C’è del marcio all’assessorato regionale del Turismo. Con due paginate grandi come lenzuola, “La Sicilia” di Catania ha scoperchiato stamattina un altro scandalo: quello degli otto milioni ripartiti tra ottanti privati, sempre gli stessi, per sagre e spettacoli riconducibili a ben individuate cricche clientelari. Non bastavano gli sprechi di SeeSicily. Non bastava lo scempio di Cannes. La corrente turistica di Fratelli d’Italia è più che mai attiva e aggressiva, e non smette di utilizzare i soldi della Regione per avere in cambio consensi e – a pensar male – anche qualche utilità che potremmo tranquillamente chiamare tangente. Sorge spontanea una domanda: ma gli organi di controllo – procure, Corte dei Conti – esistono ancora? Sono almeno due anni che esaminano documenti e che promettono di chiudere indagini che, manco a dirlo, riposano in pace nei cassetti.