La cronaca
Acqua Passata apre al pubblico oggi, in occasione della ricorrenza di domani, 3 Ottobre, per sostenere la richiesta all’UE di istituire la “Giornata Europea della Memoria e dell’Accoglienza”. La data di questa commemorazione è stata scelta per non dimenticare la tragedia del 2013 in cui morirono 366 persone a soli 800 metri dall’isola di Lampedusa. Secondo le stime di UNHCR e IOM, da quella data ad oggi sono oltre 18mila i migranti che hanno perso la vita in mare. L’installazione posta su piazza del Parlamento, davanti a Palazzo dei Normanni, è stata ideata e realizzata dalla Fondazione Federico II e dall’artista Cesare Inzerillo (Palermo, 1971) con la collaborazione del Comune di Lampedusa, del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro, dell’Assessorato alle Culture del Comune di Palermo e di Snapshots from the borders (un progetto condiviso da 35 paesi europei) con l’obbiettivo di sviluppare una comprensione critica sulle “interdipendenze globali che determinano i flussi migratori verso i confini europei, nella prospettiva di raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile”. Ieri sera, in occasione dell’inaugurazione dell’opera, molti dei rappresentanti delle diverse religioni presenti a Palermo si sono incontrati, tra i quali Don Piero Magro, direttore dell’ufficio della Diocesi per l’Ecumensimo e il Dialogo interreligioso; l’Imam Mustafà della moschea di piazza del Gran Cancellerie con alcuni membri della comunità islamica; Father Russel Ruffino, Cappellano della chiesa Anglicana di via Roma; esponenti della chiesa Valdese Metodista e Monsignor Michele Polizzi, parroco della Cappella Palatina, scrigno d’arte e simbolo della secolare tradizione di accoglienza della città.
L’opera
Acqua passata non rappresenta la realtà ma la “presenta” e ne individua la “follia” nell’installazione di Cesare Inzerillo. Delle diverse manifestazioni di “follia”, l’artista ne ha indagate molte nella sua carriera, lavorando come scenografo per registi quali Ciprì e Maresco, Emma Dante e altri ancora, fino a curare una raccolta di opere d’arte su questo tema in veste di direttore artistico del “Museo della follia”. Con una parte di quest’ultimo progetto ha realizzato la nuova installazione Acqua passata: un monumentale calcio-balilla con pupazzi-giocatori alti due metri, dove il visitatore ha il ruolo della pallina e si muove tra le due squadre, la rossa e la blu, immobili e inquietanti. Mentre il “Museo della follia” è legato allo squilibrio mentale, a volte associato ad una allucinazione visionaria di alcuni artisti, qui Inzerillo si misura con la nostra passività di spettatoriassuefatti difronte all’assurdità di una drammatica cronaca quotidiana che si ripete da troppi anni. Il Mediterraneo è ormai simbolo di tragedie che si consumano una dopo l’altra, con un numero crescente di migranti affronta il rischioso viaggio dall’africa sub-sahariana attraverso il deserto, la crudeltà nei centri di detenzione libici e le insidie di una traversata in mare aperto, con imbarcazioni di fortuna,pur di raggiungere le coste siciliane, nel miraggio di una vita diversa.Il Comune di Lampedusa ha permesso all’artista di includere nella sua opera una delle barche approdate sull’isola, un relitto sequestrato sul quale, nel 2009, sono arrivati duecento migranti.
Un oggetto perturbante, testimonianza concreta di quanto ci racconta la cronaca. L’oggetto, come un ready-made, diventa parte di un’opera più ampia, installata in una delle piazze più frequentate del centro storico di Palermo, nel suo cuore nevralgico, che suscita – in coloro che la osservano- domande di tipo etico ed estetico.
Intorno a questo frammento di realtà, Inzerillo ha inserito i ritratti fotografici di migranti, stampati su sagome a grandezza naturale, conosciuti nel Centro di Accoglienza Straordinaria Duca D’Aosta di Palermo, provenienti da diversi paesi africani, ognuno con la sua storia da raccontare. Essi sono la narrazione vivente di chi è riuscito ad arrivare in Occidente, con le proprie speranze e i propri sogni, e i loro sguardi sono colti in momenti di riconquistata normalità. Alcuni di questi ritratti-sagome, come parte della barca, sono avvolte da cellophane trasparente, per dare un senso di soffocamento. Un’installazione che ha dei tratti grotteschi, come riscontriamo a volte nella realtà, senza una logica narrativa come in un sogno o in un incubo. Vengono accostati elementi inconsueti, che richiamano la definizione dell’estetica Surrealista: «bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio…». Gli artisti di questa famosa avanguardia del secolo scorso spiegavano che la bellezza può scaturire anche dalla presentazione di due realtà che non hanno nulla in comune e coesistere in un luogo estraneo ad entrambe. Tale situazione genera un’imprevista visione che sorprende per la sua assurdità, contraddice le nostre certezze, e definisce un paesaggio discorde con l’obbiettivo di stimolare la sensibilità dello spettatore. Il ruolo della cultura diventa decisivo nella ricerca di nuovi percorsi di integrazione e solidarietà, mantenendo viva la memoria e restituendo il valore dell’umanità per suggerire una ideale prospettiva di futuro.