Tornano le “Parole Rubate”, l’opera-inchiesta sui misteri delle stragi di Capaci e di via d’Amelio scritta da Gery Palazzotto e Salvo Palazzolo su commissione del Teatro Massimo di Palermo. La versione blues dello spettacolo è recitata da Gigi Borruso, con le musiche di Marco Betta, Diego Spitaleri e Fabio Lannino e ruota attorno a una domanda: chi ha rubato le parole di Falcone e Borsellino? L’opera, che torna in scena mercoledì 18 alle 20,30 al Teatro Saraceno di Sambuca di Sicilia e giovedì 19 alle 22 in via d’Amelio in occasione del ventiseiesimo anniversario della strage Borsellino, parte da due immagini.

Sabato 23 maggio 1992, ore 22. Quattro ore dopo la strage di Capaci, due magistrati e un ufficiale dei carabinieri entrano nell’ufficio di Giovanni Falcone al ministero della Giustizia, si guardano intorno e non toccano nulla: lasciano lì i computer, i documenti e gli appunti del magistrato appena assassinato. Entrano, guardano e se ne vanno.

Cinquantasette giorni dopo, sabato 19 luglio, alle 16,57, Paolo Borsellino scende dalla sua auto blindata in via d’Amelio a Palermo. In una mano ha una sigaretta, nell’altra l’accendino con cui la accende. La borsa con la sua agenda rossa è in auto e lì rimarrà sin quando, due minuti dopo, Cosa Nostra farà esplodere una Fiat 126 imbottita con 90 chili di tritolo. Poi quell’agenda sparirà.

Da Capaci a via d’Amelio, la storia di quei cinquantasette giorni è il resoconto di un’epidemia di distrazione collettiva.

A 26 anni di distanza si ricostruisce, per la prima volta, il più grande cambio di scena a sipario aperto che la nostra democrazia ricordi. E si racconta di quando in un’eclissi della democrazia, nel buio del vuoto di potere, entrarono in azione gli specialisti del depistaggio che, seguendo un metodo ben collaudato, sottrassero le parole più importanti dei due magistrati assassinati.