“Dopo 92 giorni di sequestro dei nostri pescatori appare estremamente inquietante la posizione del nostro ministro degli Esteri. Dice che avevano consigliato ai pescatori di non avvicinarsi a quelle acque, quasi scaricando su di essi la responsabilità del rapimento”. Le parole di Sergio Tancredi, il deputato regionale di Attiva Sicilia, incalzano il ministro Di Maio. “Così – dice – il ministro di fatto legittima l’azione libica di rivendicazione invece di denunciare l’ennesima azione piratesca compiuta ai danni di lavoratori siciliani”. La posizione di Tancredi, sostenuta anche dagli altri deputati di Attiva Sicilia, Angela Foti, Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana e Valentina Palmeri, è stata espressa nel corso del webinair. Per i familiari dei pescatori “il governo si è attivato tardi, ci ha dato una prova solo dopo 72 giorni. L’Italia si faccia ascoltare in Europa. Il governo finora non ha concluso neanche una sola trattativa. I nostri uomini sono vivi ma non stanno bene, devono riportarli a casa al più presto”.
La questione si è trascinata anche a Palazzo dei Normanni, durante la seduta dell’Ars: “Ci sono 18 persone detenute in Libia, l’unica colpa è stata quella di andare a fare il loro lavoro: chiedo al Parlamento regionale di mobilitarsi convocando una seduta d’aula dedicata ai pescatori di Mazara del Vallo ma anche a tutti quelli che hanno il diritto di lavorare liberamente ed in sicurezza nel Mediterraneo”, ha detto Antonello Cracolici, deputato del Pd. Pasqua, dei Cinque Stelle, ha rassicurato sull’impegno della Farnesina, e chiesto a Micciché di convocare una conferenza dei capigruppo per stabilire i nuovi passi da effettuare. Lo stesso presidente dell’Ars si è detto “in imbarazzo”: “Non vorrei che un dibattito sulla questione fosse più dannoso che altro. Lasciatemi consultare con il Ministero degli Esteri”.
Il vicepremier del Governo di accordo nazionale libico, Ahmed Maitig, è intervenuto nel frattempo ai Med Dialogues 2020 di Roma. “Sappiamo che la questione dei pescatori italiani è una questione umanitaria e vogliamo vederli tornare a casa molto presto, ma allo stesso tempo dobbiamo rispettare le questioni legali dei due Paesi. Sono entrati nelle acque libiche illegalmente” e sono stati fermati. “Quindi dobbiamo affrontare questo problema tenendo presente che ci sono molti problemi legali per risolverlo, ma penso di essere sicuro di poterli risolvere molto presto”.