“Io penso che Musumeci stia provando a ricattare la sua maggioranza. Il fatto che abbia reagito così non è soltanto frutto di isteria: c’è dietro un calcolo”. Antonello Cracolici impugna la sciabola. La crisi di governo nel centrodestra, a dieci mesi dalle elezioni, è un acquitrino troppo ghiotto per non sguazzarci dentro. Eppure anche il Partito Democratico è consapevole di un fatto: “Andare ad elezioni anticipate, costringerebbe tutti ad accelerare i processi decisionali – spiega il deputato regionale -. Mentre la politica, di solito, è specializzata nell’arte del rinvio”. Ciò non toglie, però, che “la fine della legislatura sarebbe figlia della crisi di chi governa. Andare a votare per noi sarebbe una buona opportunità”.
Dietro il “calcolo” di Musumeci potrebbero annidarsi un paio di ragionamenti sull’esercizio provvisorio e, soprattutto, sulla prossima Finanziaria? Presentarsi alla sessione di Bilancio con la coalizione disgregata, renderebbe drammatico il passaggio in aula.
“Mi consenta una premessa. Considero irresponsabile la scelta di ricorrere all’esercizio provvisorio per quattro mesi. E’ come se la giunta, volutamente, abbia dato l’indicazione che fino ad aprile si procede con l’ordinario, poi chissà. L’assenza di una prospettiva e di una visione li porta a prendere tempo. Ma non c’è alcuna ragione per arrivare a tanto…”.
Si spieghi meglio.
“Se è vero che questo Bilancio andrà definito attorno all’Accordo di finanza pubblica con lo Stato, beh, l’Accordo c’è già. E’ stato sottoscritto. Perché prendersi così tanto tempo? Fra l’altro ad aprile saremo alla vigilia di importanti elezioni Amministrative – certamente a Palermo, magari anche a Catania e Messina – e quasi al culmine della campagna elettorale per le Regionali. Ognuno cercherà di ottenere la posta più efficace in termini di ricaduta elettorale, ed è evidente che le tensioni politiche si scaricheranno all’interno del parlamento”.
Perché il centrodestra s’è sfasciato?
“Perché sono venuti al pettine i nodi di una narrazione fasulla. C’era una crisi latente che hanno cercato di nascondere con la retorica del galantuomismo. Ma se 14-15 deputati su 43, cioè un terzo dei deputati della maggioranza, votano diversamente dalle indicazioni di cordata, è sintomo di una crisi larga che si riversa sui territori”.
Musumeci ha evidenziato i motivi di un complotto.
“Il governo ha evidenziato la sua crisi chiudendosi a riccio, additando come nemico chiunque ponesse un problema. Da qui la definizione di “scappati di casa” e “vigliacchi”. La realtà è un’altra: che il centrodestra ha fallito. Possono provare a mettere la crisi sotto vuoto o in una scatola, ma dopo quattro anni non rimane che il bluff”.
Il voto dell’Ars, secondo il presidente Musumeci, è stato un insulto all’istituzione.
“Di per sé non è un fatto di assoluta gravità. L’avrei capito se non fosse arrivato nel lotto dei tre, ma che un governatore arrivi terzo è accaduto anche in altre regioni. La sua reazione è calcolata, e non è frutto di un’isteria. Sta piegando la crisi a suo favore usando l’arma del ricatto. Della serie: ‘Se non mi ricandidate, la legislatura finisce qui’. Personalmente, non mi sento di escludere questo epilogo”.
Cioè lo scioglimento del parlamento e le elezioni anticipate?
“Il governatore sta provando a determinare le condizioni perché gli alleati, che lo ritengono inadeguato, accettino la sua ricandidatura. Per arrivare all’obiettivo ha alimentato una situazione di incertezza e delegittimato la giunta, facendola passare come un luogo di camerieri di cui si può disporre tranquillamente”.
Pronostico da 1×2: come finisce questa verifica?
“Non azzardo pronostici. Ma se questo è l’andazzo, per la Sicilia sarebbe meglio chiuderla qui. Ci sono in atto troppe trame oscure”.
Quali?
“Sembrano tornati gli anni in cui i faccendieri – persone che, nella maggior parte dei casi, hanno avuto vicende giudiziarie poco trasparenti – giravano negli uffici degli assessorati; sento di acquisizioni o cessioni di obbligazioni societarie a favore di discussi (e discutibili) intermediari finanziari. C’è il rischio che in attesa del big bang, ognuno cerchi di arruffare il possibile. Un’altra situazione poco chiara riguarda i concorsi, come nel caso dei Centri per l’Impiego: nessuno del governo ha spiegato perché, per alcuni mesi, la convenzione fra la Regione e il Formez, che si occupa di assistenza tecnica, è stata interrotta. E poi è magicamente ripartita. Nessuno ha reso pubblico il motivo di questo stop&go. Ho come l’impressione che qualcuno voglia controllare i futuri flussi occupazionali”.
Parliamo di sanità. Micciché ha evidenziato che uno dei principali ostacoli alla buona resa del governo è la gestione dell’assessore Razza.
“Dalle parole di Micciché mi sembra di capire, più che altro, che vorrebbe essere lui, assieme al suo partito, a esercitare il controllo. E’ una questione di potere, non di modello da perseguire. La sanità in Sicilia è considerato un bacino elettorale. All’ultima convention di Musumeci a Catania sono stati invitati medici, primari e operatori sanitari che in qualche modo si legano al carro politico del momento per provare a ottenere benefici in termini professionali e di carriera”.
Anche voi del Pd, al netto della questione di potere, avete dipinto un quadro a tinte fosche sulla sanità.
“Infatti il modello Razza ha fallito. Il fatto che l’assessore sia stato richiamato dopo la crisi di credibilità generata dall’inchiesta giudiziaria, è un segno di ulteriore debolezza”.
Cos’è che non funziona?
“In questa quarta ondata prevalgono gli elementi di disorganizzazione e impreparazione. Nella prima fase si potevano giustificare, perché non avevamo mai affrontato una pandemia. Ma dopo due anni siamo al disastro. Abbiamo montato gli ospedali da campo perché chi doveva mettere in atto il famoso modello a fisarmonica, organizzando i nuovi posti letto in relazione all’andamento della pandemia, ha dormito. C’era la fisarmonica, ma nessuno che la suonasse… Eppure sapevano che fra Natale e Capodanno ci sarebbe stato un aumento inevitabile delle infezioni e un maggiore carico ospedaliero. L’inverno è la stagione in cui le patologie polmonari si accentuano, figurarsi col virus in circolazione. Possibile che nessuno ci abbia pensato? Questa è la dimostrazione che non esiste un governo che guida i processi, ma tutto è affidato alla buona volontà degli operatori sanitari”.
Anche sul potenziamento della rete ospedaliera, con la creazione di nuovi posti letto per la Terapia intensiva, sub-intensiva e nei Pronto soccorso siamo piuttosto indietro.
“La maggior parte degli interventi avrebbero dovuto completarsi entro il 2021, invece siamo alla fase del “fratello carissimo”. Qualcuno dà la colpa a Roma, qualcun altro – come il soggetto attuatore delegato da Musumeci – alle imprese. Se veramente si fossero rilevate inadatte, spettava ai direttori dei lavori verificarne l’inadeguatezza e rescindere i contratti. O no? Invece si dà sempre la colpa agli altri. La sanità è un disastro perché pensano a come spartirsela, piuttosto che a renderla efficiente”.