Nel bel tempo andato, quando il re era re, i due contendenti sarebbero stati precettati d’urgenza e nel giro di due minuti il nodo gordiano sarebbe stato sciolto. Invece da dieci giorni la contrapposizione tra Renato Schifani e Gianfranco Miccichè continua a marcire sotto il sole di Sicilia. Chi dei due rappresenta a pieno titolo il partito di Silvio Berlusconi? Ah, saperlo. Schifani tira dritto: si è insediato a Palazzo d’Orleans, ha nominato la giunta, conta su nove deputati di Forza Italia, ha una maggioranza risicata in Assemblea regionale. Miccichè invece è rimasto al palo: ha perso la presidenza dell’Ars, non ha un uomo in giunta, può contare su quattro voti, un disastro. Farà di professione il guastafeste. Non c’è da provar pena né per l’uno né per l’altro. Solo per il vecchio Berlusconi. Sconfitto, come Byron, “dall’ignoranza delle proprie intenzioni”.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Tra Schifani e Miccichè il perdente è Berlusconi
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