E’ un premio alla carriera, a quella formidabile istantanea esibita, oggi e per sempre, nelle scuole e negli uffici pubblici di tutta Italia: il sorriso e la complicità dei giudici Falcone e Borsellino, ritratti durante un convegno a Palermo nei giorni successivi all’omicidio Lima. La sala piena di fotografi e giornalisti, ma a catturare l’attimo meglio di chiunque altro è Tony Gentile, fotografo palermitano oggi in forza al colosso Reuters. Gentile – e qui torniamo al premio – ha appena ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“La motivazione? E’ stato riconosciuto il valore artistico e morale di quell’immagine. E’ una foto che si trova ovunque e che maturò in circostanze eccezionali”. All’incontro organizzato da Giuseppe Ayala, i due magistrati apparivano allo stesso tavolo, in una rara uscita pubblica condivisa. Erano giorni di terrore, l’attenzione è tutta riservata a loro: “Sono lì per parlare dei rapporti fra la mafia e la politica – ricorda Gentile a distanza di 25 anni – Io devo coprire l’evento per il Giornale di Sicilia e, dato che ero anche un freelance, per arricchire il mio archivio. Trascorro tutta la serata a osservare. Percepisco che succede qualcosa, i due si avvicinano per parlarsi. Cogliere l’azione è fondamentale per un fotografo, così mi posiziono di fronte al tavolo e scatto. C’è una foto che funziona più di altre e la propongo al giornale. Ma per precise scelte editoriali rimane in archivio e non viene utilizzata, non subito”.
“Dopo 57 giorni muore Falcone, e quella foto improvvisamente cambia significato – racconta con straordinaria lucidità -. Non rappresenta più soltanto due magistrati, ma un passaggio di testimone fra l’uno e l’altro. Altri 57 giorni e succede il finimondo in via D’Amelio. Il significato cambia ancora. Chi l’aveva già avuta, la utilizza. Altri la comprano. Dal ’93 comincia a vivere una vita propria e finisce su cartelloni, manifesti e lenzuola. Raggiunge la massima divulgazione popolare”. E’ una foto che fa storia.
Ma il Gentile di quegli anni vive una città martoriata, la sua città. E continua a scattare. Non solo morti ammazzati: rappresenta la vita di tutti i giorni, vissuti in un panorama surreale di sangue e dolore. Ne viene fuori un libro, pubblicato nel 2016, dal titolo “La guerra. Una storia siciliana”. E’ il dipinto finale di cronache e spaccati quotidiani in cui Gentile è emotivamente coinvolto: “Tanti fotografi girano il mondo a caccia di una guerra. Ma stavolta la guerra era a casa mia. In tanti si presentarono a Palermo, ma quella era la “mia” storia. Di Palermo avevo raccontato le buche nelle strada e la ragazzina che prendeva l’acqua alla fontana. E continuai a raccontare come la vita andava avanti in quei momenti. I palermitani erano abituati all’idea che si sparasse per strada. Unendo ogni piccolo pezzo di cronaca, ricavai un pezzo di storia”. Che è questo libro.
Il ricordo di allora è garantito (oltre che dalle fotografie) da interviste e riconoscimenti come il titolo da cavaliere. Tony, nel frattempo, va avanti nel suo lavoro. “Non è cambiato nulla rispetto a 25 anni fa. Continuo a fare attualità, con soggetti diversi, sicuramente più internazionali, e situazioni interessanti a livello globale. Seguo gli avvenimenti sportivi e i viaggi del Papa, è una vita movimentata”. Si porterà dietro per sempre Falcone e Borsellino, e la loro complicità: “Fa piacere aver scattato quella foto. E’ molto bello, per uno che fa il mio lavoro, aver realizzato un’immagine destinata a rimanere per sempre negli occhi e nel cuore delle persone”.