Toh, si rivede la Chinnici

Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, fra Edy Tamajo e Caterina Chinnici, freschi di staffetta sulla via di Bruxelles

E dire che ve l’avevamo detto. Caterina Chinnici, eletta a Bruxelles per la rinuncia di Edy Tamajo, è la grande assente dal dibattito politico siciliano. Non le interessa del governo, tanto meno di Forza Italia. Il suo partito (si fa per dire). E forse neppure dei suoi elettori, sebbene continui a ringraziarli. E’ volata in Europa complice l’insistenza del segretario nazionale Antonio Tajani, che dopo aver fallito nell’opera di convincimento di Schifani & Co. per sostenerla in campagna elettorale (dove correva da capolista), è riuscito a convincere l’assessore alle Attività produttive, alias Mr. Preferenze, della necessità di un passo di lato.

A Bruxelles e Strasburgo Caterina aveva il bisogno di tornare per il terzo mandato. Necessariamente. Non per riscuotere il vitalizio da 21 mila euro al mese; bensì per “continuare con il massimo impegno il lavoro iniziato nelle precedenti legislature al fine di contribuire alla costruzione di un’Europa più prospera, sicura e democratica”. I classici luoghi comuni, insomma. Dal ritorno al parlamento UE, però, la sua figura si è eclissata. Com’era già avvenuto all’indomani delle elezioni del 2017, con la casacca del Partito Democratico; e nel 2022, quando dopo aver vinto le primarie del centrosinistra, straperse la sfida con Schifani e con Cateno De Luca per la carica di governatore. Svanita. Non organizzò neppure un comitato elettorale, nel giorno dello spoglio, per commentare la sconfitta; piuttosto cominciò a rimuginare sull’eventualità di cambiare partito.

Con Tajani è stato un gioco da ragazzi. Il passaggio dai dem a Forza Italia fu suggellato da un momento sacro e ufficiale (a Milano però) dove la Chinnici salì sul palco con l’amica Rita Dalla Chiesa, ovviamente per parlare d’antimafia. Mai una parola abbozzata sulla politica, tanto che ad alcuni – ma solo ad alcuni – durante l’ultima campagna elettorale è venuto il dubbio: perché votarla? Già, “per continuare con il massimo impegno il lavoro iniziato nelle precedenti legislature al fine di contribuire alla costruzione di un’Europa più prospera, sicura e democratica”… Parole dette nel corso di un’intervista contrattata con un sito palermitano d’informazione, dove la Chinnici s’è spinta nel cuore delle problematiche europee, fra discorsi sui Neet, sui fondi del Pnrr e sulla procedura di discarico del bilancio. L’unica cosa che abbia un nesso con la “realtà”, che la Chinnici ha enunciato con circospezione, è questa: “Ritengo che uno degli interventi prioritari dovrebbe essere quello volto a garantire un approvvigionamento idrico sufficiente e sostenibile per la nostra regione”. Come se nessuno, finora, ci avesse pensato.

Ma ciò che colpisce dell’europarlamentare è il distacco dai 93 mila elettori che l’hanno portata fino alle soglie dell’Europa. Dai loro mugugni e dalle loro aspettative. Il solco potrebbe diventare persino più profondo continuando a disquisire di commissari per il Mediterraneo e per la Resilienza idrica, di Commissione Libe o dello scambio di informazioni tra forze di polizia. Il menu di Bruxelles sarà pure questo, vecchio e stantio, eppure qualcuno dei suoi colleghi s’ingegna per mantenere inalterato il contatto con il territorio: vedi Marco Falcone. Nel suo girovagare fra i palazzi di Bruxelles, continua a fare politica nel suo partito: in un momento di stasi totale per le vicissitudini e i mal di pancia di Forza Italia, ha montato su una segreteria provinciale, a Catania, per fare il punto sulle mosse da intraprendere. Ed è l’unico a organizzare a Siracusa (diventato il fortino di Fratelli d’Italia) una scuola di comunicazione politica per gli amministratori locali (il 6 ottobre). Inoltre ha bussato alla porta di Schifani per chiedere che al suo posto, dopo le dimissioni, fosse nominato un assessore all’Economia del suo gruppo (poi venne Dagnino, ma questa è un’altra storia).

Dà fiato ai ribelli, che altrimenti rimarrebbero alienati dal racconto feudale di Schifani. E’ interprete di un movimentismo che va nella direzione della politica, e non, invece, della burocrazia. La Chinnici a Bruxelles sembra una burocrate. Le uniche parole comprensibili di quella intervista riguardano il sentimento di distanza degli italiani, e non solo dei siciliani, dall’Europa. A questo sentimento forse hanno contribuito anche lei e la sua presenza avulsa. Da cittadina del mondo al di sopra delle parti. Da europarlamentare al di sopra dei partiti. Da ex magistrata al di sopra delle ideologie. Per carità, nessuno ha mai contestato la storia familiare della Chinnici: dolorosa e rispettabile. Ma utilizzarla come un lasciapassare per tutti i traguardi, forse, non rende onore alle sue capacità e alla percezione del concetto di democrazia. Anche i posti in Europa sono “scalabili” e non vengono assegnati col listino bloccato; e anche in Europa si prova a tornare utili per il territorio di riferimento. Inoltre, si hanno a disposizione cinque anni per far valere la propria competenza e la propria visione.

Invece Santa Caterina dei Misteri si preoccupa esclusivamente di rappresentanza. Non è interessata al dibattito interno a Forza Italia, che peraltro si è sviluppato a partire dalla sua candidatura “fuori quota”. Non si interroga e non prende posizione sui temi tanto cari ai siciliani: le strade, la sanità, l’autonomia differenziata. Non esprime giudizi sul governo per evitare di innescare polemiche (finendo, però, per azzerare il proprio contributo). Non porterà in Europa né la voce moderata degli azzurri, tanto meno degli Autonomisti che con Lombardo hanno contribuito ad eleggerla. Porterà soltanto la propria testimonianza contro la mafia. Ma saranno soltanto la Chinnici e l’Europa. E nessun altro intorno.

Alberto Paternò :

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie