Torna l’estate delle emergenze

La Diga Trinità è un invaso in provincia di Trapani: era stata dichiarata non sicura, così l'acqua piovana è finita in mare

Adesso che è scoppiata la primavera, tocca dirlo: anche la prossima estate, in Sicilia, rischia di tramutarsi in un incubo. Di motivi ce ne sono tanti, in primis l’inadeguatezza di una classe politica che continua a ignorare i grandi temi e a giochicchiare con quelli inutili (vedi le province). Ma a fare veramente paura sono la viabilità, la siccità e soprattutto la sanità. Tre crisi (in rima baciata) che con l’arrivo della bella stagione potrebbero esplodere di nuovo.

La sanità, a dirla tutta, non conosce stagioni: giusto da qualche settimana, per la storiaccia degli esami istologici arretrati all’Asp di Trapani, si è tornato a discutere – anche se qualcuno continua a ignorarla – della situazione deficitaria di molte aziende e ospedali che, oltre a non poter garantire la prontezza dei percorsi di cura per i malati oncologici, si perdono su tantissime altre cose.

Anche gli altri temi, però, non vanno sottovalutati. Il capogruppo alla Camera dei Deputati di Italia Viva, Davide Faraone, è tornato a tuonare contro il governatore Renato Schifani, ritenendolo responsabile degli enormi tempi di percorrenza della Palermo-Catania: “Si è fatto nominare commissario a tutto, peccato che da quando c’è lui non funzioni nulla. È commissario anche per i lavori sull’autostrada Palermo-Catania e da quando c’è lui le interruzioni si sono moltiplicate come i pani e i pesci. Ne abbiamo contate 26 in due ore di viaggio in quella che più che chiamare autostrada potremmo meglio definire “trazzera”. Quaranta minuti delle due ore di viaggio sono trascorsi a costeggiare aree cantieri, molte senza nessuno al lavoro. Urge commissariare il commissario”.

I restringimenti, in entrambi i sensi di marcia, all’altezza dei centri di Casteldaccia e Altavilla Milicia, stanno complicando i tempi di percorrenza verso Cefalù o, comunque, fino allo svincolo di Buonfornello. Anche sul fronte orientale non se la passano granché. L’ex viceministro grillino all’Economia (oggi di Sud chiama Nord), Laura Castelli, ha raccontato delle proprie disavventure sulla Messina-Catania, arteria gestita dal Cas: “Sveglia alle 6, partenza alle 6.30 da Capo d’Orlando. Arrivo all’aeroporto di Catania alle 9.15, tramite una finta autostrada a una corsia con deviazioni continue”. Sulla Ragusa-Catania, dove sono in corso dei lavori per il raddoppio autostradale (l’arteria diventerà una specie di superstrada, ma non prima del 2028), si viaggia a velocità ridotta. Su un percorso, peraltro, molto infido, dove qualche giorno fa un terribile incidente è costato la vita a tre persone. Circolare per la Sicilia in automobile sta diventando una specie di prova di resistenza, e da giugno in poi, con l’inizio della villeggiatura, diventerà anche peggio.

Pure la siccità, lentamente, si sta riappropriando della scena. Le piogge invernali, specie nella fascia centrale dell’Isola, sembrano aver archiviato mesi di stenti vergognosi, in cui nessuno – da Palermo a Roma – è riuscito a muovere un dito per garantire alle popolazioni dell’entroterra, ma pure ad Agrigento, un approvvigionamento idrico sufficiente. Abbiamo assistito anche alla “presa” della diga Ancipa da parte di alcuni sindaci esasperati (capitanati dall’ex primo cittadino di Troina, Fabio Venezia). Un’altra diga, la Trinità di Castelvetrano, ha sversato in mare le acque piovane perché sembrava che l’infrastruttura fosse carente da un punto di vista della sicurezza, e così il Ministero delle Infrastrutture ha ordinato l’abbassamento dei volumi. Poi il fuoco di paglia è cessato, ma nel frattempo quantità considerevoli d’acqua sono state perse.

Come noto, le precipitazioni di gennaio e febbraio hanno contribuito a un miglioramento delle condizioni di umidità dei suoli (anche se nella parte occidentale non ha piovuto in maniera bastevole); tuttavia, le previsioni per l’estate 2025 destano preoccupazione. Si prevede un aumento significativo delle temperature e queste condizioni potrebbero portare a una siccità prolungata, mettendo sotto pressione le riserve idriche. Inoltre, si stima che circa il 50% dell’acqua immessa nelle reti venga dispersa a causa di perdite. Molte dighe e invasi sono in condizioni precarie o incompleti, riducendo drasticamente la capacità di stoccaggio. Di conseguenza, alcune comunità – come già accaduto la scorsa estate (ma anche in autunno) – potranno ricevere forniture solo ogni sei-sette giorni.

Per ovviare a questo dramma erano tornati di moda i dissalatori. Ma a che punto siamo? Schifani, poche settimane fa, ha annunciato cinque nuovi impianti di dissalazione distribuiti sul territorio, sostenuti da un piano finanziario di 290 milioni che combina fondi pubblici e privati. Il presidente della Regione “ha presentato l’iniziativa come una risposta concreta ai cambiamenti climatici, essenziale per garantire l’approvvigionamento idrico nell’Isola”. Dei cinque impianti previsti, tre sorgeranno nei siti dismessi di Porto Empedocle, Gela e Trapani, consentendo di riqualificare strutture rimaste inutilizzate per 14 anni. I restanti due saranno impianti mobili destinati a Palermo, studiati per offrire soluzioni flessibili alle crescenti necessità idriche del capoluogo. Il finanziamento dell’operazione prevede 90 milioni di euro dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, grazie a un accordo con il Governo nazionale, integrati da 10 milioni provenienti dal bilancio regionale. La componente più significativa, 170 milioni, sarà apportata dai privati attraverso il sistema della finanza di progetto. Roma contribuirà con ulteriori 20 milioni per coprire la fase di avviamento e i costi di gestione del primo anno. E nel frattempo? Ci sarebbero tre nuovi dissalatori mobili da installare entro giugno, come conferma Schifani al Giornale di Sicilia: “Garantiranno 300 litri al secondo h24”.

Resta un grosso punto interrogativo anche sulla sanità. In attesa di risolvere l’enigma Trapani, con Fratelli d’Italia che non vuole saperne di “sacrificare” il manager Ferdinando Croce, rimane in sospeso anche la trattativa fra l’assessorato della Salute e le strutture convenzionate, che garantiscono al servizio pubblico il 50% circa delle prestazioni erogate. Ma a differenza di quanto impone il nomenclatore tariffario imposto da Roma lo scorso 30 dicembre, non vorrebbero farlo sotto costo. Bensì a cifre ragionevoli, che lo stesso Schifani si era impegnato a “ritagliare” al bilancio regionale se solo lo Stato avesse derogato al Piano di rientro. Finalmente ci siamo. Il Ministro avrebbe dato rassicurazioni a Schifani, così il Direttore della Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, ha già predisposto, d’accordo col governatore, un disegno di legge da far approvare all’Ars con la previsione di 15 milioni a favore dei convenzionati. Potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza dopo le perdite ingenti degli ultimi tre mesi.

Ma restano il caso Trapani e tanti altri temi su cui la politica soprassiede. Il parlamento, ridotto a una “casta” senza vergogna, continua a disquisire di poltrone, di elezioni provinciali, di nomine. Non si degna – tranne rare eccezioni – di ricercare soluzioni per mitigare il rischio di un’altra estate nera. Fa esercizio di stile, mentre le emergenze imporrebbero determinazione e rigore. E forse un briciolo di coraggio. Ma il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare.

 

Costantino Muscarà :

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