Dopo Miccichè e Pierobon, in commissione Antimafia è stata la volta di Mimmo Turano, l’assessore regionale alle Attività Produttive coinvolto nell’affaire dell’eolico, che ha portato agli arresti di Paolo Arata, assiduo frequentatore dei palazzi della Regione, e di Vito Nicastri, il suo referente, legato alla mafia di Castelvetrano e al superlatitante Messina Denaro. Turano, che non è indagato, è stato audito di fronte al presidente Claudio Fava e ha confermato l’incontro con Miccichè e Arata jr dopo il quale consigliò al presidente dell’Ars di lasciar perdere: “Miccichè mi ha chiamato nella sua stanza e incontrai questo giovane. In quell’occasione dissi a Miccichè che il progetto (un impianto di biometano a Calatafimi, sponsorizzato da Solgesta di Arata) non lo potevo sostenere politicamente e non ero disponibile a rivedere una posizione che avevo già sostenuto in campagna elettorale perché non potevo appoggiare un progetto inquinante e su cui avevo riserve di natura ambientale”. Dopo quel primo faccia a faccia Turano incontrò Arata padre il 12 settembre. “Paolo Arata venne da solo in assessorato – ricostruisce l’assessore -. Fu un discorso ad ampio raggio, parlammo anche dell’aeroporto di Birgi, mi disse che stava realizzando un progetto a Calatafimi e mi chiese se potevo parlare con il sindaco”. In quell’occasione venne fatto il nome di Nicastri. “Mi disse che aveva un consulente, Nicastri, profondo conoscitore della materia, e lamentò ritardi sulle autorizzazioni. Dissi che doveva dirlo agli uffici preposti e lui mi rispose che era stato all’ufficio di Dia Trapani e mi fece vedere il biglietto del capo centro della Dia di Trapani. Ebbi l’impressione che si voleva accreditare come un soggetto che era stato dalla Dia”.