è stato rivoluzionato in corsa: gli unici ad aver beneficiato dell’enorme mole di denaro a disposizione (70 milioni complessivi) sono stati i colossi editoriali – da Cairo a Publitalia ’80 – che hanno sponsorizzato la bellezza dell’Isola sui giornali e nelle trasmissioni televisive. Per il resto non s’è mossa un’unghia. E’ stato il dipartimento al Turismo, con l’ex direttore generale Antonio Cono Catrini, ad avviare la revoca dei contratti con gli albergatori, cui la Regione aveva concesso – con la formula ‘vuoto per pieno’ – di beneficiare di alcuni voucher per i visitatori (la famosa notte gratis). Il risultato? Che all’esito di numerosi attriti con la Amata, e considerato lo scarso gradimento di Schifani (che ha detto di non sapere nulla dei provvedimenti di revoca) il dirigente è stato trasferito a un altro dipartimento e rimpiazzato da Maria Concetta Antinoro.  “L’obiettivo di SeeSicily – sempre secondo l’assessore – non erano i voucher: quello era un mezzo per attirare i turisti, per fare a sua volta ‘comunicazione’ della Sicilia. Le presenze, alla fine, ci sono state”. Ah beh…

Fratelli d’Italia, in tutto questo, mantiene il controllo degli assetti politici e burocratici, ma il partito della presidente del Consiglio – qui in Sicilia – non è ancora riuscito a disincagliarsi dalle trappole di quell’investimento, che nel tempo ha visto moltiplicare solo le spese relative alla comunicazione. E che l’Europa ha contestato fermamente e pubblicamente. La Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione europea (“Regio”), qualche tempo fa, ha segnalato la “possibilità che le spese siano connesse a irregolarità con gravi conseguenze finanziarie” e ha invitato gli organi competenti a “riesaminare le verifiche di gestione delle operazioni connesse a SeeSicily al fine di garantire che siano stati selezionati solo progetti in possesso dei requisiti di ammissibilità”.

L’altro fallimento su cui FdI e Schifani hanno sempre evitato di rispondere (anche in aula) è quello relativo a Cannes e all’affidamento diretto da 3,7 milioni a una società lussemburghese per l’organizzazione di uno shooting fotografico (il secondo consecutivo) all’hotel Majestic. L’atto è stato impugnato e ritirato in autotutela dal presidente della Regione, legittimato anche dal Tar. Ma non ha esaurito i suoi effetti, se è vero com’è vero che sulle spese pazze del turismo continuano a indagare la Procura di Palermo e la Procura regionale della Corte dei Conti. Lo scandalo esploso a inizio anno aveva portato al quasi “licenziamento” di Scarpinato, che la frangia turistica di FdI ha salvato facendo intervenire i compagni romani di brigata (compresi il presidente del Senato La Russa e il ministro Lollobrigida). I Cinque Stelle sono stati gli unici esponenti politici a chiedere al governatore di togliere il controllo del turismo dalle mani di FdI, ma hanno ricevuto in cambio solo pernacchie.

La scia degli sprechi, degli abusi e degli scandali è visibile ogni giorno. Ecco perché la proposta di Amata, e le disavventure di Santanché, non lasciano tranquilli. L’unico investimento comprovato della Regione – sul cinema – non esaurisce il ruolo della pubblica amministrazione. Specie di fronte alla trasparenza e alla gestione delle risorse pubbliche, il cui borsino andrebbe aggiornato assiduamente. Più di quanto non accada coi profili social della Venere di Botticelli, ridotta a una Chiara Ferragni qualunque.

Costantino Muscarà :

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