La politica siciliana prova a dare uno sguardo al di là dell’emergenza Coronavirus. Sala d’Ercole si è riunita oggi dopo una lunga pausa e, in una sorta di audizione ristretta, l’assessore alla Salute Ruggero Razza ha riferito sullo stato dell’arte. Ristretta perché, per evitare assembramenti, erano ammessi il presidente dell’Ars, i membri del Consiglio di presidenza (nove persone in tutto, a parte Micciché) e della commissione Sanità e i capigruppo. Si è trattato di una seduta interlocutoria, in attesa di capire come procedere, perché non è per nulla chiaro.
Miccichè va ripetendo da tempo che l’attività di palazzo dei Normanni non si ferma, che si deve trovare il modo di andare avanti, sia pure in videoconferenza, per approvare alcuni provvedimenti chiave, Bilancio in primis. Ma in attesa di conoscere eventuali nuove disposizioni del governo nazionale sulle misure di contenimento del Covid-19 (il decreto #iorestoacasa è in scadenza il 25 marzo), diventa difficile programmare a lungo termine. L’assemblea odierna, dopo l’intervento di Razza, ha dato spazio alle mozioni dei deputati. E’ stata richiesta la convocazione dell’assessore all’Economia, per capire come fronteggiare l’altra faccia dell’emergenza.
Sul tavolo restano, però, una marea di situazioni in sospeso. Al netto delle riforme, che questo governo ha dimostrato di non poter mandare in porto, la questione più impellente è la Finanziaria. Si dovrebbe arrivare al voto entro il 30 aprile, data di scadenza dell’esercizio provvisorio. Ma la bozza della manovra, trasmessa all’Ars ormai un mese fa, non è ancora stata analizzata nelle commissioni di merito. Ci sono un po’ di angoli da smussare, ma soprattutto bisogna capire se Roma – e con quali tempi – sarà in grado di sbloccare i soldi per garantire la spesa. La bozza vale 202 milioni, ma 193 sono vincolati al “negoziato” in corso al Mef (il Ministero dell’Economia) tra la Regione e lo Stato, propedeutico a concludere un accordo di finanza pubblica che permetta il riconoscimento delle attuazioni statutarie e di liberare risorse aggiuntive. Pensare che tutto questo possa materializzarsi a giorni, con una simile emergenza in corso, è da folli.
L’unica alternativa è varare una Finanziaria d’emergenza, come l’ha ribattezza il capogruppo del Pd, Giuseppe Lupo: “Dobbiamo fare tutto il possibile affinché nessuno perda il lavoro a causa del Coronavirus. Per questo serve una ‘finanziaria d’emergenza’ per la salute e il lavoro dei siciliani. Siamo pronti ad un confronto istituzionale per garantire alla Sicilia interventi complementari delle misure nazionali”. Una tesi appoggiata dal presidente del gruppo Misto, Claudio Fava. Micciché, da par suo, non esclude nulla: “Troveremo la soluzione per proseguire l’iter, fosse anche in videoconferenza o facendo votare i deputati dieci alla volta come hanno fatto Camera e Senato” ha detto in una recente intervista. Ma senza risorse statali sarà comunque difficile: “La legge prevede che entro il 30 aprile debba essere approvato il bilancio, non è escluso che lo Stato, non potendo dare tutte le risposte, faccia slittare i termini. Io spero che ciò non avvenga ma non lo escludo. Un altro scenario possibile è che Roma dia le risposte in tempi brevi e che immediatamente dopo si approvi una finanziaria d’emergenza”.
Ogni singola decisione non può non prescindere da quanto avverrà nelle prossime ore a Roma. Un’altra questione destinata a rimanere aperta è quella relativa alle nomine dei dirigenti. Nelle ultime ore, con una delibera di giunta, i termini degli incarichi sono stati prorogati al 17 aprile, ossia due mesi dopo la naturale scadenza. Il turnover riguarda 27 capi dipartimento, che diventano 28 con quello ai Beni culturali (l’incarico di Sergio Alessandro scade all’inizio del prossimo mese). Il governo ha adottato un atto d’interpello interno: sono state presentate circa 1.400 domande, ma le caselle sarebbero già definite. Fanno gola la Ragioneria generale, dove non sarà confermato l’uscente Giovanni Bologna (che ha scelto di andare alla Funzione pubblica), e qualche altro asset (all’Agricoltura è data per certa la conferma di Dario Caltabellotta, nonostante l’inserimento della Lega). Per l’ufficialità, però, bisognerà attendere un altro mese.
Slitta anche il rimpasto. Il tema più caldo è (o meglio, era) l’ingresso in giunta di un uomo del Carroccio. Il segretario regionale Stefano Candiani aveva chiesto la casella dell’Agricoltura (ora in mano a Edy Bandiera) con la possibilità di allargare la scelta al dirigente generale e allo staff di gabinetto, per formattare la catena di comando. Ma Forza Italia non sembra intenzionata a cedere. Come partito di maggioranza relativa, pretende di poter fare la prima mossa. E rinunciare all’Agricoltura è un’ipotesi che nessuno, all’interno del gruppo azzurro, contempla (se non in cambio della Sanità). Poi bisognerà ristabilire gli equilibri con le altre forze del centrodestra. Resta vuoto l’assessorato ai Beni culturali, che deve ancora trovare – a distanza di un anno dalla tragedia di Addis Abeba – un degno sostituto del professor Sebastiano Tusa. La Lega ha già rifiutato l’investitura: sarebbe stata la soluzione più “pacifica” per Musumeci anche se il Movimento 5 Stelle, appreso che i Beni culturali e l’identità siciliana potessero finire a un partito tradizionalmente nordista, è scattato sulla sedia. Ci sarà modo di parlare anche di questo. Chissà quando…